sabato 29 settembre 2012



TUTTO FERMO! TUTTO FERMO! TUTTO FERMO! ...


VENERDI' SERA 5 OTTOBRE 
spegniamo televisioni, radio, computer 
e partecipiamo all'assemblea pubblica che 
la tua CIVICA 
ha organizzato per discutere 
con Voi 
di alcune tematiche attuali 
per il Nostro Comune.

Tutti sono invitati!!! 
  
La tua CIVICA

Qui di seguito il volantino di invito all' assemblea pubblica.

mercoledì 26 settembre 2012

UNA POESIA DI LANCE HENSON


Ci riuniamo qui in questo posto d’autunno
in memoria di chi è caduto
i cui occhi cercano ora profondi nei nostri cuori domande
a cui nessuno può rispondere
politiche mitigate forzate su vite innocenti
il puzzo di logore religioni e paure arcaiche
si palesa in insulti ignoranti su un mondo
più vecchio del linguaggio
nella terra sotto i nostri piedi
dove né cemento né torri a spirale 
dell’aristocrazia possono respirare 
fratello reso immobile noi respiriamo con te
 rwandacongoamazzoniasandcreekwoundedkneegeorgia
 questo messaggio da loro a voi
 il razzismo supportato dai verdetti sia dannato…


Lance Henson, Tsististas (Cheyenne del Sud) cresciuto in Oklahoma con la sua tribù, portavoce delle culture native di tutto il mondo a Ginevra dal 1988. Poeta tra i più rappresentativi della letteratura americana contemporanea. Laureato in scrittura creativa presso l’Università di Tulsa, ha pubblicato 23 libri di poesie, già tradotti in 25 lingue. La sua opera compare nelle principali antologie scolastiche, quale rappresentante, insieme a Walt Whitman, della poesia nordamericana. Membro della Chiesa Nativa Americana e fa parte del Dog Soldier Clan (la più importante confraternita dei guerrieri cheyenne) dal 1978, da più di 30 anni è attivamente impegnato nella lotta per i diritti dei Cheyenne e delle popolazioni indigene del mondo.

Quei rifiuti radioattivi nelle riserve indiane


In aprile «The Guardian» ha raccontato di una inchiesta delle Nazioni Unite sulle condizioni dei nativi americani (2 milioni e 700mila persone). E' la prima indagine del genere e sarà condotta da James Anaya, il relatore speciale Onu – dal 2008 - sui popoli indigeni. Ma gli Usa non hanno gradito e la notizia è scomparsa dai media. 
Negli stessi giorni Lance Henson, poeta e attivista del popolo  Cheyenne (ma il loro vero nome è Tsistsistas) inviava ad alcuni fra i più seri quotidiani statunitensi alcune notizie “radioattive” su ciò che accadeva a Fort Reno, in Oklahoma. “Molto interessante” la risposta dei giornalisti contattati che, nei due mesi successivi, non hanno pubblicato una riga. A questo punto Henson ha inviato il suo piccolo dossier al Bia, Bureau of Indian Affairs, e al Procuratore generale degli Usa (in pratica il ministro della Giustizia).
Le informazioni – scrive Henson - sono state raccolte in Oklahoma «da una indigena eroica che per ragioni di sicurezza personale vuole rimanere anonima».
Henson le sintetizza così.
«Più approfondisco e più la situazione appare peggiore. Chi sa realmente cosa è successo a Fort Reno? Da anni si parla di rifiuti pericolosi gettati lì. Dicerie o verità? Mi sono giunte informazioni anonime su quel che aveva fatto un geologo che lavorava a Fort Reno a fine anni '70, inizio anni '80. E' stato licenziato quando ha presentato le scoperte al suo supervisore, ma per fortuna aveva copie del suo rapporto dove scriveva di scorie nucleari gettate a Fort Reno. All'epoca minacciarono lui e la sua famiglia. E' un uomo anziano ora, ha lasciato l'area, ma mi hanno detto che è tornato in Oklahoma. Il tentativo di insabbiare tutto coinvolge Doi, cioè il Dipartimento  dell'Interno, l'Usda (il dipartimento statunitense dell'agricoltura), il senatore Kerr, il proprietario delle terre Keating (che è senatore repubblicano), il senatore Donald Nickles, ufficiali della Contea “canadese” (cioè il distretto dell'Oklahoma dove vivono Cheyenne e Arapaho) e di El Reno così come l'ex-avvocato della nostra tribù, Rick Grellner.
La discarica non può essere “trivellata”: qualsiasi contatto con l'acqua salata produrrebbe una reazione chimica con effetti devastanti sulla stabilità dell'isotopo radioattivo. Da quello che so di chimica, penso possa essere cesio-137, perché si lega con i cloruri. E' tenuto in contenitori progettati per rimanere sigillati e proteggere le persone dall'esposizione; tuttavia, se queste taniche vengono intenzionalmente o accidentalmente aperte, il Cs-137 che si trova all'interno può disperdersi. L'esposizione esterna a una grossa quantità di Cs-137 può causare bruciature, malessere acuto da radiazioni e anche la morte. L'esposizione al Cs-137 può aumentare il rischio di cancro a causa delle radiazioni gamma ad alta energia. L'esposizione interna al Cs-137 attraverso l'ingestione o l'inalazione permette al materiale radioattivo di distribuirsi nei tessuti leggeri, in particolare nel tessuto muscolare, esponendoli a particelle beta e radiazioni gamma, aumentando così il rischio di cancro.
L'altra sostanza è il plutonio.
Una grossa quantità andò persa quando la Kerr-McGee (è una società di energia, coinvolta nelle vicende raccontate nel film «Silkwood» del 1983- ndr) stava chiudendo il suo impianto nel 1975. Il posto in cui fu portato non venne mai scoperto. C'è la possibilità che si tratti di Fort Reno. La compagnia petrolifera Chesapeake (la più grande negli Usa) sa di questa discarica. I suoi dirigenti stavano per avere il diritto esclusivo di trivellare in Fort Reno, se la legge1832 fosse passata. Invece non passerà. Questo spiega i provvedimenti presenti nella legge secondo cui l'Usda non potrebbe autorizzare la gestione degli scavi per nessun altro dipartimento all'interno del Governo Federale e neanche il contratto di esclusiva.
Se Fort Reno fosse aperto allo sviluppo economico, le autorità dovrebbero rendere pubblici tutti i dati nel caso si vogliano effettuare scavi, visto che i promotori vorrebbero costruire e quest'area non può rischiare di essere toccata».

Daniele Barbieri Il manifesto

29 settembre 2012: manifestazione antifascista a Brescia

29 settembre 2012: manifestazione antifascista a Brescia.
appuntamento alle 15 in Piazza Loggia.
NESSUNO SPAZIO AI FASCISTI
NO PASARAN



La "Nuova Lega" di Rolfi-Maroni si presenta a Brescia

La "Nuova Lega" di Rolfi-Maroni si presenta a Brescia col suo volto più odioso, tentando col più vergognoso razzismo di far dimenticare il suo vero volto di "Lega ladrona" (Trota docet)

Per il "fatto" riproduciamo il comunicato della "Fondazione Piccini". A seguire il comunicato stampa del nostro partito.



COMUNICATO STAMPA

Il presidente del consiglio Monti in questi giorni ha ripetutamente dichiarato di vedere la luce. Invece per i cittadini la realtà è quella di un buco nero di cui non si vede il fondo. In particolare per la popolazione meno fortunata, stanno venendo meno tutti gli istituti e le garanzie che davano un minimo di sicurezza, mentre tutte le statistiche dicono che uno strato non proprio piccolo della popolazione sta godendo di un parte sempre più sostanziosa della ricchezza sociale.
Questo per dire che, a causa dei provvedimenti governativi, è senz'altro vero che i comuni hanno sempre meno risorse per far fronte ai bisogni sociali. Ma è anche del tutto vero che non è solo lo Stato a gettare enormi somme di denaro nelle cosiddette “grandi opere” dalla ricaduta economica generale per lo meno incerta, o addirittura disastrosa. Nel caso di Brescia le amministrazioni, in particolare quella attuale, si distinguono per seguire questa mania di grandezza a beneficio di pochi. Parliamo ovviamente del metrò, che la giunta Paroli-Rolfi ha ereditato dalle giunte Corsini; ma parliamo anche dei folli mega-progetti coniati originariamente dalla attuale giunta. Basti pensare al parcheggio sotto il Castello, o al progetto di abbattere la torre Tintoretto di San Polo.
Risulta perciò del tutto ripugnante la strada seguita dalla giunta Rolfi, nel momento in cui decide di togliere ai Rom e Sinti di via Borgosatollo la possibilità di frequentare la scuola, togliendo mensa e trasporti per i bambini di quella comunità. Il fatto è con l'attuale “pensiero” veicolato in modo dominante dal complesso apparato mediatico, ci si è dimenticati di alcune acquisizioni che erano diventate “senso comune”, come per esempio il riconoscimento che il diritto all'istruzione è un diritto umano elementare che le istituzioni devono garantire a tutti. Nella miseria bresciana a questo si aggiunge la particolarità di avere un vice-sindaco come Rolfi, che ai suoi allori dal sapore razzista e ferocemente discriminatorio sembra voler aggiungere questa nuova corona. Ma non è una novità. Ricordiamo che il suo capo, di partito e di corrente, l'ex ministro Maroni, dichiarava in televisione, nelle vesti di ministro dell'Interno, che con gli immigrati bisogna “essere cattivi”. E non c'è dubbio che il gesto di Rolfi e della amministrazione bresciana tutta sia indice di cattiveria.
Se questa è la “nuova Lega” di Maroni e di Rolfi, da una parte diciamo “nulla di nuovo sotto il sole”; ma dall'altra non crediamo che in questo modo la Lega riesca a cancellare il ricordo della fine ingloriosa della sua “diversità” rispetto a “Roma ladrona”.
Come Rifondazione Comunista, insieme a tutta la Brescia democratica, ci batteremo perché questo masso ricada su chi l'ha lanciato, e condivideremo tutte le iniziative atte allo scopo.

Partito della Rifondazione Comunista
Federazione di Brescia

lunedì 24 settembre 2012

Mario Monti:diigente FIAT dal 1979 al 1993.Dopo il regalo dell'Alfa Romeo,la FIAT prese precisi impegni con lo Stato su Arese e Pomigliano:perchè Monti non li fece rispettare?

Trovi qui un volantino "storico"redatto dallo Slai Cobas di Arese in merito alla vicenda FIAT e tangenti date a Craxi, di cui Monti non poteva non sapere.

Ferrero: «Sinistra unita, ma senza il Pd»

Ferrero: «Sinistra unita,  ma senza il Pd»
Pubblichiamo l’intervista a Paolo Ferrero che Pubblico ha diffuso ieri. Si tratta della linea politica di Rifondazione Comunista ma crediamo che – come tutti gli altri – possa essere un utile contributo in questa fase di dibattito interno alla Federazione della Sinistra.
«Chi dice che vuole andare al governo e fare politiche di sinistra senza pronunciarsi sul fiscal compact, sta di fatto prendendo in giro il paese e i lavoratori». Non ricorre a giri di parole, Paolo Ferrero, quando si tratta di spiegare quella che, secondo lui, è la strada da imboccare per ricostruire una sinistra degna di questo nome in Italia.
«Si tratta, molto semplicemente, di mettere insieme quelli che sono contro le politiche di austerità e di chiedere poi agli italiani un voto per governare sulla base di un programma veramente alternativo, di un new deal per il paese». Secondo il segretario di Rifondazione Comunista, una lista o una coalizione «anti Monti» potrebbe aspirare ad una percentuale a due cifre.
E, quand’anche perdesse le elezioni, sarebbe in grado di incidere politicamente molto più di quanto non riuscirebbe a fare una sinistra che si candidi a governare insieme al Partito Democratico. «Non possiamo rivedere per la terza volta un film già visto, quello di alleanze che di fatto finiscono per essere una gabbia. Dobbiamo ammettere che il Pci è riuscito a cambiare l’Italia stando all’opposizione molto più di quanto non abbiamo fatto noi in passato stando al governo».
Un ruolo centrale, nella riaggregazione di un polo di sinistra e per il lavoro, potrebbe essere svolto secondo l’ex ministro della Solidarietà Sociale dalla Fiom, che si è guadagnata negli anni un’indubbia autorevolezza da spendere in questo senso. Ed è proprio alla festa della Fiom di Torino, a margine della presentazione del suo ultimo libro «Pigs! La crisi spiegata a tutti» (DeriveApprodi, 2012), che Ferrero ha illustrato aPubblico la sua proposta per l’unità della sinistra e ha spiegato in cosa si differenzi dalle altre opzioni in campo, molte delle quali oggetto di confronto e di dibattito nei dieci giorni di festa metalmeccanica che si sono appena conclusi.
Partiamo dal contesto europeo. Volenti o nolenti, il futuro politico dell’Italia e di tanti altri paesi dell’Ue sembra essere oggi ipotecato dal fiscal compact e dalle politiche di bilancio restrittive che questo comporterà negli anni a venire
Per l’Italia il fiscal compact è un suicidio. Cerchiamo di capire di cosa stiamo parlando: nei prossimi anni, per vent’anni, ogni anno, il nostro paese dovrà tagliare 45 miliardi di euro dal debito pubblico. Faccio notare, per dare un’idea delle implicazioni di questa scelta, che tutto il sistema sanitario italiano, mazzette e sprechi compresi, costa 130 miliardi di euro all’anno. Una sforbiciata simile significa fare un massacro dello stato sociale, privatizzare quasi tutto, svendere le aziende pubbliche che rimangono, a occhio e croce anche vendere l’oro della Banca d’Italia… Oltre al definitivo smantellamento del welfare, questo vuol dire far precipitare il paese in una condizione di recessione e di indebitamento permanente.
Un destino «greco», parrebbe di capire…
Magari più lentamente, molto più lentamente, ma la direzione è quella. Su un miliardo di aiuti che prende, la Grecia ne spende 900 milioni per ripagare gli interessi sul debito. Buona notte, dico io… Da una condizione del genere non si esce più, si cade in una spirale di recessione e indebitamento. Per questo, quando discutiamo di politica, a chi promette di andare al governo e di finanziare la sanità, le pensioni, ecc. va innanzitutto chiesto che posizione assume sul fiscal compact, se è deciso a rimetterlo veramente in discussione. Altrimenti, quello che si sta facendo è prendere in giro la gente.
Il riferimento è a un eventuale, futuro governo di centrosinistra?
Certo, e anche a tutti quelli che, da sinistra, insistono nel riproporre lo schema di alleanze che abbiamo già sperimentato in passato e che hanno dimostrato di essere delle gabbie.
Ma i governi di centrosinistra del passato sono stati sotenuti anche da Rifondazione Comunista, e lei stesso ha fatto parte di uno di quei governi in qualità di ministro…
Appunto, so di cosa sto parlando. Noi ci abbiamo provato, ma ci siamo trovati a sbattere la faccia contro il fatto che eravamo nella stessa maggioranza parlamentare con forze a noi totalmente estranee, che rappresentavano interessi economici e finanziari ben precisi. Un aneddoto può illustrare bene quello che sto dicendo. Quando ero alla Solidarietà Sociale avevo fatto un provvedimento per bloccare gli sfratti degli anziani ultrasettantenni e delle famiglie che avevano al loro interno portatori di handicap. Era un cosa di semplice buon senso, che mi aveva guadaganto il plauso di una realtà come la Caritas, non certo un’organizzazione rivoluzionaria. Bene, votiamo in consiglio dei ministri: tutti d’accordo. Andiamo al Senato, e manca la maggioranza. Questo perché Dini e una manciata di altri senatori, molti dei quali prendevano soldi dagli immobiliaristi anche per le loro campagne elettorali, stranamente non si erano presentati in aula. Tre mesi dopo, ci riprovo, e la cosa si ripete tale e quale. Sa come sono riuscito a far passare quel provvedimento? Telefonando ad Alemanno, della destra sociale, e chiedendogli se non fosse d’accordo con il merito di quella proposta che non aveva altro obiettivo se non quello di una tutela immediata degli interessi di categorie molto deboli. È dovuto intervenire Storace, che era capogruppo di An, a favore del provvedimento. Così è passato. Altrimenti, contando sulla mia, di maggioranza, non sarei riuscito a farlo passare.
Altri, tuttavia, come ad esempio Vendola, pensano che, se non ci si vuole condannare ad un ruolo meramente testimoniale, non si può prescindere da un rapporto di qualche tipo con il Pd e con i suoi elettori.
Guardi, io ho 51 anni e penso che si può anche smettere di fare politica. Però, soprattutto, bisogna smetterla di prendere in giro la gente. Se uno dice che va al governo con il Pd, stante il fiscal compact, e che farà politiche redistributive, sta semplicemente mentendo. Io dico che ci abbiamo già provato a governare col Pd e a fare delle politiche di sinistra. Ma davvero pensiamo di poter fare qualcosa di buono per i lavoratori e le lavoratrici italiani se andiamo al governo con Matteo Renzi? E Renzi, nel Pd, non è un fenomeno isolato… Sono in tanti a pensarla come lui, a ritenere che bigogna proseguire con l’agenda Monti e che bisogna stare con Marchionne «senza se e senza ma», come disse il sindaco di Firenze nei mesi dei referendum di Pomigliano e Mirafiori.
Ma la stessa Fiom, che pure non è e non vuole diventare un partito politico, in questi ultimi giorni ha insistito sul fatto che bisogna rimettere al centro la rappresentanza politica del lavoro senza rinunciare ad incidere nei processi reali. E questo, nell’ottica degli stessi metalmeccanici della Cgil, implica di necessità un confronto col Pd, o per lo meno con la sua componente più antiliberista e meno allineata a Monti…
Rispetto la posizione della Fiom, ma noi pensiamo invece che la strada sia un’altra. Si tratta di una strada piuttosto semplice, oltretutto. La cosa da fare è banale. Bisognerebbe mettere insieme quelli che sono contro il governo Monti da sinistra: dall’Italia dei Valori, a Sinistra Ecologia e Libertà, alla Federazione della Sinistra, passando per tutte quelle persone, che sono la maggioranza, che pur essendo di sinistra non hanno alcuna tessera in tasca. Includendo ad esempio anche pezzi di mondo cattolico, che non è per forza tutto sulle posizioni oscurantiste di Ratzinger.
Una sorta di Syriza italiana, come lei ha più volte auspicato?
Certo. Nel resto d’Europa lo stanno già facendo. Lo stanno facendo in Portogallo con il Bloco de Esquerda, in Spagna con Izquierda Unida, in Germania con la Linke, in Grecia con Syriza e in Francia con il Front de Gauche. Noi siamo in ritardo. Perché la questione non è se questa Europa regge o meno. È sicuro che così non regge, perché l’area euro non è semplicemente «a due velocità», è un’area in cui c’è una divaricazione fra paesi che sono ricchi e diventano sempre più ricchi e paesi che sono poveri e diventano sempre più poveri. Il punto è capire se le politiche europee saranno messe in discussione da destra o da sinistra. Se non andiamo rapidamente a questa ricomposizione delle forze del lavoro, il rischio è che del sentimento antieuropeo si avvantaggino forze neonaziste come Alba Dorata. La Fiom lo capisco che è un sindacato, ma se usasse l’autorevolezza che si è guadagnata sul campo per favorire questo processo di riaggregazione ritengo che svolgerebbe un servizio utile in primo luogo ai lavoratori che in questi anni ha difeso meglio e più di altri.
E come risponde a chi le dice che una coalizione, o una lista «anti Monti» potrebbe essere un’iniziativa lodevole ma incapace di incidere? Molti a sinistra pensano che non si possano cambiare le cose senza andare al governo…
Tanto per cominciare, una lista del genere, una coalizione che proponga delle politiche veramente alternative, secondo me, potrebbe aspirare tranquillamente a percentuali a due cifre. Ma, soprattutto, dobbiamo tenere ben ferma in mente una cosa. Si possono anche perdere le elezioni, ma se si costruisce una nuova entità che coerentemente si batte al fianco dei lavoratori e contro le politiche di austerità, esattamente come hanno fatto i metalmeccanici della Cgil negli ultimi anni, si può «incidere» e contare molto anche stando all’opposizione. Del resto, è un fatto che il Partito Comunista, in passato, sia riuscito a cambiare il paese stando in minoranza molto più di quanto non siamo riusciti a fare noi andando al governo. Se invece, per la terza volta, riproiettiamo un film già visto, andiamo al governo col Pd e poi emerge che non riusciamo ad ottenere un cambiamento concreto nella condizione di vita delle persone, è facile che il disagio che c’è venga intercettato da un Grillo o, addirittura, dall’estrema destra. Cioè la gente magari finisce per esprimere una protesta rabbiosa, di pancia, «manda a stendere», per così dire, la classe politica, ma questo mandare a stendere non produce un cambiamento della società, perché non produce coscienza, non produce forza e organizzazione dal basso. Per certi versi, la situazione europea è oggi simile a quella degli anni ’30. Non è più tempo di giochi tattici.

domenica 23 settembre 2012


Madrid, la polizia si toglie il casco e invece di reprimere aderisce ai cortei

È SUCCESSO IN QUESTI GIORNI: GLI AGENTI HANNO SOLIDARIZZATO CON I DIPENDENTI PUBBLICI E NON SOLO, SI SONO SEDUTI VICINO A LORO TRA GLI APPLAUSI. «ANCHE NOI  SIAMO PENALIZZATI DAI TAGLI, MOLTE NOSTRE FAMIGLIE LAMENTANO UNA SITUAZIONE DRAMMATICA». IL GOVERNO È INFURIATO, VALUTA SANZIONI E PROVVEDIMENTI DISCIPLINARI

Alberto Di Vita
Poliziotti solidarizzano con i manifestanti a Madrid. Alcuni si sono tolti il casco e siedono insieme a loro
MADRID - Poliziotti a Madrid che si tolgono il casco e solidarizzano con i manifestanti. Si siedono con loro, parlano con loro, in aperto contrasto con i colleghi che in altra parte della città reprimono duramente i manifestanti. Sembrano scene di “combutta col nemico”, degne d’altri tempi, invece è accaduto in questi giorni in Spagna. Gesti significativi, carichi di comprensione, da parte degli agenti, per chi protesta e anzi ne condivide i destini, come speigano essi stessi. Gesti silenziosi,  ma sembrano dire molto: “Noi non siamo qui a picchiare le brave persone, il nostro ruolo è reprimere il crimine, non la genete onesta che lavora e viene penalizzata”. Una sorta di “ammutinamento” – ma che in realtà tale non voleva essere – che ha fatto infuriare il Governo.
Tutto è iniziato domenica, quando migliaia di dipendenti pubblici si sono mobilitati, dandosi appuntamento dopo il calare del sole: così per diverse ore il centro di Madrid è stato bloccato dalla protesta contro i tagli del governo centrale che prevede, tra le altre cose, provvedimenti pesantissimi, come la soppressione della tredicesima, la riduzione delle ferie e dei permessi sindacali. Tra i manifestanti, c’erano insegnanti, operatori sanitari, funzionari e dipendenti della pubblica amministrazione, pompieri compresi.
Poliziotti solidarizzano con i manifestanti a Madrid. Alcuni si sono tolti il casco e siedono insieme a loroPRIMO SGARRO: CORTEO NON PERMESSO - La marcia, svoltasi senza il consenso delle autorità, è stata organizzata grazie ai social network. L’intento degli organizzatori era di accamparsi davanti al Parlamento spagnolo, ma le strade erano bloccate per cui la folla si è radunata a “Plaza de Neptuno”. Poi hanno sfilato per alcune vie di Madrid e, vista l’impossibilità di raggiungere il luogo prefissato, si sono accampati di nuovo a “Plaza de Neptuno”.
Ed è qui che è avvenuto il fatto straordinario: l’approccio dei manifestanti, così diverso da quello che ha generato gli scontri violenti dei giorni scorsi; l’atmosfera festosa e pacifica ha suggerito ad alcuni poliziotti di togliersi i caschi e accamparsi assieme ai concittadini, tra gli applausi e le urla dei presenti. «Sì, possiamo» è stato il motto della serata, cantato sotto uno striscione con su scritto «Uniti si può»: tante le foto che stanno facendo il giro dei social network iberici.
ARRIVANO ANCHE GLI AGENTI FUORI SERVIZIO – Nel corso delle ore, altri applausi per agenti fuori servizio e con cani al guinzaglio che si sono aggiunti alla spicciolata. Finché, attorno alle due del mattino, un centinaio di agenti antisommossa è arrivato per lo sgombero e far riprendere normalmente il traffico. La partecipazione di altre forze dell’ordine e il clima ha impedito qualunque incidente: la manifestazione si è dispersa dopo qualche minuto di serena discussione.
Un fatto davvero insolito e che coinvolge lavoratori che, per natura e inclinazione, sono lontani da proteste e atteggiamenti eversivi, a dimostrazione dell’impopolarità del premier Mariano Rajoy dopo le misure anti-crisi. La carta dei diritti e dei doveri militari impedisce però ai militari di unirsi alle manifestazioni e la reazione del Governo e del Ministero degli Interni spagnolo non si è fatta attendere. L’agenzia di stampa Reuters, infatti, rende noto che si stanno valutando sanzioni e provvedimenti disciplinari, ascrivendo ai partecipanti i reati di ammutinamento e insubordinazione.
«CI UNIAMO AI CITTADINI» - A seguito dell’accaduto, lunedì i principali sindacati delle forze di sicurezza civili e militari hanno espresso l’intenzione di assecondare le proteste e parteciparvi. Il segretario della Asociación Unificada de Militares Españoles (AUME), Mariano Casado, si è fatto portavoce del malessere dell’esercito per le misure adottate dal Governo che «potrebbero portare molte famiglie a una situazione veramente drammatica» e lanciato un monito: «Siamo stati pazienti, tolleranti e solidali col Governo. Ma la nostra capacità di sopportazione ha un limite». Ha poi aggiunto che si uniranno alle proteste dei cittadini e che gli organi direttivi dell’associazione valuteranno l’opportunità proteste specifiche, pur garantendo il «pieno rispetto della legge».
Anche il Sindacato della Guardia Civile ha invitato ufficialmente i facenti parte del corpo armato ad unirsi alle proteste, anche in forma anonima. Esempio seguito dalla polizia municipale di Madrid, con la protesta che si estende a macchia d’olio.
Come riporta El Paìs, ieri diverse centinaia di agenti di polizia non in divisa, ma perfettamente riconoscibili per via dei berretti blu e delle magliette sindacali, si sono uniti alle proteste di Madrid. Alcuni di loro hanno accolto il Direttore Generale della Polizia, Ignacio Cosidó Gutiérrez, a suon di fischi e rumorosissime vuvuzelas prima di una cerimonia per la presentazione di nuovi agenti, per poi tornare a protestare a mani alzate e al grido di «dimissioni di Rajoy, mani in alto questa è una rapina».
AUMENTO DEGLI IMMIGRATI SPAGNOLI - La situazione dell’economia spagnola desta preoccupazione per la tenuta dell’ordine pubblico e non lascia molte speranze.  Aumentano gli spagnoli che decidono di emigrare, con un dato in crescendo del 44% rispetto al 2011, circa 12mila persone in più rispetto al solito.  Dopo tante proteste e malcontento, arrivano gesti simbolici da parte delle istituzioni più alte. Il re Juan Carlos e il principe Felice si sono ridotti del 7% lo stipendio in linea con le misure di rigore predisposte dal Governo: 21mila euro in meno per il re (percepirà 272mila euro circa) e 10mila per l’erede al trono (percepirà 141mila euro). Su richiesta della stessa Casa Reale, il budget a disposizione era già stato diminuito del 2% rispetto al 2011.
Sono gesti  non sufficienti a fermare l’ondata di protesta e le manifestazioni già programmate per giovedì, che non si fermeranno neanche dopo l’annuncio del Ministro delle Finanze, Cristobal Montoro, del ripristino della tredicesima natalizia per i dipendenti statali con stipendi inferiori a 962 euro, per allentare una situazione di esasperazione profonda.

http://www.ilvostro.it

martedì 18 settembre 2012

APPUNTAMENTO DA NON MANCARE


Festa antifascista 21-22-23 settembre Centro sociale 28 maggio



ACHTUNG FASCISTI!
L'organizzazione nazi-fascista Forza Nuova inaugura una nuova sede in pieno centro cittadino. Qualche giorno fa, una non precisata associazione culturale, denominata Avangard, ha aperto i battenti in via Benedetto Croce per lasciare ben presto il passo a Forza Nuova con tutto il suo carico di apologia di fascismo, razzismo e 'cultura' della violenza. Su una parete interna della nuova sede fa bella mostra di sè una gigantografia di Adolf Hitler e la sede stessa si caratterizzerà, secondo le intenzioni dei loschi suoi attivisti, come sportello di denuncia delle discriminazioni nei confronti degli italiani. Inoltre, a pochi metri, si trova una moschea molto frequentata: un'ottima postazione dunque per le loro azioni squadriste, fatte di vili aggressioni, botte e lame. Un delirio razzista in piena regola.
I fascisti di sempre, siano essi di Casa Pound, Forza Nuova, Autonomi Nazionalisti, Fascismo e Libertà, Fiamma Tricolore, Hammerskin, La Destra, Lealtà e Azione, Movimento Nazionalista Lombardo, Socialisti Nazionali escono allo scoperto proprio all'indomani della sentenza del processo per la strage di Piazza della Loggia che ha accertato, ancora una volta, dirette responsabilità di organizzazioni fasciste nell'esecuzione dell'eccidio.
La dodicesima disposizione transitoria e finale della Costituzione recita che è vietata la riorganizzazione sotto qualsiasi forma del disciolto partito fascista, ma evidentemente gli apparati statali preposti a far rispettare tale principio sono latitanti e partecipi di quel disegno che, negli anni '70, era la strategia della tensione mentre oggi è pianificazione della normalizzazione attraverso la repressione delle lotte sociali.

I fascisti sono sempre stati, e sempre saranno, manovalanza al servizio del potere borghese.

Negli ultimi giorni, in diverse città italiane, sono state compiute numerose aggressioni da parte di squadracce fasciste nei confronti di attivisti di sinistra, antifascisti o semplici studenti rei solo di indossare simboli o scritte contrari alla cultura fascista e razzista.

CHIUDIAMO I COVI SQUADRISTI

PRESIDIO ANTIFASCISTA
SABATO 15 SETTEMBRE ORE 9.30
BRESCIA Via Moretto angolo via Einaudi (“Piazza di Legno”)
ORA E SEMPRE RESISTENZA!
Rete Antifascista Brescia



 15092012 - Presidio FN a BS

mercoledì 12 settembre 2012

PER IL PD FASSINA, LA PROSSIMA VOLTA LEGNATE

Redazione di Operai Contro,

vi invio questa lettera per evidenziare come sono trattati i provocatori del Pd.

Giorno 8 Settembre Fassina a Reggio Emilia voleva annunciare che il federale Bersani
farà meglio del Duce Mario Monti.

I presenti lo hanno fischiato e costretto ad andarsene.

Lunedì 10 Settembre Fassina a tentato di provocare gli Operai dell'ALCOA.

E' stato contestato, spintonato, allontanato dal corteo. Gli operai ALCOA gli
hannodetto che non sanno cosa farsene delle promesse del Pd.

Redazione di Operai Contro,
aumenta il numero di operai che si ribella e non vuole più sentire i parassiti del
Pd.

Il Pd è con Monti senza se e senza ma, il Pd non ha niente in comune con gli operai.
Gli operai hanno urlato "bastardi, ci avete deluso", "vai a casa buffone"), spintoni,
finche è dovuta intervenire la polizia per sottrarre il fascista Fassina alle ire
degli operai

Redazione di Operai Contro,
la prossima volta saranno mazzate per i fascisti del Pd

Un operaio di Reggio Emilia
Pubblicato da : Operai Contro  | 

martedì 11 settembre 2012

Maria Rita D'Orsogna, Fisico, professore associato presso il dipartimento di matematica della California State University at Northridge - Los Angeles , ha scritto a Passera la lettera che tutti avremmo voluto scrivergli. Diciamole grazie e prendiamoci cinque minuti per leggerla, mezz'ora per meditarla e due mesi di lotta al rientro per cambiare la testa a questa gente e ripristinare la legalità europea violata !!!


Caro signor Passera,
stavo per andare a dormire quando ho letto dei suoi folli deliri per l'Italia petrolizzata.
Ci sarebbe veramente da ridere al suo modo malato di pensare,
ai suoi progetti stile anni '60 per aggiustare l'Italia, alla sua visione piccola piccola per il futuro.
Invece qui sono pianti amari, perche' non si tratta di un gioco o di un esperimento o di una scommessa.
Qui si tratta della vita delle persone, e del futuro di una nazione, o dovrei dire del suo regresso.
Lei non e' stato eletto da nessuno e non puo' pensare di "risanare" l'Italia trivellando il bel paese in lungo ed in largo.
Lei parla di questo paese come se qui non ci vivesse nessuno: metanodotti dall'Algeria, corridoio Sud dell'Adriatico,
4 rigassificatori, raddoppio delle estrazioni di idrocarburi.

E la gente dove deve andare a vivere di grazia? Ci dica.
Dove e cosa vuole bucare? Ci dica.
I campi di riso di Carpignano Sesia? I sassi di Matera? I vigneti del Montepulciano d'Abruzzo? Le riserve marine di Pantelleria?
I frutteti di Arborea? La laguna di Venezia? Il parco del delta del Po? Gli ospedali? I parchi? La Majella? Le zone terremotate dell'Emilia?
Il lago di Bomba? La riviera del Salento? Otranto? Le Tremiti?
Ci dica.
Oppure dobbiamo aspettare un terremoto come in Emilia, o l'esplosione di tumori come all'Ilva per non farle fare certe cose,
tentando la sorte e dopo che decine e decine di persone sono morte?

Vorrei tanto sapere dove vive lei.
Vorrei tanto che fosse lei ad avere mercurio in corpo, vorrei tanto che fosse lei a respirare idrogeno solforato dalla mattina alla sera,
vorrei tanto che fosse lei ad avere perso la casa nel terremoto, vorrei tanto che fosse sua moglie ad avere partorito bambini deformi,
vorrei tanto che fosse lei a dover emigrare perche' la sua regione - quella che ci dara' questo 20% della produzione nazionale - e' la piu' povera d'Italia
.

Ma io lo so che dove vive lei tutto questo non c'e'. Dove vive lei ci sono giardini fioriti, piscine, ville eleganti soldi e chissa',
amici banchieri, petrolieri e lobbisti di ogni genere.

Lo so che e' facile far cassa sull'ambiente. I delfini e i fenicotteri non votano. Il cancro verra' domani, non oggi.
I petrolieri sbavano per bucare, hanno soldi e l'Italia e' corrotta. E' facile, lo so.

Ma qui non parliamo di soldi, tasse e dei tartassamenti iniqui di questo governo, parliamo della vita della gente.
Non e' etico, non e' morale pensare di sistemare le cose avvelenando acqua, aria e pace mentale della gente,
dopo averli lasciati in mutande perche' non si aveva il coraggio di attaccare il vero marciume dell'Italia.

E no, non e' possibile trivellare in rispetto dell'ambiente. Non e' successo mai. Da nessuna parte del mondo. Mai.
Ma non vede cosa succede a Taranto? Che dopo 50 anni di industrializzazione selvaggia - all'italiana,
senza protezione ambientale, senza controlli, senza multe, senza amore,
senza l'idea di lasciare qualcosa di buono alla comunita' - la gente muore, i tumori sono alle stelle, la gente tira fuori piombo nelle urine?

E adesso noialtri dobbiamo pure pagare il ripristino ambientale?
E lei pensa che questo e' il futuro?
Dalla mia adorata California vorrei ridere, invece mi si aggrovigliano le budella.
Qui il limite trivelle e' di 160 km da riva, come ripetuto ad infinitum caro "giornalista" Luca Iezzi.
Ed e' dal 1969 che non ce le mettiamo piu' le trivelle in mare perche' non e' questo il futuro.
Qui il futuro si chiama high tech, biotech, nanotech, si chiamano Google, Facebook, Intel, Tesla,
e una miriade di startup che tappezzano tutta la California.

Il futuro si chiama uno stato di 37 milioni di persone che produce il 20% della sua energia da fonti rinnovabili adesso
ogni giorno, e che gli incentivi non li taglia a beneficio delle lobby dei petrolieri.

Il futuro si chiamano programmi universitari per formare chi lavorera' nell'industria verde,
si chiamano 220,000 posti di lavoro verde
, si chiama programmi per rendere facile l'uso degli incentivi.

Ma non hanno figli questi? E Clini, che razza di ministro dell'ambiente e'?
E gli italiani cosa faranno?
Non lo so.
So solo che occorre protestare, senza fine, ed esigere, esigere, ma esigere veramente e non su facebook
che chiunque seguira' questo scandaloso personaggio e tutta la cricca che pensa che l'Italia sia una landa desolata
si renda conto che queste sono le nostre vite e che le nostre vite sono sacre.


Maria Rita D'Orsogna
Fisico, professore associato presso il dipartimento di matematica della California State University at Northridge
Los Angeles 

http://dorsogna.blogspot.it/  ) 


E Vendola censura la Federazione della Sinistra…

E Vendola censura la Federazione della Sinistra…
Nichi Vendola si associa alla proposta dei referendum contro “la vergogna dello sfregio dell’articolo 18″. Questo fa piacere. Si intesta il merito dell’iniziativa e censura la Federazione della Sinistra dalla compagine dei promotori. Questo fa meno piacere. Ma soprattutto non dice che, dividendo la sinistra antiliberista, vuole andare al governo con gli artefici di questo scempio vergognoso. Questo avvilisce e inquieta. In un momento così drammatico l’incoerenza e il politicismo rischiano di dare il colpo di grazia alla speranza di una alternativa. La campagna referendaria per i/il diritti/o del/al lavoro può e deve invece rappresentare l’occasione per riconciliare i contenuti di un progetto di società basato sui diritti e la civiltà del lavoro con le scelte politiche conseguenti. Per rimettere in campo una sinistra finalmente degna di questo nome. Coerente, unita, progettuale, popolare, partecipativa.
Massimo Rossi, portavoce nazionale della Federazione della Sinistra

lunedì 10 settembre 2012

Corteo e scontri tra lavoratori sardi dell' Alcoa e polizia

Ecco la risposta del governo Monti (appoggiato da Bersani & company)alle richieste legittime dei lavoratori Sardi.

Un manifesto ecologista a firma di Dellino (Italian  Farmer)e Piergiorgio Cinelli.

sabato 8 settembre 2012


PESTICIDI IN FRANCIACORTA ( Documento Unitario )

Mercoledì 05 Settembre a Corte Franca, presso l’ex Municipio di Nigoline, ospiti dell’ass. Monte Alto si e' tenuta la conferenza stampa di presenzazione del documeto unitario sull'uso di pesticidi in Franciacorta. Diverse associazioni , tra cui, La tua CIVICA hanno aderito a questa iniziativa. Di seguito il documento integrale.






DOCUMENTO UNITARIO DI ASSOCIAZIONI, COMITATI E LISTE CIVICHE SULL'USO DI PESTICIDI NELLA ZONA DI PRODUZIONE DEL FRANCIACORTA

Noi sottoscritte associazioni, comitati di cittadini e liste civiche della Franciacorta intendiamo prendere la parola tramite questo documento riguardo all’importante questione dei pesticidi e dei prodotti chimici usati in viticultura e, più in generale, nell'agricoltura franciacortina.

Siamo consapevoli del fatto che il Consorzio per la Tutela del Franciacorta, l'ASL, l'ARPA e le Amministrazioni Comunali, stiano lavorando da mesi a un “regolamento” che stabilisca precisi criteri per l'uso di questi prodotti e riduca la loro azione dannosa sull'ambiente e sulla salute dei cittadini.

Siamo però sorpresi dalla superficialità che ha portato a ignorare l’importante contributo che i firmatari di questo documento avrebbero potuto fornire e delusi dai contenuti finora trapelati i quali, a nostro parere, non incidono se non marginalmente sui rischi legati all'uso dei pesticidi nella “moderna” agricoltura.

Per questo intendiamo rendere pubbliche alcune nostre proposte sul tema e chiedere alle Amministrazioni comunali e al Consorzio di inserirle nel futuro regolamento come per altro già avviene in altri territori viticoli “concorrenti” in Italia e in Europa:

1.  divieto di utilizzo dei pesticidi molto tossici (simbolo di pericolo: teschio su due tibie, categoria T+), tossici (simbolo di pericolo: teschio su due tibie, categoria T) e nocivi (simbolo di pericolo: croce di sant'Andrea, categoria 3 Xn cancerogeni e mutageni) su tutto il territorio dei 20 Comuni franciacortini, intendendo il divieto valido per tutte le colture e non solo per i vigneti;

2.  abolizione di ogni tipo di diserbante, in particolare di quelli usati per eliminare l'erba sotto pianta. Contestualmente passare all'inerbimento totale, anche al fine di evitare il dilavamento e l'erosione dei terreni, concausa di molti smottamenti e alcuni allagamenti.

3.  regolamentazione rigida degli orari di irrorazione per i vigneti posti a meno di 50 metri dalle aree sensibili (scuole, asili, oratori, case di cura o ambulatori...) e di confine, evitando i trattamenti nelle ore di apertura e di presenza dell'utenza o, nel caso di presenza per 24 h, concordando con la direzione degli istituti stessi il momento migliore per l'irrorazione;

4.  manutenzione e ripristino delle ripe attraverso la piantumazione di specie arboree autoctone al fine di riattivare la biodiversità e limitare la deriva dei pesticidi;


Pur consapevoli della complessità del tema riteniamo queste proposte coerenti con il PRINCIPIO DI PRECAUZIONE sancito dal Trattato Europeo all'articolo 174 comma 2, ratificato dal D.Lgs.152/06 e confermato da diverse sentenze dei TAR in Italia, in base al quale si fa obbligo alle Amministrazioni di intervenire “in caso di pericoli, anche solo potenziali, per la salute umana e per l’ambiente”.

Questo principio è stato applicato riguardo all’uso dei fitofarmaci dal comune di Malosco (TN) e legittimato dal Tar di quella regione con sentenza datata 14 gennaio 2012.

PROMOTORI DEL DOCUMENTO:

Legambiente Franciacorta
Legambiente Basso Sebino
AB, Rete antinocività Bresciana
Legambiente Circolo Ilaria Alpi – Erbusco -
Comitato per la tutela ambientale di Villa Pedergnano – Erbusco -
Associazione Monte Alto – Corte Franca -
Lista civica Terra!  – Corte Franca -
Comitato Salute e Ambiente di Passirano
Lista Civica Comunità Solidale – Passirano -
Comitato No centrale a biomasse – Rodengo Saiano -
Comitato Cittadini di Fantecolo – Provaglio -
Associazione La Schiribilla - Iseo -
Idea civica - Adro -
Lista civica CambiAmo Cologne – Cologne -
Lista civica Coccaglio Viva - Coccaglio -
Gruppo Presenza Locale - Cazzago San Martino -
La Tua Civica - Cazzago San Martino -
Centro Sociale 28 maggio - Rovato -
Consigliere Comunale Gruppo Misto – Capriolo-
InterGas Franciacorta (Gas Iseo, Gas Ome, Gas Provaglio, Gas Caracol)
di-wan.org

ADERISCE ALL'APPELLO
ISDE, Associazione Medici per l'Ambiente di Brescia

sabato 1 settembre 2012

......CONTINUEREMO

Oggi il popolo Antifascista di Brescia è stato chiamato a raccolta a S.Vigilio di Concesio, per riprendere la lotta interrotta 2 anni fà a Brescia,quando, grazie alla forte mobilitazione i fascisti di Casa Pound sono stati costretti a chiudere la loro sede.
L'inaugurazione prevista per oggi pomeriggio, alla presenza di Iannone, ha creato non pochi disagi ai  concittadini di Papa Paolo VI.Un forte spiegamento delle forze dell'ordine ha impedito ai cittadini di circolare liberamente per il paese.Tutte le strade che conducevano alla Piazza dove era previsto il presidio antifascista sono state chiuse al traffico per l' intera giornata.Un piccolo paese posto sotto assedio dalle forze di polizia per evitare scontri tra le opposte fazioni.Il presidio ha avuto momenti di tensione quando qualche militante di casa Pound è riuscito a provocare i manifestanti presenti, che nonostante la forte pioggia hanno manifestato in modo pacifico la loro contrarietà all'apertura di una sede Fascista e Xenofoba.
Quella di oggi è l'inizio di una lotta che dovrà sensibilizzare soprattutto i cittadini di S.Vigilio, che ha causa di un manipolo di estremisti di destra non potranno vivere il centro del paese come è sempre stato fino ad oggi.

di Raniero La Valle
La Chiesa che si appresta a celebrare i 50 anni dall'inizio del Concilio Vaticano II dovrà ora fare a meno anche di lui. 
Martini non aveva partecipato al Concilio, ma tutta la sua vita è stata intrecciata alla straordinaria novità con cui la 
Chiesa del Novecento aveva saputo ripensare se stessa, la fede e il mondo; 
di questa novità egli è stato il più lucido e coraggioso interprete nell'episcopato italiano, e a una delle conversioni 
più decisive della Chiesa conciliare, quella del ritorno alla Bibbia e della sua restituzione alla preghiera e 
alla riflessione dei credenti, ha dato strumento e voce, sia con i suoi studi biblici e la sua riedizione dal greco 
del Nuovo Testamento, accolta e usata da tutte le Chiese cristiane, sia con la generosa somministrazione 
della Sacra Scrittura nella «Scuola della Parola» e nelle sue catechesi e letture bibliche ai fedeli di Milano.
Malato da tempo di Parkinson, il cardinale Martini, come ha narrato il neurologo che lo ha avuto in cura e assistito, 
ha escluso per sé ogni accanimento terapeutico, argomento di cui del resto aveva parlato in termini sereni e oggettivi 
per tutti in un lungo dialogo con Ignazio Marino. 
In questa notizia tuttavia l'aspetto più importante non è che egli non abbia considerato acqua da bere quella immessa 
col sondino, né cibo per vivere quello introdotto direttamente nell'addome (che è l'attuale oggetto del contendere) 
ma la motivazione che tutta la sua vita rivela di questo gesto. Sicché non tanto facilmente egli può essere usato 
come una bandiera nel fiero conflitto intorno ai modi del morire e a ciò che significhi «morte naturale», 
quando vita e morte sono ormai nelle mani di tecnici intesi come medici.
La vera motivazione di questo morire senza accanimento, per il cristiano Martini non può essere stata se non l'idea 
che non c'era ragione di ritardare oltre misura il suo incontro col Padre, la ragione non poteva non stare nel fatto 
che nel suo magistero, nel quale aveva sempre valorizzato la vita, aveva pure annunciato un'altra vita in Dio, 
senza più limiti di spazio e di tempo, e che la fede nella resurrezione, se era stata oggetto della sua tesi di laurea, 
tanto più doveva animare e motivare l'ultimo tratto della sua vita terrena.
E questa, la fede, era stata la sua vera profezia. Perché molto, su tutte le sponde, si parla della Chiesa, 
e molto parlano e si fanno parlare di uomini di Chiesa. Ma troppo spesso, se non quasi sempre, si dimentica 
che la vera posta in gioco non è una scienza, non è una politica, non è una legislazione, non è una morale, ma è la fede. 
La questione, la vera questione, è quella di Dio e del suo rapporto con ogni vivente.
La fede, in che cosa credere, come credere, come raccontare la fede, è stato anche il vero contenuto e il vero assillo del Concilio, 
ben al di là delle questioni riguardanti ministeri e primati. E ancora questa è la questione che resta, se si vuole ancora parlare 
con l'uomo di oggi, all'altezza dei suoi problemi. E questo era precisamente ciò che spingeva Martini a parlare a tutti e ad andare 
a scuola da tutti, credenti e non credenti, laici e consacrati, cattolici e altri cristiani, uomini di altre religioni e senza religione. 
Perché la questione non è l'appartenenza, la questione è l'amore di Dio.
Nel febbraio 1992 il cardinale Martini presiedette alle esequie del padre David Maria Turoldo, un altro cristiano libero come lui. 
Troppo libero perché l'istituzione ecclesiastica non ce l'avesse con lui, e infatti Turoldo, che aveva partecipato a tutte le battaglie 
civili e religiose, dalla Resistenza al referendum sul divorzio ai bollori del rinnovamento postconciliare, era stato perseguitato, 
tenuto in sospetto e messo in disparte dagli ecclesiastici in esercizio di autorità. Martini, arcivescovo a Milano, 
qualche mese prima che egli morisse, l'aveva accolto e stretto nell'abbraccio della Chiesa, conferendogli il Premio Lazzati e dicendo:
«La Chiesa riconosce la profezia troppo tardi». Morendo, nella sua ultima omelia, Turoldo disse ai fedeli 
che si erano venuti ad accomiatare da lui: «La vita non finisce mai».
È lo stesso annuncio che, con la sua morte, Martini dà a tutti noi. La profezia non finisce, e nemmeno la vita. 
E non si tratta di accanirsi o non accanirsi, si tratta del dono di Dio che a nessun uomo o donna è negato. 
Questo, e non altro, deve dire «un uomo di Dio», gesuita, cardinale o papa che sia. 
Martini lo ha detto e lo ha testimoniato fino alla fine.

il manifesto 1 settembre 2012