martedì 31 maggio 2011

30 Maggio 2011 LIBERAZIONE!!!!!

I tempi stanno cambiando. Stanno cambiando così rapidamente che per la prima volta il 25 aprile è caduto il 30 maggio. Questa è la cronaca di alcune decisive ore della giornata di ieri. Chi scrive è autorizzato dal Cln.

Ore 15.00. Chiusura delle urne a Napoli. Compaiono i primi banchetti di magliette con la scritta "Viva 'o sindaco" e la faccia di De Magistris.
Ore 15,07. Una nota casa farmaceutica svizzera dichiara che testerà i suoi nuovi ritrovati contro l'ulcera su Maurizio Lupi.
Ore 15.25. Primi dati da Milano: Matteo Salvini tenta un gesto estremo: legge un libro. Ricoverato d'urgenza.
Ore 15.38. La Brigata Rosi Bindi entra trionfalmente a Pavia.
Ore 15.42. Una colonna di mezzi blindati della Lega lascia Gallarate sventolando bandiera bianca.
Ore 15.51. Silvio Berlusconi dalla Romania dichiara: «Elezioni in Italia? Non ne so nulla, stavo vedendo il Tg1».
Ore 16.00. A Milano Giuliano Pisapia annuncia l'amnistia per i ladri d'auto e concede un salvacondotto a Letizia Moratti, che potrà lasciare Palazzo Marino protetta dalla speciale permanente in tungsteno.
Ore 16.15. Le brigate Emilio Lussu espugnano Cagliari senza sparare un colpo.
Ore 16.26. Milano. Maurizio Belpietro si scippa da solo, ma la polizia non interviene perché sta festeggiando il nuovo sindaco in piazza del Duomo.
Ore 16.32. Milano. Daniela Santanché di ritorno dall'estetista implora il tassista di evitare Piazzale Loreto.
Ore 16.45. Napoli. Antonio Lettieri vince un terno al lotto giocando i numeri della Smorfia corrispondenti a "sconfitta", "tracollo" e "figur'emmierda".
Ore 17.10. Silvio Berlusconi dalla Romania dichiara: «Elezioni in Italia? Non ne so nulla, stavo vedendo il Tg5».
Ore 17.25. La Brigata Ugo Tognazzi entra trionfalmente a Mantova e lancia tortelli di zucca alla popolazione festante.
Ore 17.28. Il sindaco leghista di Varese chiude le porte della città e annuncia che non accoglierà i profughi padani che arrivano su enormi barconi da Desio e Gallarate.
Ore 17.45. Novara. Il sindaco uscente (Lega Nord) prende contatto con l'organizzazione Odessa per rifugiarsi sotto falso nome a Bariloche.
Ore 18.01. Giuliano Pisapia è ufficialmente il nuovo sindaco di Milano. Telegramma di felicitazioni di Pertini.
Ore 18.22. In una nota riservata indirizzata ai Cln di Napoli e Milano, la direzione del Pd chiede se può levare il bavaglio a Massimo D'Alema e Walter Veltroni, ora che non si temono più loro dichiarazioni autolesioniste.
Ore 18.23. I Cln di Napoli e Milano rispondono con una nota telegrafica: «No».
Ore 18.25. La brigata Beppe Viola libera la cittadina di Arcore, in Lombardia.
Ore 18.30. Silvio Berlusconi in una nota dalla Romania si rivolge a Barak Obama: a Milano hanno votato soltanto magistrati.
Ore 18.32. La nostra cronaca finisce qui. Vado alla festa.

Dal Manifesto 31 maggio 2011


Il viaggio è finito. Siamo arrivati a casa. A casa nostra. E la nostra casa deve essere accogliente, pulita, aperta. Tocca a noi farla così. A ognuno di noi. Buona nuova Milano, milanesi!
Che giornata straordinaria, quella di ieri, che vortice di emozioni, che voglia di cantare, che felicità. Voglio proprio spiegarla, questa parola, perché la ripeto sempre e qualcuno – abbiamo visto che sono la minoranza, però! – non capisce perché. Domenica, a metà pomeriggio ho interrotto una riunione per rispondere a una mail. Mi scrivevano: sono Irene, ho 25 anni, e non capisco come lei faccia a promettere la felicità. La felicità – le ho risposto, e sono parole che ieri ho voluto ripetere – non viene dal possedere un gran numero di cose, ma dall’orgoglio del lavoro che si fa. Io credo davvero che la felicità sia dentro di noi, non nelle cose fuori di noi. E credo che lavorare tutti insieme, perché si crede in qualcosa, senza che ci spinga alcun interesse, sia qualcosa che si può chiamare felicità.
Io ci credo profondamente. E anche voi. Perché in piazza del Duomo, nella nostra magnifica piazza che non avevo mai visto così piena, ieri sera si respirava la felicità.
Buongiorno Milano, dunque. Buon giorno e buon lavoro a tutti noi.

venerdì 27 maggio 2011

BOICOTTIAMOLO

A Reggio Emilia e a ROZZANO (MI), sono stati inaugurati due nuovi ristoranti
ROADHOUSE GRILL, che fanno parte del Gruppo Cremonini.
Vi ricordo che il gruppo Cremonini, come testimoniato da inchieste di REPORT
e come sostenuto anche da Beppe Grillo, è un'azienda che nel corso degli anni si è distinta per una serie di azioni illegali e anche criminali.

Per citarne alcune:

- vendere carne di bovini di oltre 17 anni come carne di bovini inferiore ai 24 mesi di età (tale carne è finita negli omogeneizzati per bambini!)

- vendere svariate tonnellate di carne in scatola avariata a Paesi poveri (guadagnando su incentivi europei per tali esportazioni), tra cui la Russia (dove Report ha raccontato della morte di un 12enne dovuta al consumo di tale carne contenente botulino) e Cuba.
Per la morte in Russia un intermediario della Cremonini ha pagato 150.000 euro per evitare una denuncia e il blocco delle importazioni in Russia.

Al momento dell'indagine fatta da Report, la carne che il governo cubano ha respinto dopo alcune analisi (che confermavano le pessime condizioni di diversi lotti di carne) era stata imbarcata su una nave, ma non per riportarla in Italia per la distruzione.

La nave era destinata all'Angola. La carne avariata verrà distrutta o venduta agli angolani?

Per questo motivo vi invito a non recarvi nei ristoranti ROADHOUSE GRILL, a boicottare anche le altre aziende del gruppo Cremonini che sono:

Autogrill MOTO
carne MONTANA
bar e ristoranti CHEF EXPRESS
(treni e aeroporti)
salumi IBISE'
carni INALCA
supermercati MARR (diffusi soprattutto in Romagna e Marche)

N.B.: la carne bovina utilizzata in tutta Europa dai Mc'Donalds, è fornita dal Gruppo Cremonini

Berlusconi urla ogni poco che viviamo in uno stato di polizia.
Forse ha ragione, ma lui e la Lega ne sono i responsabili!

Negli anni ’70 per fermare le lotte dei lavoratori e degli studenti per una società migliore si è usato ogni mezzo repressivo: denunce, arresti, omicidi e stragi fasciste e di stato.

Piazza Loggia 1974 ne è un esempio: strage contro lavoratori, studenti e pensionati che lottavano contro le aggressioni fasciste coperte dalla polizia, davanti a scuole e fabbriche. La polizia quel giorno compare in piazza dopo l’esplosione, per far lavare la piazza, far sparire ogni prova e aggredire gli operai presenti, di fronte ai corpi straziati delle vittime.

Negli ultimi mesi a Brescia, soprattutto dopo la lotta della gru, la questura ha emesso centinaia di denunce contro chi non è stato ubbidiente alle politiche neoliberiste e leghiste. Una parte dei cittadini bresciani che si oppongono alle ingiustizie e alla miseria delle scelte di questo governo e delle amministrazioni locali vengono minacciati e repressi.
Chi si oppone ai licenziamenti, al lavoro precario, ai gruppi neofascisti e neonazisti, agli sfratti e alla speculazione edilizia, alla clandestinità, allo smantellamento della scuola e della sanità pubblica, allo scempio del territorio e alle privatizzazioni, viene intimidito con denunce e fermi.

A Brescia, ma non solo, sono usati anche strumenti particolarmente odiosi. A decine, gli oppositori protagonisti delle lotte sociali e politiche di questi mesi, sono colpiti dal cosiddetto “avviso orale”, cioè un invito scritto del questore che intima di cambiare condotta di vita (smettere di svolgere attività politica e sociale di opposizione), pena la richiesta di misure restrittive quali soggiorno obbligato, obbligo di firma, ritiro del passaporto ecc. (cosa che sta avvenendo già per una delle persone avvisate”). Sono misure che sono state introdotte contro la criminalità organizzata, contro chi “vive abitualmente con i proventi delle attività delittuose”: oggi, a Brescia, vengono applicate contro il dissenso politico e le lotte di difesa sociale e dei diritti.
Dal numero delle denunce e delle misure repressive sembra che sia in atto una guerra civile, invece siamo di fronte al normale esercizio dei diritti costituzionali di lotta politica e sociale. Normalmente queste denunce non reggono il vaglio dei processi ma, intanto, minacciano e intimidiscono centinaia di persone.
La questura di Brescia deve ritirare queste misure antidemocratiche!!

Per opporsi a questa deriva autoritaria si è costituito il Comitato per la libertà e contro la repressione
La libertà non può essere solo per ricchi e potenti.
Noi non dimentichiamo.

Dal blog fuochidiresistenza

giovedì 26 maggio 2011

Sequestro alla Macogna. 10 indagati per presunto traffico di rifiuti


Dopo anni di denunce, segnalazioni, prese di posizione sull'incredibile situazione urbanistica bresciana nel settore estrattivo e dello smaltimento di rifiuti e dopo la fondamentale puntata di Report dello scorso 3 aprile arriva oggi sulla stampa la notizia di un sequestro presso la cava Macogna per presunti conferimenti illeciti di rifiuti.

Secondo gli inquirenti sarebbero stati conferiti rifiuti provenienti da un cantiere di Mapello, tristemente famoso per le ricerche del corpo della povera Yara Gambirasio.
Da garantista aspetto con ansia l'esito delle indagini ma su questo bacino si pone un problema grande come una casa. C'è ancora chi crede che il PLIS non sia un modo per risarcire ambientalmente la zona?
C'è ancora chi crede che taluni operatori che avrebbero dovuto realizzare opere come da autorizzazione all'escavazione e che nel frattempo si sono eclissati attraverso fallimento e che non pagano neppure i propri dipendenti siano ancora interlocutori seri a cui continuare a concedere autorizzazzioni alle escavazioni nonostante tutto?

Io reputo di no.
Ritengo che a questo punto e dopo questo episodio che è solo l'ultimo di una lunga serie di illeciti accertati avvenuti in questo bacino sia ora di garantire ai cittadini della zona il sacrosanto diritto alla vivibilità. Alla luce dell'arrivo anche di Brebemi.
E mi riferisco anche ai nostri concittadini di Duomo!
Basta tatticismi da parte di chi deve autorizzare.
Si al PLIS e le discariche DRR (inerti) e Profacta (rifiuti speciali) previste in altri lotti del bacino della Macogna vadano in soffitta.
Cosa serve ancora per decidere? Un altro sequestro?

Dal Blog di Angelo Bergomi

mercoledì 25 maggio 2011

Fincantieri licenzia 2551 lavoratori Proteste e scontri in Liguria

A Genova due feriti. A Castellamare di Stabia occupato il municipio. Mentre a Sestri Levante un corteo ha raggiunto la prefettura. Convocato per il 3 giugno l'incontro tra il ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani e le parte sociali

E’ stato fissato per il 3 giugno l’incontro a Roma tra le organizzazioni sindacali e il governo per discutere del piano industriale presentato da Fincantieri, che prevede la chiusura degli stabilimenti di Castellammare di Stabia (Napoli) e di Sestri Ponente (Genova), e un forte ridimensionamento di quello a Riva Trigoso (Genova). A rischio 2551 lavoratori della Fincantieri sui circa 8500 in organico. La data del vertice è stata comunicata dal prefetto di Genova, Antonio Musolino, al termine di un lungo colloquio telefonico con il ministro per lo Sviluppo Economico, Paolo Romani.

Intanto davanti alla prefettura di Genova si sono registrati disordini e scontri tra forze di polizia e dimostranti a conclusione del corteo di protesta contro il piano industriale di Fincantieri. Due gli operai rimasti feriti da manganellate. Uno dei due sanguina dalla testa. Alcuni lavoratori hanno intanto portato e rovesciato dei cassonetti della spazzatura davanti al palazzo del governo, lanciando l’immondizia contro gli agenti di polizia in tenuta antisommossa. Continua intanto il lancio di bottiglie contro i muri del palazzo.

La cosiddetta “ristrutturazione” è contenuta in un piano che la dirigenza di Fincantieri, la società dell’industria navale controllata da Fintecna, a sua volta emanazione del ministero dell’Economia, ha presentato ieri ai sindacati per uscire dalla crisi. Un piano che i rappresentanti dei lavoratori hanno definito “inaccettabile”. E nella notte è esplosa la protesta.

A Castellammare, dove saranno 640 gli operai Fincantieri che finiranno in mezzo a una strada, oltre a 1200 dell’indotto, i lavoratori hanno occupato il Municipio e costretto il sindaco Pdl Luigi Bobbio e la sua amministrazione ad asserragliarsi nelle loro stanze, mentre gli uffici venivano vandalizzati: vetri rotti, mobili divelti, carte buttate giù dalle finestre sopra piazza Farnese, dove altri manifestanti provvedevano a bruciarle. Gli operai stabiesi hanno occupato la sede comunale per tutta la notte. Stamane, annuncia il segretario campano Uilm Giovanni Sgambati, occuperanno la statale sorrentina.

Proteste in atto anche a Sestri Ponente. Circa 700 dipendenti Fincantieri sono scesi in piazza e sono partiti dal cantiere di Sestri diretti verso la Prefettura del capoluogo ligure con l’obiettivo di chiedere un incontro al governo. “Fincantieri -dice il segretario generale della Uilm di Genova, Antonio Apa- deve fare un passo indietro perché è inaccettabile una operazione, come quella che ci è stata presentata ieri dall’azienda, che prevede un drastico ridimensionamento di una eccellenza industriale nel mondo quale è la cantieristica italiana”. “Noi ci rendiamo bene conto della crisi internazionale in cui versa il settore – sottolinea Apa – e siamo disposti a dare il nostro contributo in termini di recupero di efficienza e competitività ma questo può avvenire a condizione che vi sia una prospettiva di rilancio del gruppo e non di ridimensionamento. Genova non può più pagare prezzi così alti”.

Anche a Riva Trigoso i lavoratori hanno sfilato in corteo fino al casello autostradale di Sestri Levante bloccando sia l’ingresso sia l’uscita dall’autostrada.

dal Fatto Quotidiano

martedì 24 maggio 2011

"quelli che gli extracomunitari..."


Già in un post all'inizio dell'anno dedicai una riflessione sulla differenza tra il parlare a vanvera con soli fini demagogici e di propaganda e il voler seriamente risolvere i problemi. La cronaca bresciana di questi giorni ci offre un ulteriore esempio.
Su tutti i giornali è finita la notizia che il 19 maggio scorso sono arrivati nel bresciano 44 profughi provenienti da Lampedua. Di questi 30 sono stati alloggiati presso alcuni appartamenti del villaggio "Miò", a Pisogne, struttura privata in Val Palot. Altri sono stati accolti a Breno, presso Casa Giona. I restanti sono attualmente in un albergo in periferia di Brescia. Nessuna comunicazione ufficiale dalla protezione civile regionale, solo una telefonata al sindaco di Pisogne 48 ore prima dell'arrivo dei profughi.
Cosa ci fanno ragazzi del Burkina Faso e paesi sub-sahariani a Pisogne in Val Palot?
Mi chiedo e vi chiedo. Da dove pensate che vengano i soldi con cui pagare le strutture anche private che accolgono queste persone disperate?
Evidentemente sono soldi pubblici. E la "retta giornaliera" non è sicuramente irrisoria per un tempo che non si può a oggi prevedere.
Stiamo parlando di decine di euro al giorno per persona.
Di fronte a situazioni di accertata gravità una Nazione che vuol definirsi seria un programma di gestione dell'emergenza umanitaria lo deve mettere in atto. Invece in Lombardia la Regione si fa commissariare perchè non vuole o, peggio ancora, non è in grado di fare la sua parte.
E un commissario si deve mettere a casaccio a cercare strutture in grado di ospitare persone che provengono dalle parti più disparate d'Italia.

Piccola riflessione a servizio di tutti. Ma non erano Maroni e la Lega Nord quelli che "... con noi gli extracomunitari non entrano in Italia..."? Non erano Maroni e la Lega Nord quelli che "...ci vuole la tassa sui permessi di soggiorno..."?
Non erano Maroni e la Lega quelli che "per Veltroni gli extracomunitari hanno solo diritti mentre noi abbiamo solo doveri, in particolare il dovere di pagare per tutti"?
Non erano Maroni e la Lega quelli che "..la politica dei respingimenti va avanti..."?

Adesso invece, Maroni e la Lega mandano 35 disperati a Pisogne senza chiedere l'assenso al sindaco locale che non è leghista il quale ha dovuto invece solo prenderne atto e attivarsi in fretta e furia per non far esplodere una soluzione già molto difficile.
Come mai Maroni, non appena si è sparsa la notizia che qualche profugo potesse essere ospitato a Montichiari e vista la reazione, ha fatto retromarcia?
Perchè impone l'ospitalità a amministrazioni a guida non leghista? Nel bresciano per ora è così.

Complimenti Lega, complimenti Maroni.
Il naso di Pinocchio ora tocca terra.

Ma questi campioni del "...quelli che..." l'avranno capita ora la differenza tra il dover risolvere i problemi e il raccontare balle ai cittadini per un voto in più?

E a Rovato la situazione non è diversa, sia chiaro a tutti.
Ci dimentichiamo cosa successe nella campagna elettorale del 2007 anche da noi?
Ve le ricordate le dicerie che "..Cottinelli dà 30 euro al giorno agli extracomunitari..."?
Ve li ricordate i ragazzi con il turbante che volantinavano materiale elettorale e non era materiale di Rovato Civica? Riscopriamo le foto?

Miei cari 10 lettori, riflettete un attimo su questo post. Forse ne vale la pena.

Dal Blog di Angelo Bergomi

mercoledì 18 maggio 2011

Grande risultato elettorale……. a OSPITALETTO

Nella sfida Amministrativa per la carica di Sindaco di Ospitaletto, la lista ” Insieme per Ospitaletto ha vinto le elezioni comunali 2011, eleggendo Gian Battista Sarnico come nuovo Sindaco con il 46,26% ( 3307 voti) contro il 44,57% ( 3186 voti ) di Angiola Giudici del “Centro Destra per Ospitaletto”.

Molto male la lista di Giulio Incontro di “Ospitaletto prima di tutto” che nonostante la dispendiosa campagna elettorale, ottiene solo il 5,41% (387 voti).

Purtroppo raccolgono troppi consensi la lista nazifascista “Forza Nuova” chiudendo con il 3,75% ( 268 voti).

Buon Risultato per il nostro candidato Daniele Pigoli che con 162 voti entra a far parte del consiglio comunale come 5° miglior risultato della lista.

Il Circolo di Rifondazione Comunista di Ospitaletto e l’Associazione “ Alternativa a Sinistra per Ospi” Ringraziano i cittadini per la preferenza data al nostro candidato e perché finalmente si è dato un’importante svolta a questo paese, MALgovernato ormai da troppi anni dalla Lega e PDL.

Si ringrazia in particolare tutti e tutte coloro che hanno contribuito al successo della campagna elettorale fornendo un aiuto volontario fondamentale.

UN VOTO STORICO

A due giorni dalla chiusura dei seggi si può fare un’analisi molto interessante della situazione politica e dello stato della Federazione della Sinistra. Vi sono alcuni punti su cui è utile riflettere e punti che si delineano dal voto di circa 13 milioni di persone.
1) La sconfitta di Berlusconi è assodata. Aveva fatto delle elezioni di Milano un referendum sulla sua persona; e l’ha clamorosamente perso. Lo denota lo scarso risultato della Moratti e lo denotano le 27 mila preferenze prese da lui. Il suo obiettivo era superare il risultato delle comunali del 2006, e quindi ricevere più di 53 mila voti. Obiettivo miseramente fallito. La gente, in questo modo, ha detto che è stanca del suo modo di fare politica; tutte promesse e nessun fatto. Gli elettori di centro-destra gli hanno sbattuto in faccia anche che l’attacco continuo alla magistratura e la denigrazione degli avversari non sono più accettati; il dato inequivocabile di questa idea sono le sole 700 preferenze raggiunte da quel Lassini che aveva tappezzato la città di manifesti con scritte che tutti noi ricordiamo: “Via le BR dalle procure”. Il PDL poi non può esultare neanche a Napoli dove pensava di stravincere, mentre il suo candidato si è fermato ad un poco onorevole 38% andando così al ballottaggio con Luigi de Magistris, candidato sostenuto dalla Federazione della Sinistra e dall’IDV. E neanche la Lega se la passa meglio, se a Milano rispetto all’anno scorso perde quasi 5 punti percentuali. Leggi l’articolo completo

sabato 14 maggio 2011

S'è spento a 81 anni
«Pippo» apicella
decano del Foro

Fu parte civile nel processo Strage e crebbe una generazione di legali



Pierdomenico «Pippo» Apicella
È morto nella notte di giovedì l'avvocato Pier Domenico apicella, più noto come «Pippo», un decano del foro di Brescia.
Ottantuno anni compiuti a febbraio, apicella aveva avuto un infortunio a novembre: si era fratturato un femore ed era stato costretto a letto.
Pur provato nel fisico, ha conservato fino all'ultimo un'invidiabile lucidità culturale, la stessa che ha sempre distinto la sua attività professionale.
Il suo nome è legato a importanti eventi giudiziari, su tutti il processo per la strage di piazza della Loggia. Ha fatto parte del primo pool di parti civili, finendo in rotta di collisione con il partito in cui aveva militato per anni, il Pci (era iscritto alla sezione «Caprani» di corso Garibaldi e fu un collaboratore del circolo culturale «Antonio Banfi»), rispetto alla decisione di costituirsi contro Ermanno Buzzi e il suo giro, la cosiddetta pista bresciana che altri colleghi ritenevano plausibile, quantomeno come base logistica per la strage.
Per apicella bisognava proseguire sulla pista politica, intuendo che non poteva limitarsi tutto a una faida locale di balordi. Le inchieste recenti hanno permesso di capire che dietro quel gesto sciagurato c'era davvero un disegno politico che ha unito destra eversiva e settori deviati dello Stato.
Dopo la rottura con il Pci, apicella non aveva abbandonato la passione per la politica: all'inizio degli anni '80 era stato candidato al Senato dai Radicali. Traguardo non raggiunto per un pugno di voti. I più, comunque, lo ricordano per l'intensa e appassionata attività forense e per aver cresciuto un'intera generazione di avvocati, a partire dal figlio Gregorio.
I funerali di Pippo apicella si svolgeranno lunedì alle 15.30 partendo all'obitorio dell'ospedale Civile per il cimitero di Sant'Eufemia.T.Z.

Dal Bresciaoggi 14/05/2011


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L'avv. Pippo Apicella
Non conformista. Uomo capace di guardarsi dentro, di capire le cose, di interpretarle. Per trarne scelte difficili quanto coraggiose. Qualità professionali, preparazione culturale, coraggio civile, originalità. Così viene ricordato l'avvocato Pier Domenico Apicella, a tutti noto come Pippo, mancato all'età di 81 anni. Molti gli hanno reso omaggio ed espresso vicinanza alla famiglia nella camera ardente all'obitorio dell'Ospedale Civile. Lascia la moglie Nina ed i figli, Lorenza e Gregorio. L'avv. Apicella si era laureato con una tesi in Diritto romano, ricorda oggi chi ha avuto la fortuna di averlo maestro. Profondissima la sua cultura professionale, «padrone» come pochi della procedura penale, dotato di non comuni doti di oratore. Al processo per la strage di piazza Loggia fu protagonista dello strappo nel collegio di parte civile seguendo la non ortodossia di una diversa pista. «Ci volle molto coraggio» dice uno dei suoi allievi d'allora. Lunedì l'addio. I funerali alle 15, al tempio crematorio di S. Eufemia.

Dal giornale di Brescia 14/05/2011



LE MIE PIU' SENTITE CONDOGLIANZE ALLA FAMIGLIA CHE HO AVUTO L'ONORE DI CONOSCERE E STIMARE IN TANTE OCCASIONI.

CIAO PIPPO

venerdì 13 maggio 2011

COMUNICATO SINDACALE

Dopo la sottoscrizione del Contratto di dolidarietà per gli stabilimenti di Ospitaletto e di Nave via Bologna e dopo la dichiarazione di disponibilità della direzione aziendale di aprire la discussione per il rinnovo del contratto aziendale,sono state definite la date per i primi incontri:

Giovedì 19 maggio:

ore 15 presso lo stabilimento di Nave via Bologna incontro per gli stabilimenti di Ospitaletto e Nave via Bologna

Lunedì 23 maggio:

ore 15 presso lo stabilimento di Montirone incontro per gli stabilimenti di Montirone e Nave-via Brescia



Fiom-Cgil Brescia

CHI LOTTA PUO' PERDERE,CHI NON LOTTA HA GIA' PERSO.(GUEVARA)

Contratto di solidarietà alla Stefana di Ospitaletto e di via Bologna a Nave: finalmente la firma. La ratifica dell'intesa - già raggiunta dalle parti - è maturata ieri mattina in sede, tra azienda e sindacati.
L'AMMORTIZZATORE sociale - da lunedì prossimo - sarà utilizzato per 12 mesi con possibile proroga per altri 12: coinvolgerà 430 addetti, tra i due stabilimenti, su complessivi 480, con una riduzione d'orario media superiore al 53%. Durante l'incontro la direzione ha manifestato la disponibilità ad aprire la trattativa per il rinnovo dell'integrativo scaduto da oltre tre anni.
La Fiom - che ha comunque attuato la manifestazione annunciata - esprime soddisfazione «per il risultato raggiunto con il forte impegno dei lavoratori». Giudizio positivo anche dalla Fim per un'intesa che «garantire i dipendenti».

lunedì 9 maggio 2011

CINICO DISPREZZO DELLA CONFINDUSTRIA VERSO LE VITTIME DELLA "THYSSEN"

Con l'applauso di solidarietà all'ad della ThyssenKrupp Herald Espenhahn, recentemente condannato in primo grado a 16 anni e mezzo per la morte dei sette lavoratori nel rogo di Torino, la Confindustria dimostra «un cinico disprezzo verso la vita dei lavoratori»: lo sostiene l'associazione Legami d'Acciaio, che riunisce i familiari delle vittime ed ex operai ThyssenKrupp Torino. Nel definire «gravissime la posizione e le dichiarazioni di Confindustria, in particolare del Presidente Emma Marcegaglia», l'associazione afferma che «Confindustria, anzichè prendere le distanze dagli assassini della ThyssenKrupp, che - a suo parere - non hanno esitato a lucrare ignobilmente sulla pelle dei lavoratori, esprime loro solidarietà e vicinanza, dimenticando il terribile calvario patito dalle vittime e dai loro familiari e parenti, dimostrando un cinico disprezzo verso la vita dei lavoratori».

L'associazione sostiene che i sette operai sono stati «uccisi in nome del profitto» e afferma che «le parole della Marcegaglia lasciano intendere che sarebbe più conveniente investire laddove norme e controlli in fatto di sicurezza sul lavoro siano meno vincolanti per le imprese». «Queste - scrive l'associazione dei familiari delle vittime di Toirno - le orribili aspettative che i vari Marcegaglia, Espenhahn, Marchionne, Carbonato, Di Girolamo e Cicchitto vorrebbero veder avverarsi in questo Paese. La scelta sembra essere: impunità o delocalizzare dove si può uccidere senza subire processi?» «Non possiamo che ritenerci profondamente indignati e offesi da tali dichiarazioni - conclude l'associazione - La sicurezza nei luoghi di lavoro è un obbligo delle imprese e delle istituzioni e non può essere delegata in alcun modo ai lavoratori e chi non rispetta le norme e uccide in nome del profitto deve pagare. Continueremo a portare avanti la lotta per avere non solo giustizia ma un lavoro sicuro e dignitoso per tutti i lavoratori». (ANSA)

sabato 7 maggio 2011

In Val Sabbia la più grande centrale fotovoltaica pubblica d'Europa

6.5.2011 - Giorgio Cremaschi: "Sciopero riuscito, si va avanti contro governo e Confindustria, anche senza Cisl e Uil"

Lo sciopero è riuscito dappertutto, nonostante le difficoltà e l’attacco continuo ai diritti del lavoro e anche le debolezze nella sua preparazione. Lo sciopero ha mostrato una volontà di lotta che tocca milioni di persone. E’ un segnale importante e non scontato. Si vuole continuare, non ci si vuole arrendere, non si vuole accettare la politica economica disastrosa del governo e, assieme ad essa e corollario di essa, l’attacco ai diritti e alle libertà del lavoro condotto da Marchionne e dalla Confindustria. Chi ha scioperato, chi è sceso in piazza, lo ha fatto contro il governo, ma anche contro il padronato, senza particolari e sempre meno comprensibili distinzioni. Questo è il messaggio che viene da questa giornata. Bisogna continuare sia rispetto alle scelte del governo, sia contro l’attacco ai contratti e ai diritti. (...) Non è all’ordine del giorno un ritorno alla concertazione ma bisogna ricostruire il potere contrattuale e i diritti del mondo del lavoro, mentre si lotta per una diversa politica economica e sociale. Il governo ieri ha fatto capire che le responsabilità della crisi sono della Confindustria. La Confindustria domani dirà che le responsabilità sono del governo. La verità è che Confindustria e governo sono solidali entrambi nella responsabilità di aver affrontato la crisi economica con il taglio ai diritti sociali, con l’attacco al contratto nazionale e con gli accordi separati, con la ricerca del massimo guadagno mentre si taglia l’occupazione. Se la crisi si è aggravata è colpa loro e delle ricette che hanno utilizzato per affrontarla. Lo sciopero è anche un segnale chiaro che non si può tornare all’unità con Cisl e Uil fino a che queste organizzazioni non cambiano strada rispetto al governo e al padronato. Tutte e tutti coloro che hanno scioperato e sono scesi in piazza hanno mandato un messaggio chiaro: si va avanti contro il governo e la Confindustria anche senza Cisl e Uil.

venerdì 6 maggio 2011

La Franciacorta dei vigneti al veleno


Da Radio Onda d'Urto

Con la primavera in si riapre la stagione dei trattamenti antiparassitari sui vigneti. Quintali di veleni spruzzati per uccidere insetti, per evitare malattie delle piante, per seccare le erbe infestanti. Sostanze nocive e tossiche che finiscono nell’aria, nei terreni, nei frutti e nell’acqua di un territorio sempre più in apnea ecologica. E i cittadini che abitano a fianco delle piantagioni costretti ad assorbire grandi quantità di indesiderati inquinanti. Come se non bastassero le discariche e la cementificazione selvaggia, in la monocultura per lo spumante, mette a dura prova un territorio publicizzato come eden turistico\gastronomico. Anche se qualche cantina tenta di convertirsi a metodi meno cruenti, anche se il consorzio vini cerca di imporre dei disciplinari meno impattanti, le cantine tendono a minimizzare i costi e continuano a gestire in modo sconsiderato i metodi di coltivazione utilizzando massicciamente la chimica. Si impone l’inerbimento ma si continua a diserbare sopra le radici, si chiede la verifica della necessità di un trattamento con una visita al campo ma si continua ad usare il metodo “calendarizzato” senza sapere se il vigneto ha subito l’attacco dell’agente che si va a contrastare con il prodotto. La solita gestione “all’italiana” che produce danni alla salute e esaurisce il territorio… ma finchè le vendite aumentano…

Ne parliamo con Amilcare di Passirano che ha proposto un’ordinanza in consiglio comunale per limitare l’uso e gestire i metodi di spargimento dei trattamenti e che ci spiega quali sono i principali problemi della monocultura.

Clicca qui per sentire l’intervista fatta ad Amilcare [Download]

A2A e il dialogo con la città

4/05/2011 SALA PIAMARTA. Il presidente del consiglio di sorveglianza a confronto con i vertici di Prc sull'ex municipalizzata.
Bertocchi: «Sarebbe meglio che l'azienda tornasse pubblica». Tarantini replica: «Una volta entrati in Borsa tutto è cambiato. Ma ci sono correttivi possibili»

Un incontro tra diversi perché si può imparare ovunque. Graziano Tarantini, una storia in Comunione e Liberazione e presidente del Consiglio di Sorveglianza di A2A, accetta l'invito di Rifondazione Comunista e si confronta sul futuro dei servizi dell'azienda municipalizzata. Anzi, ex municipalizzata, perché tra una fusione e l'altra A2A è ora uno dei colossi italiani nel campo dei servizi quotato in Borsa.

Fiorenzo Bertocchi, segretario di Rifondazione comunista a Brescia, nell'introdurre la serata nella sala Piamarta di via San Faustino (moderata da Giovanni Armanini), i termini del problema li sintetizza in questo modo: quando si nomina A2A si sta parlando di acqua, calore, energia, ciclo dei rifiuti e quindi di come e quanto consumiamo le merci. Sono cose essenziali per la vita delle persone e Bertocchi provoca: non sarebbe meglio far tornare pubblica l'azienda, toglierla dalla Borsa e renderla così più al servizio dei cittadini per investire in ricerca, fare innovazione, ragionare di beni comuni, tenere bassi i prezzi. Insomma, avere un'azienda che si occupi meno di «produrre» e di produrre più servizi di qualità per i cittadini?
Tarantini la questione non la elude, anzi. «Non sono un liberista convinto, sono per l'economia sociale di mercato», spiega. E aggiunge che le distorsioni della finanza non lo hanno mai appassionato, e questo già prima dei disastri della crisi globale ancora in corso. Poi entra nel merito, sottolinea che quando una società (Asm) entra in Borsa cambia tutto e che forse anche l'azienda, quando è stato fatto questo passo, avrebbe dovuto fare di più per adattarsi al nuovo contesto. Detto questo, per Tarantini è indubbio che tutto quello che è appetibile sul piano finanziario contrasta con quello che non produce immediatamente redditività. Ritiene però che questa logica possa essere in parte mitigata non tornando a un'improbabile ripubblicizzazione, quanto piuttosto, « facendo in modo che il portafoglio titoli dell'azienda vada nelle mani di investitori che premiano scelte di redditività di medio periodo e non di breve termine».
DA PARTE SUA anche una nota sul territorio, che per non trasformarsi in demagogia non può essere solo il dividendo per l'azionista, ma deve essere visto nel suo insieme. Per cui sì agli investimenti e di conseguenza alle prospettive occupazionali e alle opportunità per i giovani.
Ugo Cherubini, segretario provinciale della Filctem Cgil, ricorda che A2A, dopo l'Ospedale civile, è la più grande azienda bresciana in termini di occupazione. Da qui parte per dire che oggi l'azienda ha intrapreso la strada della contrazione del costo del lavoro. Le relazioni sindacali ci sono, si tenta ancora la strada del confronto, ma poi intervengono anche le decisioni unilaterali. Non è un caso insomma se le organizzazioni sindacali hanno proclamato lo stato di agitazione con blocco degli straordinari e un pacchetto di scioperi da fare nei prossimi mesi. Cherubini osserva «un'assenza della politica», che non deve fare invasioni di campo nelle relazioni tra azienda e sindacati, ma almeno (in quanto azionista) dare un indirizzo generale. Di sicuro, spiega Cherubini, «un maggiore dialogo con la città e con i lavoratori sarebbe un valore aggiunto per l'azienda».
Sullo sfondo anche i referendum sull'acqua e il nucleare di metà giugno (salvo rinvii). Rifondazione invita a votare un sì convinto. Tarantini si limita a osservare che si vedrà dopo i risultati. É evidente però che quel voto influenzerà anche gli sviluppi futuri di A2A.
In chiusura Matteo Gaddi, responsabile nazionale Prc Politiche del Nord, ragiona tra le altre cose di effetti delle privatizzazioni in Italia, che non sempre hanno portato ai risultati propagandati.

dal BresciaOggi

giovedì 5 maggio 2011

Boicotta Israele - Boicotta Nichi Vendola

[Comunicato del "Comitato con la Palestina nel cuore", Roma] Il comunicato stampa della Press Regione-Agenzia giornalistica sulle dichiarazione del Presidente della Regione Puglia Niki Vendola molto sinceramente non ci sgomenta, perché perfettamente in linea sia con il personaggio, sia con il manifesto sionismo della stragrande maggioranza del panorama politico italiano.

Con la scusa della cultura ebraica e del suo festival in terra di Puglia Niki Vendola parla di questioni concrete come “rapporti economici, commerciali, istituzionali”, quelli che realmente stanno a cuore allo Stato di Israele, e non a caso questo è avvenuto a margine di un incontro con l’Ambasciatore di quello stato, e non certo con l’addetto culturale.

Vendola prosegue poi nel panegirico di Israele citando esempi calzanti non nel campo culturale ma in quello dei rapporti economici, cita infatti la trasformazione di “aree desertiche in luoghi produttivi e in giardini”, dice che Israele è un “Paese che si confronta col tema mondiale del governo del ciclo dell’acqua, dell’energia, dei rifiuti con pratiche di avanguardia” ecc.

Facciamo un po’ di chiarezza intanto su queste affermazioni:

Israele ha trasformato il deserto in giardini grazie al furto sistematico e costante dell’acqua del popolo palestinese, della Siria (alture del Golan) e del Libano (area delle Fattorie di Shebaa), i palestinesi vivono al limite della disidratazione, altro che governo del ciclo delle acque!, per quanto riguarda i rifiuti invece se Vendola si riferisce al sistema di trattamento usato dalla ArrowBio che la giunta Polverini vuole adottare nel Lazio e che si sta cercando di installare presso il comune di Guidonia non c’è nulla di innovativo, questo sistema viene proposto ed installato anche da ditte italiane, e sarebbe certamente trasparente conoscere i costi delle rispettive proposte; per l’energia basti ricordare che il 40% del fabbisogno del gas di Israele viene fornito dall’Egitto al 25% del costo di mercato, ovvero rapinando il popolo egiziano di questa ricchezza, e non a caso recentemente c’è stato un secondo attentato al gasdotto in questione.

Vendola non ricorda, non condanna, non deplora 60 anni di occupazione israeliana delle terre palestinesi, Vendola non spende una parola sul muro dell’apartheid, Vendola non chiede la liberazione degli 11.000 prigionieri palestinesi racchiusi nelle prigioni israeliane, per la maggior parte senza processo ma con detenzione amministrativa, Vendola non spende una parola sull’assedio inumano a cui è sottoposta la Striscia di Gaza, no, nulla di tutto questo, Vendola fa il panegirico di Israele e pensa agli affari!!!

Dulcis in fundo chiede di effettuare una visita ufficiale in Israele per far giungere ad un punto di svolta le relazioni bilaterali.

Che tristezza, l’uomo che si propone come rinnovatore della sinistra che mendica un incontro per accreditarsi quale amico dei sionisti!!!. Ha capito che in Italia non si fa carriera senza l’appoggio e la sudditanza al sionismo, e da buon politicante quale è sempre stato si accoda prontamente, cosa sono 60 anni di sofferenze e miserie del popolo palestinese di fronte ad un luminoso futuro alla giuda della sinistra italiana?

In Italia è in corso, con crescente successo, la campagna di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni dell’economia israeliana, proponiamo di inserire Niki Vendola ed il suo partito nella lista dei prodotti da boicottare, non facciamo più sconti a chi ammanta di bella retorica la propria sudditanza al sionismo.

Comitato con la Palestina nel cuore – Roma

Due Presidenti, due opinioni sulla guerra


L’Italia, a mio avviso, deve essere nel mondo portatrice di pace: si svuotino gli arsenali di guerra, sorgente di morte, si colmino i granai di vita per milioni di creature umane che lottano contro la fame. Il nostro popolo generoso si è sempre sentito fratello a tutti i popoli della terra. Questa è la strada, la strada della pace che noi dobbiamo seguire.
SANDRO PERTINI
L’ulteriore impegno dell’Italia in Libia (…) costituisce il naturale sviluppo della scelta compiuta dall’Italia a metà marzo, secondo la linea fissata nel Consiglio Supremo di Difesa da me presieduto e quindi confortata da ampio consenso in Parlamento.
Ancora una volta i Comandi e vari comparti delle nostre Forze Armate sono chiamati a fare la loro parte con la professionalità e la dedizione che li distinguono.
GIORGIO NAPOLITANO



Comunicato stampa

PIANO MARCHIONNE / REFERENDUM EX BERTONE

Con la “new strategy” messa in campo alla ex Bertone “per togliersi dall’isolamento” la Fiom ha scelto di far approvare il SI a “furor di popolo” per “garantire” a Marchionne l’opportunità di “togliersi dallo stallo e mettersi in sella all’agognato presidenzialismo” ad oggi negatogli a muso duro dagli operai di Pomigliano e Mirafiori che, coi precedenti referendum, avevano fortemente “offuscato” l’immagine pubblica e politica dell’a.d. della Fiat.

Per un sindacato che si vanta di rappresentare la stragrande maggioranza dei lavoratori di Grugliasco sarebbe stato facile consentire un risicato “SI” alla Fiat continuando (come hanno insegnato i lavoratori di Pomigliano e Mirafiori) a contrapporre alla risicata “vittoria di Pirro” della Fiat la sostanziale delegittimazione di consenso sulle catene di montaggio, posizionando la minacciosa “spada di Damocle” degli operai sulla testa delle autoritarie pretese aziendali. Ma ciò non avrebbe prodotto alcuna possibilità nello scambio con la Fiat. E’ questa in sintesi la “vittoria” cercata da Landini ed “offerta” alla Fiat: “io col tuo aiuto posso controllare gli operai e te l’ho dimostrato, tu mi riconosci ed aiuti il mio sindacato perché a differenza di Pomigliano e Mirafiori - dove ci sono anche i sindacati di base - se vuoi il plebiscito come a Grugliasco, hai bisogno della Fiom” ! Avrà anche il coraggio di dirlo ai lavoratori dai palchi delle “manifestazioni” del prossimo 6 maggio…?!

Alla luce dei fatti si può senz’altro ribadire e confermare, oggi come allora, che il risultato del NO di Pomigliano e Mirafiori non solo non è ascrivibile alla Fiom (che non prese mai parte con chiarezza alla campagna per il NO promossa invece dai sindacati di base) né da questa può essere rappresentato, ma ha addirittura impedito il ricercato rientro, di questo sindacato, nelle grazie aziendali.

Dichiarare che “la lotta al piano-Marchionne equivale al suicidio operaio” e che per questo bisognava votare “SI” significa non solo dare credibilità ai fantomatici piani di deindustrializzazione speculativa della Fiat (Pomigliano e Mirafiori sono ancora in cassa come lo sarà Grugliasco, con Modena come Termini Imerese senza dimenticare la chiusura e la speculazione edilizia nei suoli ex Alfa Romeo ecc.) ma innanzitutto abdicare definitivamente alla -sia pure solo millantata - difesa delle ragioni dei lavoratori ed accettare l’ineluttabilità delle conseguenze di lacrime e sangue ed ogni intollerabile uso politico-ricattatorio e neoschiavistico della crisi economica e finanziaria contro i lavoratori stessi.

Così facendo la Fiom ha scelto di “perdere la guerra per la sopravvivenza datorialmente assistita dell’organizzazione”, ciò a discapito della condizione dei lavoratori e - cosa se possibile ancora più grave - all’interno di una vertenza “epocale” che vede la Fiat fare da bandiera all’intero padronato che punta alla destrutturazione eversiva di ogni norma democratica e contrattuale in ogni luogo di lavoro sia privato che pubblico.

Ma FIOM-FIM-UILM come sindacati-unici stanno a Grugliasco, in molte fabbriche ci sono ancora i sindacati di base che “resistono” nonostante i feroci attacchi della Fiat: su di loro potranno sempre contare i lavoratori.

Slai cobas Fiat Alfa Romeo e terziarizzate – Pomigliano d’arco, 4/5/2011

mercoledì 4 maggio 2011

TESSERAMENTO PRC 2011

Ieri sera al Comitato Politico si è discusso tra le varie cose del tesseramento 2011.

Ritengo sia necessario rimarcare alle compagne ed ai compagni le seguenti note esplicative:

- ogni tessera costa alla Federazione di Brescia 7 euro inoltre 3 rimangono a disposizione del circolo/nucleo per un totale di 10 euro mentra il rimanente serve come finanziamento al funzionamento della sede bresciana;

- fatta la media matematica del tesseramento 2010 risulta evidente una quota tessera procapite inferiore ai 20 euro cosa che sposta la necessità di raccolta fondi verso altre attività fondamentali ma abbastanza aleatorie quali feste che dipendono chiaramente dalle condizioni atmosferiche e strutturali od iniziative come " arancia metalmeccanica" con scopi istituzionali decisamente diversi;

- non siamo un Partito istituzionalizzato ovvero per ora privi di rappresentaza nelle sedi provinciali, regionali e nazionali grazie alle leggi truffa etc. etc. etc. quindi le spese per campagne elettorali e referendarie non vengono rimborsate.

Fatta questa sintesi suggerisco una indicazione di massima alle compagne e compagni che promuovano il tesseramento o meglio una indicazione di minima!

Impostare il tesseramento su due importi monetari minimi:
- tessera con importo minimo di 20 euro per pensionati, studenti,cassaintegrati, disoccupati ovvero tutti quei soggetti sociali privi o con ridotte/estemporanee entrate economiche;
- tessera con importo minimo di 40 euro per dipendenti, professionisti, artigiani etc. ovvero tutti quei soggetti sociali con sicure entrate economiche.

Voglio rimarcare che vale come indicazione di massima ma ormai necessaria se vogliamo ottimizzare la nostra militanza per non cadere volenti o nolenti nella estenuante continua ricerca di forme di finanziamento alternative che devono rimanere un qualche cosa in più ed essenzialmente forme di informazione/propaganda e solo in seconda istanza un fattore economico.
Nota a margine la gestione della Federazione è sotto stretto controllo da parte della compagna Emanuela ed è una sicurezza in più inoltre fatti eclatanti come la sottrazione da parte di ex compagni di apparati telefonici con danni economici alla Federazione non potrà più accadere.

Coor . Franciacorta
Rossano Quirini

martedì 3 maggio 2011

GUERRA APERTA ALLA STEFANA

Dal Bresciaoggi 03/05/2011

Continua la protesta della stefana a Nave per contrastrare la decisione assunta dalla proprietà in merito al contratto di solidarietà. Ieri l'azienda nel corso delle 2 ore di sciopero a rotazione indetto dalle Rsu con blocco delle portinerie e delle merci (a cui secondo fonti sindacali la partecipazione è stata totale da parte degli addetti) ha tentato di far entrare comunque i camion.Nello stabilimento di via Bologna dove lavorano oltre 260 addetti è scattata da giovedì la protesta, decisa dalle Rsu e articolata in due ore di sciopero al giorno. Dopo aver redatto un verbale d'accordo con le organizzazioni di categoria, poi sottoposto al voto dei dipendenti e approvato in assemblea, come spiega il sindacato, la società ha comunicato alla controparte di non voler procedere all'applicazione dell'ammortizzatore sociale.

Dal Giornale di Brescia 03/05/2011

C'è agitazione alla Stefana di Nave (dove si trova il laminatoio del gruppo, gli addetti sono 264). Venerdì e ieri si sono svolti degli scioperi a rotazione per protestare, come sottolinea la Fiom Cgil, contro l'inaspettato dietrofront dell'azienda che, dopo aver dichiarato la disponibilità a ricorrere ai contratti di solidarietà, ha ora sospeso la firma dell'accordo.
Il sindacato aveva sottoscritto un'ipotesi di intesa per utilizzare l'ammortizzatore sociale per i prossimi 12 mesi, iniziando proprio da ieri. I lavoratori coinvolti sarebbero stati 431 (oltre che a Nave, ve ne sono 225 all'acciaieria di Ospitaletto). La Fiom Cgil aveva subordinato la firma finale dell'accordo all'approvazione da parte dei lavoratori. Ma, dopo aver ottenuto il via libera dalle assemblee, i rappresentanti dei dipendenti hanno scoperto che la direzione Stefana non era più disponibile.
Le motivazioni sarebbero legate agli scioperi che si stanno effettuando a Ospitaletto, a causa del contratto integrativo scaduto da più di tre anni. Ma il sindacato ribatte: «Se si risolvono i problemi, le proteste cessano; lo sciopero non è una condizione definitiva».

domenica 1 maggio 2011

STORIA DEL 1 MAGGIO

Storia del primo maggio

La Festa del lavoro o Festa dei lavoratori è una festività celebrata il 1º maggio di ogni anno che intende ricordare l’impegno del movimento sindacale ed i traguardi raggiunti in campo economico e sociale dai lavoratori. La festa del lavoro è riconosciuta in molte nazioni del mondo ma non in tutte.

Più precisamente, con essa si intendono ricordare le battaglie operaie volte alla conquista di un diritto ben preciso: l’orario di lavoro quotidiano fissato in otto ore (r.d.l. n. 692/1923). Tali battaglie portarono alla promulgazione di una legge che fu approvata nel 1867 nell’Illinois (USA). La Prima Internazionale richiese poi che legislazioni simili fossero introdotte anche in Europa.

L’origine della festa risale ad una manifestazione organizzata negli Stati Uniti dai Cavalieri del lavoro (Knights of Labor, associazione fondata nel 1869) a New York il 5 settembre 1882. Due anni dopo, nel 1884, in un’analoga manifestazione i Cavalieri del lavoro approvarono una risoluzione affinché l’evento avesse una cadenza annuale. Altre organizzazioni sindacali affiliate all’Internazionale dei lavoratori – vicine ai movimenti socialisti ed anarchici – suggerirono come data della festività il primo maggio. Leggi l’articolo completo