mercoledì 29 maggio 2013

Franca non c’è più, il teatro italiano è più povero

È morta Franca Rame. L’attrice aveva 84 anni ed era malata da tempo. Una vita dedicata allo spettacolo e al sociale al fianco del marito Dario Fo. Era stata senatrice, eletta nelle liste dell’Italia dei valori. Subì una violenza da gruppo fascista.
La Rame era riuscita a superare il dolore della violenza subita inscenando per anni uno spettacolo basato sul suo stupro. Riuscì anche a ripeterlo in tv, sulla Rai. Era “Fantastico 1988″, condotto da Adriano Celentano. Nel marzo del 1973, Franca Rame venne rapita da esponenti dell’estrema destra e subì violenza fisica e sessuale. Il reato fu denunciato, ma la sentenza arrivò solo venticinque anni dopo: tutti liberi. Il reato era caduto in prescrizione.

venerdì 24 maggio 2013


di Sergio Bellavita*

Non sappiamo come si concluderà la cosiddetta trattativa su rappresentanza e democrazia avviata semiclandestinamente tra i vertici di Cgil Cisl Uil e Confindustria. Trattativa che pareva fino a pochi giorni fa in dirittura d'arrivo ed oggi e' nuovamente scomparsa nel mellifluo pantano della difficile composizione dei diversi e sostanziosi interessi padronali,politici e sindacali in gioco.

Non conosciamo ovviamente i dettagli dell'accordo che verrà, ne' il livello di asprezza del sistema sanzionatorio che accompagnerà il nuovo modello di relazioni. Cosi come non sappiamo quale giudizio particolareggiato esprimerà il comitato centrale della fiom sull'accordo stesso. Quello che sappiamo con certezza è che si prefigura un sistema corporativo, liberticida e autoritario in cui il voto dei lavoratori diventa, non già la conquista del diritto democratico a decidere sui contratti che li riguardano, ma esattamente lo strumento per accompagnare la contrattazione di ricatto, di restituzione e per impedire infine l'esercizio dell'opposizione sindacale.

Così come sappiamo purtroppo, che la maggioranza del gruppo dirigente Fiom ha dato via libera proprio a quel patto sociale. Lo ha fatto in maniera esplicita, senza tentennamenti ne' infingimenti. ll massimo organismo Fiom riunito giovedì 23 maggio era infatti chiamato a esprimere un giudizio compiuto sui contenuti della trattativa a livello confederale. La seduta cadeva dopo gli esecutivi unitari del 30 aprile scorso che hanno licenziato l'intesa Cgil Cisl Uil su rappresentanza e democrazia che è oggi oggetto della trattativa con Confindustria.

In relazione Landini ha presentato l'accordo interno a Cgil Cisl Uil come una sostanziale affermazione delle battaglie della Fiom per il diritto democratico dei lavoratori di decidere sui contratti che li riguardano. Un giudizio che non condividiamo ed anzi riteniamo reticente rispetto alla vera natura del patto che si profila. Per questa ragione abbiamo provato a ragionare su un solo punto, il tema dell'esigibilità degli accordi. Proponendo di riconfermare quella che pareva un'ovvietà: la contrarietà Fiom al modello Marchionne che esclude i sindacati non firmatari cancellandone la rappresentanza interna e che per questa ragione impedisce il diritto dei lavoratori ad opporsi ad accordi capestro. Il modello, per capirci, che ancora oggi tiene la Fiom e i suoi delegati fuori dai cancelli e senza agibilità.

Eppure quella che doveva essere un'ovvietà, è stata considerata addirittura alternativa al giudizio positivo sull'intesa Cgil Cisl Uil espresso nell'ordine del giorno finale della segreteria nazionale e posta in votazione contrapposta. L'ennesimo voto di fiducia al segretario che impedisce, ormai da anni, la libera discussione del Comitato Centrale. Una scelta grave che conferma la linea del progressivo rientro, dopo aver abbandonato ogni volontà conflittuale, negli angusti spazi del sindacalismo complice, ne più ne meno di quello che da tempo fanno le altre categorie della Cgil, della Cisl e della Uil. Con la sostanziale differenza che chi pagherà il prezzo più alto per questo rientro sono esattamente i delegati e le delegate Fiom che in questi anni hanno lottato, resistito e creduto nel loro sindacato.

Non abbiamo detto no a Marchionne perché mancava un posto a tavola, ma esattamente perché volevamo rovesciare quel tavolo imbandito a spese dei lavoratori. La nostra battaglia riparte da qui.

(*Rete 28 Aprile)

giovedì 23 maggio 2013


La mia lotta, in direzione ostinata e contraria

don Andrea Gallo -
Ho visto gioiosamente nascere la democrazia nel 1945, con la mia Brigata Partigiana, comandata da mio fratello, ex tenente del Genio Pontieri, sopravvissuto alla tragica campagna di Russia, a diciassette anni di età. Diventato vecchio – 84 anni e mezzo – devo vederla vergognosamente morire?
Ho riflettuto a lungo sulla crisi economica finanziaria che stiamo attraversando. Non è scandalosa la “teoria” di chi si ostina a vedere nel profitto l’unica molla creativa, innovativa del progresso, quale sia la destinazione degli investimenti? Perché si è permesso la concentrazione del potere economico nelle mani bramose di pochi grandi colossi mondiali? Lasciamo le storielle dei complotti. Semplicemente siamo giunti al momento più vittorioso di un’economia vecchia di ottanta anni. Siamo al passaggio dal capitalismo di un tipo ad un capitalismo d’altro tipo. Altro che parlare di crisi! Abbiamo dimenticato nel ’47 Von Hayek, Friedman e la Scuola di Chicago? Dopo la Seconda guerra mondiale si adottò la ricetta keynesiana e il mondo veniva ricostruito.
La crisi attuale è la vittoria degli ultraliberisti con l’assenza di un’alternativa ritenuta valida. La debolezza della politica occidentale e la scomparsa dei valori di civiltà hanno fatto il resto. I ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri, disse Paolo VI in un mirabile discorso all’Onu. C’è una evoluzione in atto, non una generica crisi. Irrompe un cambiamento della stessa portata della nascita delle banche nel XVII secolo. Gli economisti e gli statisti attuali ne sono imbevuti e, rivestendo posti di responsabilità, la applicano senza scrupoli. Un mercato, un potere economico. Lo dice Stiglitz, Nobel per l’economia, «il mercato e il potere finanziario creano armi di distruzione di massa». Questa logica liberista è propugnata dalle banche. Tra le più potenti, la Goldman Sachs americana.
CONTINUA |PAGINA 3 Gli economisti italiani (Draghi, Monti e soci) sono composti chierichetti di questo neoliberalismo, in una blindata cattedrale del Dio Denaro. Goldman Sachs è una delle più importanti banche internazionali che agisce sui mercati adottando questa perversa logica capitalista. Non ha un «volto umano».
Una persona onesta non può più accettare un sistema di apartheid mondiale, dove il 20 per cento della popolazione mondiale consuma l’80 per cento delle risorse; e dove si spendono tre milioni di dollari in armamenti, ma in un minuto muoiono di fame dieci bambini.
Si vuole costruire un’alternativa? Sono sempre più numerosi i giovani europei che hanno perso la fiducia nel futuro. Scoraggiati, inattivi. Sia chiaro: è un processo molto impegnativo, lungo e complesso. La colpa di questa colossale truffa delle banche è stata addossata al debito pubblico per imporre austerità e conseguente perdita del patrimonio pubblico.
Il 2 marzo 2012, 25 dei 27 capi di stato della Ue hanno firmato il fiscal compact. Diventano permanenti i piani di austerità, una serie di tagli a stipendi, pensioni, il diritto e la dignità del lavoro e la privatizzazione dei beni comuni. Il potere economico ha imposto Draghi, governatore della Bce, già vicepresidente della Goldman Sachs. E un sorprendente senatore a vita, Monti, capo di un governo”tecnico”. Il presidente del consiglio, sostenuto da Pdl, Terzo Polo e Pd, è stato consulente della stessa banca americana e ora consulente anche della Coca Cola e nei cda delle Generali e della Fiat. E i ministri dove sono stati precettati? Passera, Ad di Intesa San Paolo; Fornero: vicepresidente di Intesa San Paolo; Gnudi, amministratore di Unicredit Group; Giarda, vicedirettore della Banca Popolare e amministratore Pirelli. È forse un governo tecnico per il bene dell’Italia o una dittature delle banche, salvate da parecchi miliardi in America e in Europa? In una crisi nata nelle banche e mascherata dal debito pubblico.
In nome della Costituzione, non possiamo accettare la macchina infernale del patto fiscale, né la ratifica di un parlamento servile, né la modifica costituzionale dell’articolo 81, perché a pagare tutte le spese è chiamato solo il mondo del lavoro e le piccole imprese. Constato dolorosamente l’appoggio e l’elogio solenne del Vaticano e della Cei all’Agenda Monti.
E allora dico: alziamo la testa. Abbiamo di nuovo l’Uomo della Provvidenza? Il paese a pezzi va alle urne in una confusione generale. L’Agenda Monti è al centro e si è messa al comando delle operazioni col sostegno della Confindustria e del Vaticano e delle forti cancellerie occidentali. Come agiscono le altre forze politiche, l’Agenda Grillo, Ingroia, Berlusconi e Bersani? Chi saprà tracciare piste di riflessione e conseguenti azioni? Il debito pubblico è un dogma? I nostri padri costituenti erano stati capaci di unità delle varie matrici ideali per mettere fine al fascismo ed edificare una Italia democratica.
A mio avviso oggi nessuno ci riesce. È scomparsa la cultura del bene comune come priorità assoluta. Il singolo si agita, si organizza, per diventare “protagonista” e si sforza di condividere un gesto collettivo. «Osare la speranza nella democrazia» era il motto della mia Brigata Partigiana. Non voglio arrendermi. Con la sinistra sociale politica, i sindacati, la Fiom, sono ancora impegnato per traghettare il popolo italiano dalla solidarietà assistenziale ad una solidarietà liberatrice, strutturale, nei diritti di tutti. Continuo a lottare in direzione ostinata e contraria.
Il Pd e Sel, con il grande evento delle primarie, hanno lanciato un segnale positivo: non dettare agende ma dare spazio ai “protagonisti”, partendo dal basso e mettendoci in rete a livello italiano ed europeo, per vedere fiorire il nuovo. È indispensabile rischiare. Il programma sia trasparente, anticipatore, progettuale. Solo così potremo ancora una volta, con tanta sofferenza, con i nostri dubbi, tentare di sradicare nelle nuove e nuovissime generazioni, l’assenza di futuro.
* Questo articolo è stato pubblicato sul manifesto del 2 gennaio 2013
Il Manifesto – 23.05.13

mercoledì 22 maggio 2013

Don Gallo




Alle 17.45 il grande cuore di Don Andrea si é fermato.Voglio ricordarlo con il pugno alzato  la sciarpa rossa e l'immancabile toscano.Ciao

mercoledì 15 maggio 2013


Franciacorta, i comitati contro il Regolamento sull'uso dei pesticidi: "Le istituzioni non ci hanno ascoltato"

Con una nota il gruppo di comitati, liste civiche e associazioni franciacortine che dal luglio del 2012 si stanno impegnando per promuovere l'idea di un'agricoltura libera dagli inquinanti chimici e dai pesticidi, intende chiarire la propria posizione rispetto al “Regolamento sull'uso degli agrofarmaci in Franciacorta” in via di approvazione nei 18 consigli comunali della zona.
DI SEGUITO IL TESTO INTEGRALE DELLA NOTA:
A differenza di quanto dichiarato dal sindaco di Paderno Vivenzi durante il consiglio comunale del 30 aprile 2013, le 4 proposte che il gruppo ha formulato fin dal primo documento prodotto nella scorsa estate, NON SONO STATE INSERITE NEL REGOLAMENTO, se escludiamo il divieto per i pesticidi T e T+. Per questo motivo la versione finale del Regolamento non può essere da noi né condivisa né sottoscritta. Negli incontri che ci sono stati concessi in questi mesi, l'Asl, il Consorzio e gli amministratori hanno ribadito che le nostre argomentazioni sono valide e che l'obiettivo di fondo di una “conversione ecologica dell'agricoltura” è condiviso; nella pratica però le norme che vengono inserite nel Regolamento dopo un anno di gestazione sono del tutto insufficienti a fermare l'abbondante esposizione della cittadinanza a questi prodotti nocivi e a bloccarne il loro accumulo nei suoli e nell'acqua. Su tutto spicca il mancato divieto per i prodotti classificati come cancerogeni e mutageni spesso inseriti nella categoria di pericolosità Xn. Il gruppo “no pesticidi in Franciacorta” ripartirà quindi da questo Regolamento deficitario e dalla mancata collaborazione fra le istituzioni e la cittadinanza, riproponendo azioni sul tema che, oltre alla normale vigilanza e al tentativo di modificare il regolamento, saranno orientate alla sensibilizzazione e sulla messa in discussione dell'etichetta “green” che l'industria dello spumante tenta, anche con l'operazione Regolamento sull'uso dei fitofarmaci, di ritagliarsi addosso.


Fonte: Comunicato stampa

lunedì 13 maggio 2013

BOICOTTIAMO BENETTON

di Giorgio Cremaschi - Lo sappiamo oramai cosa è la globalizzazione per il lavoro. È un sistema di sfruttamento brutale delle persone a cui vengono negati o sottratti diritti sanciti dalle leggi dagli accordi internazionali dai principi della civiltà e della democrazia. Dopo la tratta degli schiavi che finanziò la prima grande rivoluzione industriale della fine del 700, questa globalizzazione è ciò che le somiglia di più. Come allora produce ricchezza anche se la distribuisce in maniera vergognosa. Come allora le briciole di questa accumulazione si distribuiscono a vasto raggio, ne ricevono anche tanti che ricchi non sono, anche coloro che sono vittime di questo moderno schiavismo. (...)
Ma questo non vuol dire che tutti siamo colpevoli allo stesso modo. No, non ci sto. Rifiuto  la moderna versione della  propaganda degli schiavisti del sud degli Stati Uniti, che nell'800 spiegavano che anche gli operai di New York usavano il cotone fatto dagli schiavi.
Odio gli indifferenti e i complici, ma distinguo. Viviamo tutti nello e dello stesso  sistema criminale dalla globalizzazione capitalista,  ma tra chi di questo sistema tira i fili delle decisioni e trae i massimi profitti, e chi con tutte le sue contraddizioni cerca di abolirlo c'è una bella differenza.
Perché se c'è il sistema schiavista, ci sono anche i proprietari di schiavi e i caporali che ne eseguono gli ordini. 
Io dico che i Benetton sono dei criminali, perché se si appalta il lavoro in Bangladesh  a certi prezzi, a certe imprese, a certe autorità, se si pretende un certo guadagno per maglietta, non si può non sapere che la gente muore per farle.
Non sono certo i soli, ma devono pagare, da qualche parte bisogna pur cominciare.
Quindi chiedo che i Benetton siano incriminati dalla magistratura per corresponsabilità nella strage di Dacca.
Credo giusto che si lanci una campagna di boicottaggio di tutti i prodotti Benetton. Domando che il parlamento faccia una inchiesta sulle proprietà di questa famiglia: perché sono concessionari delle autostrade e fanno le magliette in Bangladesh, è compatibile? Per me no.
Insomma basta con questa logica assolutoria , tutti responsabili nessuno responsabile e avanti così... qui il colpevole c è e diamoci da fare.

domenica 12 maggio 2013


SABATO 11 MAGGIO: BRESCIA RIFIUTA BERLUSCONI, BRESCIA LIBERA

SABATO 11 MAGGIO: BRESCIA RIFIUTA BERLUSCONI, BRESCIA LIBERA

BRESCIA CONTESTA BERLUSCONI OKContestazioni diffuse spontanee e popolari oggi nei confronti di Silvio , presente in  per la manifestazione organizzata dal Pdl dopo la condanna confermata in appello per Berlusconi imputato nel processo Mediaset per la compravendita dei diritti televisivi. Il discorso di Berlusconi e l’uscita dei berluscones dall’Hotel Vittoria è stato contestato da compagni, compagne, cittadine e cittadini con urla, fischi, cartelli.  Sono state bruciate alcune bandiere del Pdl.  In piazza corpose le contestazioni e la presenza di contestatori, oltre 500 e di diversa composizione, che hanno oscurato la presenza già non troppo numerosa dei pidiellini, presenti in quasi un migliaio.
Di seguito le corrispondenze realizzate durante le dirette dalla piazza e dalle strade adiacenti e che raccontano le contestazioni:

http://www.radiondadurto.org 





Berlusconi in piazza Paolo VI. Contestazioni dentro e fuori.

ia e polsi a simbolo che va arrestato la ragazza indossa una maglia che parla da sola.
ITALIANI Indignati schifati ed Incazzati, ITALIA contro TUTTI .. BERLUSCANIIIII fatevi sotto !!

* La Ragazza in foto ci tiene a precisare che NON fa parte dei Grillini e NON fa parte dei Centri Sociali, è semplicemente una Cittadina Italiana eticamente corretta e pensante, e che ha il CORAGGIO delle proprie Idee.

(Come promesso le Foto degli Admin Freedom, abbiamo bollato le foto in modo che siete sicuri che queste sono vere ed è Brescia)

SEBASTIANO SORIO PRC Brescia - Inquadrature audacissime ai telegiornali per non mostrare i veri rapporti di forza che c'erano in piazza, contestatori bollati tutti come centri sociali o - peggio - grillini.... ma la realtà è che la piazza era divisa a metà (solo che la nostra aggregazione era quasi completamente spontanea) e noi eravamo anche più di loro (in più noi eravamo tutti bresciani, mentre loro venivano perlopiù da varie città del centro-nord).
Poi ovviamente noi eravamo di tutte le età (molti giovani), mentre tra loro aveva maggioranza assoluta il celebre tipo umano del vecchio rincoglionito berlusconiano ottuso, maleducato e pure manesco.
Morale della giornata: BRESCIA RIFIUTA BERLUSCONI !
 
 

sabato 11 maggio 2013


Il segretario del partito della Rifondazione Comunista Paolo Ferrero a Brescia per sostenere Fiorenzo Bertocchi

«In tutta la città servizi da ripensare»

Ferrero: «Ripristinare i diritti della vita sana, della scuola e della casa è una priorità assoluta»

«Mettere al centro della campagna elettorale prima, del programma di governo della città poi, i servizi alle persone». È la posizione di Rifondazione Comunista, illustrata ieri durante una conferenza stampa fuori dall´ex consultorio di via Baracca. «Anzichè essere chiusi i consultori dovrebbero essere aperti in tutti i quartieri» ha spiegato Fiorenzo Bertocchi, candidato sindaco del partito, alla presenza del segretario nazionale Paolo Ferrero. Non solo consultori, ovviamente, ma un intero sistema di servizi da «ripensare, capovolgendo le logiche della privatizzazione per privilegiare invece le richieste della gente e ripristinare i diritti all´abitare, al vivere sano e alla scuola. Per far questo occorre lavorare nelle pieghe del bilancio e attuare scelte politiche, con tagli alle opere che non servono e agli sprechi e investimenti invece sui servizi».
IL SEGRETARIO nazionale di Rifondazione ha ripreso le argomentazioni di Bertocchi allargando l´analisi al piano nazionale: «Dietro la parola magica razionalizzazione sta la demolizione dello stato sociale e delle politiche dell´assistenza, una politica portata avanti con continuità dai governi Berlusconi-Monti-Letta». Spese militari, costruzione del Tav in Valsusa e altre opere inutili: questi i settori dai quali attingere in primi le risorse da destinare alle politiche sociali: «Il senso della presentazione di Rifondazione alle elezioni è proprio nella richiesta di cambiamento arrivata dagli italiani, che né Pd né Movimento Cinque Stelle hanno saputo cogliere nel modo giusto». Alla spinosa questione del voto utile infine sia Bertocchi sia Ferrero hanno risposto con nettezza: «Anche per le nazionali Bersani ha chiesto il voto utile e poi il suo partito si è accordato con Berlusconi. Noi vogliamo un cambiamento reale, Al primo turno i cittadini esprimono le persone che vorrebbero vedere in consiglio, scelgono i partiti: è importante da far sapere per non cadere nella trappola del voto utile».
 
dal BRESCIAOGGI

Paolo Ferrero nell’intervento a Brescia, sul proseguo politico di Rifondazione Comunista dopo le elezioni politiche scorse, dichiara  che questa sconfitta è pesante ma non è la parola fine sulla nostra esperienza politica: per certi versi le elezioni le abbiamo perse proprio perché i nostri contenuti e il nostro progetto politico sono stati marginalizzati nella campagna elettorale. La sconfitta elettorale non mette in discussione le ragioni dell'esistenza di Rifondazione Comunista ma ci obbliga ad una forte innovazione, ad una svolta. 
Non mette in discussione le ragioni dell'esistenza di Rifondazione innanzitutto perché il tema comunismo è più che mai attuale dentro questa crisi organica del capitale, che mostra appieno la sua incapacità a dare una risposta alle domande di democrazia, giustizia sociale e sostenibilità ambientale. 
In secondo luogo perché Rifondazione Comunista rappresenta un tessuto di militanza e di intelligenza politica indispensabile per qualsiasi progetto di alternativa.
Per questo ritiene che - mentre il centro sinistra si disgrega insieme alla seconda repubblica – siamo chiamati ad una svolta, ad un salto di qualità.
Dobbiamo innanzitutto rimettere in piedi Rifondazione Comunista. Dobbiamo rilanciare l’iniziativa politica e sociale sui territori e riorganizzare il partito in un processo di rinnovamento adeguato ai compiti e alle risorse che abbiamo. Occorre superare ogni vincolo burocratico o i rimasugli correntizi. Occorre - nella difficoltà - ricostruire il senso di appartenenza a Rifondazione Comunista e parallelamente aprirci verso l’esterno, non chiuderci nelle nostre stanze.
E alla richiesta di un congresso subito dagli interventi in sala, risponde: Che per questo – pur con vari dissensi – si è  scelto di non fare il congresso subito: perché ci saremo trovati con 4 o 5 documenti, con spinte centrifughe a destra e a sinistra, in un congresso lacerante e ripiegato su se stesso. Un congresso che avrebbe - quello si - affossato il partito. Si è deciso al contrario di fare uno “straordinario congresso” che intrecci tre elementi: la ripresa immediata del lavoro politico, un forte lavoro di riflessione articolato in convegni e seminari, la ridefinizione del modo di funzionare di Rifondazione e dello stesso modo di fare il congresso in modo che non sia calato dall’alto ma un percorso partecipato. Arriveremo quindi entro l’anno a fare il congresso ma in tempi e modi tali da preservare e rafforzare la nostra comunità, non di indebolirla ulteriormente.
Il rilancio di Rifondazione Comunista per noi deve procedere di pari passo con la proposta di costruire un soggetto unitario della sinistra, antiliberista, alternativo alle destre come al centro sinistra, da costruire su basi democratiche sul principio una testa un voto. Abbiamo sempre detto che Rifondazione è necessaria ma non sufficiente e questa è la nostra bussola. Rilanciamo quindi il progetto di Rifondazione Comunista e parallelamente proponiamo a livello nazionale e territoriale la costruzione di un processo unitario a sinistra, che sia democratico e non di vertice: abbiamo provato prima con la Federazione della Sinistra e poi con Rivoluzione Civile e abbiamo visto che gli accordi di vertice non funzionano, è necessario il pieno coinvolgimento dei compagni e delle compagne.
Oggi vi sono in campi vari progetti di aggregazione a sinistra, che esprimono progetti politici diversi e rischiano di essere tra loro escludenti, consolidando l’attuale diaspora della sinistra. Noi Comunisti dobbiamo
avere un orientamento chiaro: in primo luogo dialogare ed interloquire con tutti questi processi e con il complesso delle forze che a sinistra si muovono sul terreno antiliberista e si pongono l’obiettivo di costruire l’opposizione al prossimo governo di larghe intese. In secondo luogo proporre a tutti la costruzione dell’opposizione e di un processo unitario di sinistra – fatto su basi democratiche e partecipate - che metta al centro il contrasto alle politicheeuropee e la connessione con le altre forze della sinistra europea. Noi ci battiamo per costruire un nuovo spazio pubblico unitario della sinistra di alternativa, per la costruzione in Italia della sinistra europea, sulla scia di Syriza, del Front de Gauche, di Izquierda Unida.
E’ quindi necessario che i compagni e le compagne di Rifondazione Comunista operino per il rilancio del partito: Attraverso una svolta nella sua vita interna e nella capacità di costruire un movimento popolare di opposizione alle politiche neoliberiste. Attraverso la costruzione di un percorso di aggregazione della sinistra antiliberista. Questi sono i due cardini su cui far marciare oggi la nostra proposta politica. In questa direzione vi invito sin da subito ad organizzare la partecipazione la più larga possibile alla manifestazione indetta dalla Fiom per il 18 maggio prossimo.


L'attivo di Rifondazione Comunista contro gli attacchi razzisti alla ministra Kyenge

Comunicato stampa
 
L'attivo dei compagni e simpatizzanti di Rifondazione Comunista di Brescia esprime tutta la sua solidarietà alla ministra Cecile Kyenge contro gli attacchi razzisti provenienti da varie fonti, da Forza Nuova alla Lega, passando per il silenzio politico da parte del PDL e di una parte del PD.
Fiduciosi nel suo operato come unica voce autorevole sensibile verso gli immigrati, dentro a un governo subalterno al potere.
 
Firmatari:
 
Commissione immigrati Prc Brescia
Attivo politico Prc Brescia
Lista Rifondiamo Brescia
Segretario nazionale Prc Paolo Ferrero 
Segretaria regionale Giovanna Capelli

venerdì 10 maggio 2013

Stefana, sciopero a Ospitaletto

Distanze tra le sigle sindacali, protesta dei meccanici Cgil. È l'esito dell'incontro tra Fim, Fiom e Rsu degli stabilimenti di Ospitaletto (oltre 230 lavoratori, alle prese con il contratto di solidarietà) e Montirone (98 addetti in «solidarietà» e Cig) e la direzione della Stefana spa di Nave. AL CENTRO dell'attenzione la necessità di individuare una strada condivisa utile a fronteggiare le difficoltà con le quali è costretto a confrontarsi il gruppo: in particolare, come spiegato da fonti sindacali, con un potenziamento dell'attività a Ospitaletto e l'aumento delle squadre con il trasferimento di parte del personale dall'altro impianto (una trentina di volontari dovrebbero iniziare il percorso di riqualificazione) destinato a proseguire con un'attività più limitata. Una prospettiva che, nel caso fosse osteggiata dalla controparte, potrebbe indurre la proprietà - sempre in base a quanto emerso al tavolo - anche alla chiusura di Montirone. Diverse le posizioni delle organizzazioni di categoria. La Fim, con i propri delegati, come evidenziato durante le assemblee, non condividendo «ma anche non ostacolando la piattaforma politico-rivendicativa della Fiom», è disponibile «a trovare una soluzione per la nuova turnistica di Ospitaletto», oltre che per gestire la situazione di crisi nell'altra sede con l'«obiettivo di mantenere la totalità dell'occupazione». Per la Fiom, invece, la trattativa può entrare nel vivo «solo a fronte dei chiarimenti e delle garanzie richiesti». Anche per questo, con la propria Rsu, i meccanici Cgil proclamano per oggi otto ore di sciopero con presidio a Ospitaletto «sulla base del mandato ricevuto dai lavoratori. Dopodichè decideremo altre eventuali azioni». 

Bresciaoggi 9/5/2013

giovedì 9 maggio 2013


9 Maggio '78: L' alba dei funerali di uno Stato.

“È nato nella terra dei vespri e degli aranci” il 5 gennaio 1948 Giuseppe Impastato, un ragazzo che “aveva un cognome ingombrante e rispettato” e che troppo presto divenne uomo, quando, presa coscienza del mondo che lo attorniava, lasciò suo padre e la sua “famiglia”. Si lanciò subito in attività di rivolta: dalla fondazione del giornalino “L’ idea socialista” alla partecipazione alle attività dei gruppi di Nuova Sinistra. Nel 1977 occupò una stazione radio che chiamò Radio Aut, libera e autofinanziata, con cui denunciava i delitti, i traffici e gli 9 Maggio '78: L' alba dei funerali di uno Stato.
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“È nato nella terra dei vespri e degli aranci” il 5 gennaio 1948 Giuseppe Impastato, un ragazzo che “aveva un cognome ingombrante e rispettato” e che troppo presto divenne uomo, quando, presa coscienza del mondo che lo attorniava, lasciò suo padre e la sua “famiglia”. Si lanciò subito in attività di rivolta: dalla fondazione del giornalino “L’ idea socialista” alla partecipazione alle attività dei gruppi di Nuova Sinistra. Nel 1977 occupò una stazione radio che chiamò Radio Aut, libera e autofinanziata, con cui denunciava i delitti, i traffici e gli affari dei mafiosi di Cinisi e Terrasini. Il programma più seguito era Onda pazza, trasmissione satirica con cui sbeffeggiava mafiosi e politici. Decise di dedicare la sua vita alla lotta, lotta contro l’ omertà di un popolo che ogni giorno deve convivere con la violenza. Con la mafia. Non possiamo realmente capire ciò che Impastato fece e ciò che molte altre persone più o meno note fanno ogni giorno senza eccezioni, senza ferie. Non possiamo capirlo se non lo proviamo sulla nostra stessa pelle. Certo, possiamo rimanere basiti di fronte alla notizia che una persona è costretta a rinunciare a tutto, a vivere sotto sorveglianza giorno e notte e a cambiare casa ogni due settimana solo per aver denunciato i mafiosi e la società che permette a queste persone di insediarsi nel nostro Stato. È una messa in gioco della propria intera vita, uno sconvolgimento totale della routinè quotidiana, un vivere perenne nella paura per sè e per i propri cari, una lotta sì contro la mafia ma anche contro quelle istituzioni che si dicono solidali con queste persone coraggiose solo in apparenza, ma in realtà dimostrano la loro solidarietà in altre frangenti. E chi ha orecchie per intendere intenda.

Nel 1978 Giuseppe detto Peppino si candidò nella lista di Democrazia Proletaria alle elezioni comunali. Venne brutalmente assassinato proprio durante la campagna elettorale. Come successe? Si parlò di suicidio. Anche i più stolti noterebbero l’ ironia che si cela tra queste parole: un uomo che proveniva da una famiglia di mafiosi, che decise di denunciarli, di esporsi contro questi criminali in prima persona, di controllarli, che non si piegò mai neanche davanti a minacce di morte, si è suicidato. Certo. Nessuno però pensò che credere a questa menzogna significasse non solo non dare il giusto peso alla morte di un uomo che si sacrificò per tutti noi per la nostra amata giustizia, ma anche portare all’ esasperazione la madre, il fratello e tutti gli amici che lo sostennero e che sapevano fin troppo bene come interpretare quell’ assassinio.

Pochi giorni dopo, gli elettori di Cinisi votarono comunque il suo nome, riuscendo ad eleggerlo simbolicamente al Consiglio comunale. A Peppino Impastato sono state dedicate canzoni e film. Ma la cosa più importante: la sua radio è stata riaperta. Radio Aut si è trasformata in Radio Cento Passi. Tutto in onore di quel ragazzino che a cento passi dalla criminalità, ne fece altrettanti verso la giustizia. www.radiocentopassi.it.

Michela Biscaro.........MAFFY<3affari dei mafiosi di Cinisi e Terrasini. Il programma più seguito era Onda pazza, trasmissione satirica con cui sbeffeggiava mafiosi e politici. Decise di dedicare la sua vita alla lotta, lotta contro l’ omertà di un popolo che ogni giorno deve convivere con la violenza. Con la mafia. Non possiamo realmente capire ciò che Impastato fece e ciò che molte altre persone più o meno note fanno ogni giorno senza eccezioni, senza ferie. Non possiamo capirlo se non lo proviamo sulla nostra stessa pelle. Certo, possiamo rimanere basiti di fronte alla notizia che una persona è costretta a rinunciare a tutto, a vivere sotto sorveglianza giorno e notte e a cambiare casa ogni due settimana solo per aver denunciato i mafiosi e la società che permette a queste persone di insediarsi nel nostro Stato. È una messa in gioco della propria intera vita, uno sconvolgimento totale della routinè quotidiana, un vivere perenne nella paura per sè e per i propri cari, una lotta sì contro la mafia ma anche contro quelle istituzioni che si dicono solidali con queste persone coraggiose solo in apparenza, ma in realtà dimostrano la loro solidarietà in altre frangenti. E chi ha orecchie per intendere intenda.

Nel 1978 Giuseppe detto Peppino si candidò nella lista di Democrazia Proletaria alle elezioni comunali. Venne brutalmente assassinato proprio durante la campagna elettorale. Come successe? Si parlò di suicidio. Anche i più stolti noterebbero l’ ironia che si cela tra queste parole: un uomo che proveniva da una famiglia di mafiosi, che decise di denunciarli, di esporsi contro questi criminali in prima persona, di controllarli, che non si piegò mai neanche davanti a minacce di morte, si è suicidato. Certo. Nessuno però pensò che credere a questa menzogna significasse non solo non dare il giusto peso alla morte di un uomo che si sacrificò per tutti noi per la nostra amata giustizia, ma anche portare all’ esasperazione la madre, il fratello e tutti gli amici che lo sostennero e che sapevano fin troppo bene come interpretare quell’ assassinio.

Pochi giorni dopo, gli elettori di Cinisi votarono comunque il suo nome, riuscendo ad eleggerlo simbolicamente al Consiglio comunale. A Peppino Impastato sono state dedicate canzoni e film. Ma la cosa più importante: la sua radio è stata riaperta. Radio Aut si è trasformata in Radio Cento Passi. Tutto in onore di quel ragazzino che a cento passi dalla criminalità, ne fece altrettanti verso la giustizia.  
 

INTONANO “BELLA CIAO”, IL SINDACO MARTINELLI INTERROMPE CONSIGLIO COMUNALE

A metà del Consiglio, alcune decine di persone è entrata nello spazio del pubblico intonando “Bella ciao”.
Il sindaco Martinelli ha sospeso la seduta e maggioranza e giunta sono usciti dall’aula: non così l’opposizione, rimasta seduta.
Lo stesso primo cittadino ha poi certificato la mancanza di numero legale, sospendendo il Consiglio.
Prima del Consiglio una cinquantina abbondante di persone, senza bandiere o striscioni e autodefinitisi “semplici cittadini antifascisti”, si erano radunati per un’ora di silenzio in protesta contro la mancata esecuzione di “Bella ciao” all’ultimo 25 aprile (clicca qui).
Dopo la protesta silenziosa, l’esecuzione canora all’interno del Consiglio, con relativa sospensione.
Sul posto Carabinieri e Polizia locale di Rovato, anche se il tutto si è svolto senza alcuna tensione di ordine pubblico.
Diversa, ovviamente, la situazione politica, che si preannuncia particolarmente calda per i prossimi giorni.
ANPI - Sui fatti del 25 aprile l’Anpi di Rovato ha diffuso un comunicato:
Rovato 4 maggio 2013
I membri del  Direttivo dell’ANPI di Rovato,  riuniti  in data 4/5/2013, per valutare l’andamento della celebrazione della giornata della Liberazione del 25 Aprile 2013, ringraziano   l’Amministrazione Comunale per aver celebrato  una data storica di tale importanza , e d’aver concordato con la nostra associazione l’oratore ufficiale  Sig. Vasco Agosti, membro della segreteria provinciale dell’ANPI  Brescia . Comprendiamo che in un momento di grave crisi economica e sociale, che colpisce molte  persone e famiglie e di cui spesso i Comuni   si devono far carico, l’amministrazione abbia deciso di contenere le spese per la manifestazione limitando il numero delle corone d’alloro che di solito si dedicavano alla giornata . L ‘ANPI ha provveduto a predisporre le corone d’alloro nei luoghi simbolo della lotta di liberazione Rovatese,   (in via 25 aprile presso la lapide posta a ricordo dei caduti negli scontri del 26 aprile 1945 -al sacrario dei caduti per la libertà nel camposanto- ed alla lapide commemorativa dei morti per la strage di Piazza Loggia del 28 maggio 1974)
Non si trovano giustificazioni a l’ assenza di bandiere tricolore lungo il percorso del corteo ed il divieto impartito alla Banda cittadina di suonare i canti partigiani quali” Bella Ciao” e “Fischia il vento”. Si ringraziano a tale proposito le insegnanti e il coro degli alunni della Scuola Primaria per aver cantato “Bella Ciao” durante la cerimonia.  La mancanza di bandiere tricolore lungo il percorso del corteo poteva essere risolta , come avveniva in passato, con il coinvolgimento delle associazioni d’arma (consuetudine consolidata che prevedeva una riunione tra rappresentanti del Comune e associazioni stesse al fine di stabilire le modalità della manifestazione). Ci proponiamo per il futuro di provvedere direttamente,  in collaborazione con le altre associazioni d’arma, ad esporre il tricolore, con  il  benestare del Sindaco. Auspichiamo quindi una proficua collaborazione tra l’ Amministrazione Comunale e le forze democratiche per rendere le prossime celebrazioni degne dell’importanza che riveste per il nostro Paese la rievocazione di tale evento storico.  I membri del Direttivo dell’ANPI insieme ai cittadini democratici antifascisti chiedono una spiegazione a tale modalità che non rende onore ai caduti partigiani e non solo di quel periodo.     Ricordiamo che il 25 aprile non si ricorda la fine della seconda guerra mondiale, che per l’Italia si concluse l’11 maggio  ma il giorno dell’insurrezione generale contro la dittatura fascista  e l’occupante tedesco ,che segnerà la nascita della nuova Italia LIBERA E DEMOCRATICA che condurrà alla Repubblica ed alla Costituzione. Costituzione sulla quale  anche tutti i sindaci giurano una volta in carica.
Certi di una risposta si coglie l’occasione per porgere distinti saluti.
 IL DIRETTIVO ANPI SEZ,. ORESTE BONOMELLI  ROVATO .

mercoledì 8 maggio 2013


Peppino Impastato siamo noi,
nessuno si senta escluso

pubblicata alle ore:08/05/2013
I santini delle commemorazioni offendono la memoria dell'Antimafia vera. Non si può un giorno piangere Agnese Borsellino e il giorno dopo esaltare il ricordo di Giulio Andreotti, non si possono celebrare cerimonie per le vittime di Ustica e di Piazza della Loggia un giorno e gli altri contribuire a non rendergli giustizia e verità, non si possono commemorare Pio La Torre e Peppino Impastato e poi accettare, condividere, tacere davanti alle violenze fasciste e allo sdoganamento di chi le compie, o ingannare, tentare di mettere a tacere, reprimere (in prima persona o da complici) l'opposizione al Muos (una delle più grandi battaglie di Pio La Torre fu quella contro i missili a Comiso).L'unica vera memoria rispettosa è il pretendere giustizia, lo svelare i meccanismi del Potere, con nomi, cognomi, trame, denunciando e mai tacendo. Peppino non è un santo per laici altari, è un fuoco che deve arderci dentro.
di Alessio Di Florio, Ass. Antimafie Rita Atria

domenica 5 maggio 2013

Elezioni Amministrative a Brescia:PRC corre da sola


Le linee programmatiche "ufficiali" della nostra lista

Come è noto la legge impone il deposito di un programma ufficiale che indichi le scelte amministrative che i candidati intendono realizzare qualora accedano al governo della città. Qui sotto presentiamo il primo capitolo delle nostre linee programmatiche. Battendo sul testo potete raggiungere la pagina col testo integrale scaricabile in pdf.

venerdì 3 maggio 2013

CREMASCHI ESPULSO A FORZA dagli esecutivi CGIL-CISL-UIL

L'esponente della Rete 28 Aprile - Opposizione CGIL Giorgio Cremaschi ha tentato di parlare durante la riunione degli esecutivi di CGIL CISL e UIL riuniti per approvare il nuovo accordo sulla rappresentanza sindacale. La Presidenza ha impedito il suo intervento e quindi la possibilità stessa di esprimere una opinione in dissenso. Dalle immagini pubblicate da Sky News 24 risulta chiaro che Cremaschi è stato fisicamente allontanato dalla riunione. Nell'intervento telefonico Cremaschi spiega come a suo avviso il nuovo accordo di fatto colpisce la democrazia sindacale ed il diritto di sciopero.



Guarda il video qui:http://www.libera.tv/videos/4475/cremaschi-espulso-a-forza-dagli-esecutivi-cgil-cisl-uil-.html

giovedì 2 maggio 2013

SVASTICHE SULL'AUTO:TUTTA LA MIA SOLIDARIETA' A DON FABIO

Brescia: svastiche sull'auto di Don Fabio Corazzina

Don Fabio Corazzina, ex coordinatore nazionale del movimento cattolico di Pax Christi, lo scorso 26 aprile è stato vittima di un atto vandalico di matrice neonazista.
Nel parcheggio dell'oratorio di Santa Maria in Silva, durante la notte la sua auto è stata ricoperta di svastiche disegnate con bombolette di vernice spray.
Don Fabio se ne è accorto solo la mattina seguente, quando ha salutato venti studenti e i dieci accompagnatori pronti a partire in bicicletta per Ginevra con l'edizione scolastica dell'iniziativa "Per... corri la pace".
"Peccato che l'abbiano fatto alla vigilia di un'iniziativa sulla solidarietà e la tolleranza", è stato l'amaro commento di Don Fabio, "ma ormai ci sono abituato."
Ad esprimere solidarietà al sacerdote, il gruppo Nuova-Resistenza Anpi Brescia: “Alcune settimane fa era nostro ospite per una discussione sull’11esimo Articolo della Costituzione, vittima di un altro atto vandalico di evidente matrice neonazista. Purtroppo non è la prima volta che accadono atti del genere nei confronti di persone come Don Fabio, sempre impegnato a diffondere il valore della pace e dei diritti costituzionali. Serve una presa di posizione forte delle associazioni democratiche del territorio contro queste azioni che non sono solo vandaliche, ma assumono tratti preoccupanti”.



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