domenica 27 febbraio 2011

CONVENZIONE CON LE IMPRESE DI ONORANZE FUNEBRI


CON DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA COMUNALE N. 131 DEL 22/11/2010 E' STATO APPROVATO IL TESTO DI UNA CONVENZIONE TRA L'AMMINISTRAZIONE COMUNALE E LE DITTE DI ONORANZE FUNEBRI. CIO' PER OFFRIRE L'OPPORTUNITA' PER I CITTADINI DI POTER USUFRUIRE PER LIBERA SCELTA DI UN SERVIZIO DI QUALITA' A TARIFFE AGEVOLATE PER LO SVOLGIMENTO DEI FUNERALI SUL TERRITORIO COMUNALE.

http://www.comune.cazzago.bs.it/upload/convenzione%20con%20le%20onoranze%20funebri.doc

sabato 26 febbraio 2011

QUALE FUTURO PER LA SIDERURGIA?



SABATO 5 MARZO 2011

ore 14.00

Federazione P.R.C

via Cassala,34 Brescia

DIBATTITO PUBBLICO

Introduce:

Fiorenzo Bertocchi

Segretario provinciale Brescia

Intervengono:

Francesco Bertoli

Segreteria Fiom di Brescia

Augusto Rocchi

Segreteria na

zionale P.R.C

Vittorio Barbi

Segreteria nazionale FIOM

Matteo Gaddi

Responsabile politiche nord P.R.C

R.S.U delle aziende siderurgiche Bresciane e del nord italia

(RSU Marcegaglia; RSU Acciaierie Beltrame di Vicenza; RSU di una acciaieria del Friuli Venezia Giulia; FIOM Vallecamonica)

Comitati Ambientalisti locali

Coordina Achille Peluchetti

Responsabile

Lavoro segreteria P.R.C Brescia




venerdì 25 febbraio 2011

La svolta politicista di Vendola



di Paolo Ferrero

Nell’impazzimento della politique politicienne che caratterizza il centro sinistra, l’ultima uscita di Vendola, che propone di andare alle elezioni con Fini, è quella sino ad ora più incredibile.
La proposta, motivata per fare un governo di scopo che dia vita ad una nuova legge elettorale e alla cancellazione delle leggi vergogna, è in realtà del tutto indeterminata proprio sulle questioni che vengono messe al centro della proposta. Qualche giorno fa D’Alema - il primo che ha proposto l’accrocchio elettorale con Fini – ha detto chiaramente che una coalizione di tal fatta dovrebbe dar vita ad una legislatura costituente, cioè che abbia al centro la modifica della Costituzione repubblicana, il federalismo e alcune riforme economiche. E’ questo il profilo che deve avere la coalizione con Fini? Per modificare la Costituzione? E per fare quale legge elettorale visto che Fini si è sempre pronunciato per il bipolarismo e per il presidenzialismo alla francese? Per fare che politica economica e sociale visto che Fini ha votato tutte le leggi di Berlusconi e si proclama iper liberista?
A me pare evidente che una coalizione di questo tipo, lungi dal rappresentare un passaggio necessario per uscire dal berlusconismo, rappresenterebbe l’ennesimo episodio di trasformismo con l’effetto di accentuare ulteriormente la crisi della politica. E non si dica che questo schieramento rappresenterebbe il nuovo Cln. Il Cln non venne costruito con i gerarchi fascisti che avevano messo in minoranza Mussolini nella seduta del gran Consiglio del fascismo del 25 luglio 1943. Il Cln venne formato dai partiti antifascisti e aveva un’ispirazione inequivoca sul piano della costruzione di un’Italia democratica.

La proposta è assurda sul piano elettorale. Come si possa pensare di sommare i voti degli elettori ex missini che sostengono Fini con quelli della sinistra è mistero assai consistente. Per dirla tutta, per come è messa Fli, la scelta di allearsi con Fini e di rompere con la sinistra, non porterebbe alcun vantaggio elettorale per battere Berlusconi. Anzi, rischierebbe di dar luogo ad una coalizione che intercetterebbe meno voti di quella di centrosinistra più la sinistra. Si tratta quindi di una scelta puramente politicista frutto di un modo di ragionare tutto interno dalle dinamiche di Palazzo. Il punto vero è che Berlusconi non è per nulla intenzionato ad andarsene a casa e che quindi le chiacchiere stanno a zero. In questo contesto la nostra proposta è la seguente: proponiamo a Pd, Sel e Idv di promuovere una manifestazione nazionale per il 17 marzo contro il governo, come atto fondativo di una coalizione democratica che si presenti unita alle prossime elezioni.
Per andare alle elezioni è necessario cacciare Berlusconi. Per cacciare Berlusconi gli inciuci di palazzo si sono dimostrati del tutto inefficaci. Occorre costruire una vasta ed unitaria mobilitazione sociale. Per questo proponiamo la manifestazione nazionale, sosteniamo lo sciopero messo in campo dal sindacalismo di base e chiediamo alla Cgil di dichiarare lo sciopero generale. Occorre dare corpo alla disponibilità alla lotta che le mobilitazioni, a partire da quella delle donne di domenica scorsa, hanno segnalato.
Proponiamo un rapporto unitario a Sel e Idv per redigere una piattaforma comune a partire dalla totale indisponibilità ad un accrocchio con Fini. Basterebbe questo per obbligare il Pd a cambiare linea e a costruire l’alleanza democratica con la sinistra. Nel caso in cui il Pd persistesse nella sua linea centrista proponiamo quindi di andare alle elezioni con un polo della sinistra.
Chiediamo troppo? No, basta essere consapevoli che Berlusconi lo si sconfigge nel Paese, non nel palazzo e che il problema è costruire la sinistra, non di inseguire il Pd illudendosi di dirigerlo.

giovedì 24 febbraio 2011

La Cgil verso lo sciopero generale


La Cgil "decide" di fare lo sciopero generale ma non fissa ancora la data.
Dalla mozione approvata dal direttivo Cgil:
"Il Comitato direttivo della Cgil decide l'indizione dello scioper generale e dà mandato alla segreteria di deciderne le modalità di proclamazione nei tempi utili per garantirne l'efficacia"

Votato con 83 favorevoli e 20 astenuti.

ERA ORA!!!!!!!

domenica 20 febbraio 2011

Odio gli indifferenti

Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perchè la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo? Odio gli indifferenti anche per questo: perchè mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.

Antonio Gramsci

Brebemi - Segreteria tecnica e incontro a Urago D'Oglio


Mercoledì 16/02 sono stato a Milano a rappresentare il Comune di Rovato e le amministrazioni limitrofe nella segreteria tecnica, alla presenza di Regione Lombardia, CAL, Brebemi RFI e Province di Milano, Bergamo, Brescia e Cremona (oltre che i Comuni).

Era un incontro per tecnici delle amministrazioni ma da quando ci sono io in giunta con le deleghe alle infrastrutture ci tengo ad essere presente di persona.

Come noi altri Comuni si sono fatti rappresentare direttamente da sindaci o assessori (vedi Treviglio), altri invece hanno inviato tecnici (vedi Chiari).

Cosa abbiamo portato a casa da questa riunione?

I soliti rimpalli di responsabilità tra ferrovie e Brebemi con alcuni dati preoccupanti.

Brebemi costerà in termini di consumo di suolo un qualcosa come 14.500.000 metri quadri (!!!) di superficie dei quali solo il 42% è già stato oggetto di espropri. Questo vuol dire che il 58% delle superfici non è ancora nelle mani della società. Per la maggior parte degli immobili non sono state ancora realizzate perizie valutative. Figuriamoci gli indennizzi.

In secondo luogo le tematiche rovatesi.

Ho sollecitato per l'ennesima volta che venga convocata come promesso nella scorsa segereteria tecnica del 16/11/2010 (!!) una riunione con Brebemi, Cal, Regione, Provincia e RFI per discutere delle tematiche di Rovato e ce ne sono parecchie:

sottopasso di via S.Anna, innesti dalle strade comunali sulla SP16 (località Galufero e via Fossato), mantenimento della continuità dei percorsi storici (via del Decumano e via della Frusca) al Duomo in località Grumetto, problematiche della cantieristica, movimentazione mezzi per spostare l'inerte dall'autodromo Franciacorta di Castrezzato ecc.

Sul punto del Grumetto Brebemi ha cercato per la terza volta di dire che queste osservazioni andavano fatte tempo fa. Ho ricostruito come vi fossero osservazioni del 2009 su questo tema quando il percorso dell'autostrada era previsto in trincea di 6 metri di profondità. Circa 18 mesi fa il tracciato è stato cambiato in rilevato di 2 metri fuori dal piano campagna. E' evidente che osservazioni su un tracciato nuovo vedono la luce quando si è avuta notizia di questo tracciato!

Brebemi infatti non ha replicato se non con problemi di costi. Ho ottenuto che questa riunione venga convocata nell'arco di 15 giorni in Provincia.

Ho chiesto poi se fosse vero che il secondo lotto di escavazione previsto attiguamente all'autodromo da cui ricavare inerte per la massicciata fosse a tutti gli effetti una cava di prestito. Mi è stato detto di sì. Nella giornata di ieri ho avuto notizia che vi sono in corso le autorizzazioni in Regione.

Nell'autodromo è stato eretto anche un frantumatore inizialmente previsto a Urago d'Oglio. Ho posto domanda precisa e mi è stato detto che è stato già realizzato nell'autodromo di Castrezzato ma non è ancora in funzione.

Infine ho riportato l'assoluta contrarietà dell'amministrazione comunale all'apertura di cantieri senza che sia stata concordata una viabilità di cantiere con l'amministrazione comunale. Il cantiere della Bargnana è infatti partito a Natale con l'uso sconsiderato di via del Fossato con grossi disagi ai cittadini di San Giuseppe e di quelli residenti a ridosso della SP16. I disagi sono cessati solo dopo intervento dell'amministrazione comunale che ha obbligato alla ricerca di una soluzione alternativa presso la strada poderale Bianchi.

Mi chiedo e vi chiedo. Ma ne varrà davvero la pena?

E soprattutto dove sono quegli assessori/consiglieri regionali e provinciali che sono stati a Rovato a cercare voti per la loro elezione? Il Comune è davvero in trincea su questo tema e sta profondendo il massimo sforzo. Colgo l'occazione per ricordare ai cittadini che avessero delle informazioni da chiedere di rivolgersi direttamente al mio indirizzo email:



Infine una buona notizia che fa trasparire comunque una incertezza disastrosa sull'esecutività di alcuni pezzi di tracciato.
Recandoci ieri alla sede di Urago d'Oglio della Brebemi insieme all'amministrazione comunale di Cazzago S.M. (che noi rappresentiamo in sede di segreteria tecnica) abbiamo appreso, dopo anni di segnalazioni e prese di posizione dell'amministrazione, che un immobile che da anni era destinato alla demolizione verrà invece salvato.

Mi chiedo e vi chiedo: ma come è possibile che il progetto possa cambiare e i diretti interessati saperlo quasi per caso?

Per inciso l'amministrazione comunale è informata delle problematiche anche di carattere microscopico solo perchè alza il sedere dalle proprie sedie e va a cercare le informazioni che invece altri enti le dovrebbero fornire con ufficialità.

Dal Blog http://angelobergomi.blogspot.com/


sabato 19 febbraio 2011

VOTO BIPARTIZAN SULLA GUERRA.

Nei silenzio assordante dei media italiani giovedì sera il Senato ha dato il via libera definitiva all'ennesimo rifinanziamento semestrale della missione di guerra in Afghanistan.I 181 giorni di campagna militare ci costeranno oltre 410 milioni di euro(2,26 milioni al giorno).Un voto quasi unanime, anche nelle fila del PD, visto che solo IDV ha votato contro il rifinanziamento della missione.

venerdì 18 febbraio 2011

Wikileaks, "Berlusconi danno per l'Italia"

Cliccando sull’immagine verrete mandati sulla pagina de L’Espresso in cui vengono salvati tutti i cables riguardanti l’Italia che Wikileaks periodicamente pubblica! Leggiamo insieme ciò che pensano di noi gli americani; guardiamo gli scambi di favori fatti; osserviamo come siamo influenzati!

martedì 15 febbraio 2011

Sciopero Generale Politico:In piazza finchè Berlusconi non se ne và

di Giorgio Cremaschi

Dobbiamo scendere in piazza come in Tunisia e in Egitto e non venir più via sino a che Berlusconi non si è dimesso.
Dopo il rinvio a giudizio per reati così gravi e infamanti, il Presidente del Consiglio non può restare in carica un minuto di più. Ne va della dignità democratica dell’Italia. Non è una questione di maggioranze o minoranze, di politica economica o istituzionale, è una questione costituzionale.
Non possiamo accettare che il posto di Presidenza del consiglio sia così indegnamente occupato. Per questo bisogna che la Cgil, richiamando i momenti più importanti della sua storia, proclami uno sciopero generale politico che, tra l’altro, abbia come obiettivo le dimissioni di Berlusconi. E’ una decisione simile a quella che portò, nel 1960 la Cgil a scioperare e far cadere il governo Tambroni.
Oggi la democrazia si difende con la mobilitazione democratica e bisogna mobilitarsi fino a che Berlusconi non se ne va.

lunedì 14 febbraio 2011

Se non ora quando, una marea di un milione di donne (e uomini)

DA RASSEGNA.IT

"Mi è sembrato un pretesto per sostenere il teorema giudiziario che non ha nessun riscontro nella realtà: una mobilitazione di parte, faziosa, contro la mia persona da parte di una sinistra che cavalca qualsiasi mezzo per abbattermi". Va giù duro il premier Silvio Berlusconi, che si fa chiamare in diretta dal suo dipendente Maurizio Belpietro per sparare, in diretta su Canale5, tutta la sua bile all'indomani delle manifestazioni per la dignità delle donne. "È una "vergogna - ha detto - tutte le donne che hanno avuto modo di conoscermi - ha aggiunto - sanno con quanta considerazione e rispetto io mi rapporto con loro".

Curiosamente, la medesima parola, "vergogna", è usata anche da Financial Times, destinata proprio al Cavaliere. "L'Italia ha molti ottimi funzionari pubblici e statisti, escluso Berlusconi". Il il quotidiano britannico chiarisce il suo pensiero con un titolo eloquente (e in italiano): "Arrivederci, Silvio". Infatti, dice il Financial, "sarebbe meglio per l'Italia e per l'Unione Europea" se il momento della fine dell'avventura politica di Berlusconi "venisse prima piuttosto che dopo". Il suo rifiuto di "fare la cosa giusta, cioè dimettersi, è soltanto vergognoso".

Ha effetti ha superato le più rosee aspettative la mobilitazione nata intorno all'appello "Se non ora quando", che in pochi giorni e con il fondamentale ausilio di Internet ha scatenato, con un effetto-valanga, manifestazioni in 230 città in Italia e una trentina all'estero. Una marea di più di un milione di persone "indignate" è scesa in piazza, in Italia e nel mondo, per dire basta a una cultura che nega la dignità delle donne e per chiedere le dimissioni di Silvio Berlusconi. Roma, Milano, Torino, Napoli e così via, fino all'altra parte del globo. (continua su rassegna.it)

la giornata del 13 febbraio

di seguito il resconto di Bresciaoggi sulla manifestazione a Brescia

«Basta, basta basta»: questo il grido che più volte si alza in una piazza Rovetta gremita. Sono donne e uomini, giovani e meno giovani, in centinaia le persone scese in piazza ieri anche a Brescia. «Protestiamo perché la misura è colma - spiega al microfono Anna Zinelli, di Rifondazione Comunista - anche se questo è solo l'ultimo passaggio di un attacco al corpo e ai diritti delle donne, attacco che è iniziato da anni, con la messa in discussione della legge 194, con la graduale chiusura dei consultori. Il problema non è Berlusconi, il problema è un tipo di cultura, legato principalmente alle sue televisioni, che è dilagato in tutto il Paese». Un punto di vista condiviso da Silvia Forcella, giovane lavoratrice bresciana: «Non è questione di moralismo contro i festini privati: il fatto è che Berlusconi è il capo del governo e dovrebbe rappresentarci, ma io non mi sento certo rappresentata da lui. Sono in piazza perché la vita pubblica è un momento importante, ma vorrei ricordare che le lotte per i diritti e la dignità non sono certo iniziate ora».
Anche Nadia Busato, la scrittrice Nadiolinda, è in piazza, non contro Berlusconi ma «contro un sistema di buoni valori che viene messo in discussione da una classe dirigente maschilista che ha visibilmente fallito e che se ne deve andare». La necessità del cambiamento è sentita anche da Silvia, di origini nigeriane: «Non c'è più dignità per le donne, bisogna cambiare, voglio che mia figlia, oggi nel passeggino, abbia più opportunità di quelle che hanno oggi le ragazze».

CON LE DONNE bresciane quindi anche alcune nuove cittadine, seppur in numero inferiore rispetto ai loro uomini: «Le tematiche portate in piazza oggi sono un lusso per le donne non italiane - spiega Fuad, algerino, in Italia da oltre 18 anni - perché loro hanno problemi più materiali. Ma con il tempo le cose cambieranno». Fuad è uno dei tanti uomini presenti in piazza, così come sabato erano numerosi in corso Zanardelli. «Sarebbe stato meglio essere in piazza Loggia - osserva polemicamente, alludendo ai divieti arrivati dalle autorità, Davide Puppa, trentenne bresciano «gay - precisa, scrivilo senza problemi - deve essere la gente a sollevarsi, quella che non arriva alla fine del mese».
Al futuro pensa anche Stefano, studente ventiduenne, che al collo porta un cartello con la scritta: «Mio nonno va alla bocciofila», uno slogan rimbalzato ieri in tante piazze italiane. Perché questa scritta? «Perché è indecoroso che Berlusconi abbia certi atteggiamenti indecenti, lui che si erge a difensore della famiglia e dei valori cristiani. Altro che alle feste, dovrebbe andare a giocare a bocce! Dovrebbe rendersi conto che è ridicolo che tutto il Paese sappia la sua vita privata!». Il dovere di esserci è ciò che ha portato in piazza Nicola Fiorin, vicesindaco di Bovezzo, che si rammarica di non vedere tanti politici del suo partito, il Pd, perché «questa è una battaglia che prescinde della insegne politiche, è per la civiltà, e le istituzioni dovrebbero essere in prima fila, per un mondo che non abbia come unico valore il potere». In realtà le organizzatrici hanno più volte ripetuto che non volevano simboli di partito, che hanno deciso di essere in piazza «con il coraggio di andare senza bandiere - precisa Donatella Albini, consigliera comunale per la Sinistra Arcobaleno ma in piazza in quanto donna - per la dignità di chi abita questo paese e che si riconosce in modelli positivi, ben diversi da quelli del capo del governo, in senile delirio di impotenza». Modelli che però «per l'Italia paiono ancora lontani, soprattutto per chi ci osserva dall'estero e che fa coincidere il nostro Paese con il nostro governo - valuta Giorgio Momi, architetto che da due anni lavora in Romania - . Gli italiani che ho conosciuto in Romania incarnano tutti il modello berlusconiano, quindi in quel Paese pensano che l'Italia sia così...». Irene Panighetti

lunedì 7 febbraio 2011

In Sardegna arriva un carico radioattivo di 70 tonnellate. Provenienza? Alfa Acciai di Brescia

Un carico radioattivo è stato bloccato l'altra sera, 29 gennaio, all’ingresso della fabbrica Portovesme Srl, nel Sulcis Iglesiente a Cagliari in Sardegna.
Tre tir container, che trasportavano circa 70 tonnellate di fumi d’acciaieria – come riportavano ieri i quotidiani sardi – erano partiti la sera prima dalla Alfa Acciai di Brescia, e sono giunti in Sardegna dopo un viaggio in nave, passando indenni sia a Genova che all’arrivo nel Porto canale di Cagliari.

Il carico è stato bloccato, come da prassi, all’ingresso della fabbrica per gli accertamenti. Nonostante le bolle di accompagnamento attestassero valori nulli di radioattività, i dispositivi radiometrici della Portovemse srl hanno rilevato livelli superiori alla norma. In particolare, è stata riscontrata una contaminazione da Cesio 137.

Sul posto sono giunti i carabinieri del Noe e i tecnici dell’Arpas, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, che hanno inviato un rapporto informativo alla Procura della Repubblica di Cagliari.

Gli ambienti sindacali sardi sono in allarme e puntano il dito contro le istituzioni della penisola e sulla fabbrica di San Polo che hanno consentito che i tre carichi radioattivi potessero giungere a Portovesme senza alcun sospetto. «È un fatto gravissimo - ha commentato Francesco Carta della Cgil, sempre dalle pagine de La Nuova Sardegna - perché nessuno si è accorto, nella penisola, della pericolosità del carico. Spero che dietro questa spedizione non ci sia un complotto per danneggiare la Portovesme Srl. Se quel carico fosse passato indenne anche al cancello della fabbrica qualcuno avrebbe potuto mettere in conto che inviare sostante radioattive in Sardegna è un gioco da ragazzi».

Ora sul caso è stato aperto un fascicolo per traffico di rifiuti pericolosi, mentre si attende l'arrivo in Sardegna dei tecnici dell'Alfa Acciai, azienda già nel '97 coinvolta in un caso di inquinamento radioattivo. Stavolta è da capire come mai le scorie non siano state rilevate prima dell'arrivo nell'iglesiente. L'azienda di San Polo, infatti, è dotata per legge della tecnologia necessaria e controlli vengono effettuati anche nei porti

venerdì 4 febbraio 2011

SIDERURGIA

Un piano d'acciaio per salvare i gruppi del Nord

Mediobanca e Rotschild starebbero mettendo a punto un piano per il consolidamento di alcuni medi gruppi familiari tra Lombardia e Veneto.Le banche sono al lavoro per mettere assieme un polo della siderurgia padana, coinvolgendo le bresciane Feralpi, Alfa Acciai, Ferriere Valsabbia e la Udinese Ferriere Nord. Un polo che, con i dati antecedenti alla Grande crisi, varrebbe un fatturato di circa 5 miliardi di euro.

Non è un astratto disegno finanziario, piuttosto l' effetto del cataclisma abbattutosi dal 2008 sull'economia mondiale e che ha falciato i bilanci di tutte le aziende siderurgiche, dimezzandone i ricavi e segnandone di rosso l'ultima riga. Giuseppe Pasini, presidente di Federacciai e leader dell'azienda di famiglia Feralpi fin da quando aveva 23 anni, dice che a lui dello studio commissionato a Medio-banca e Rothschild "non risulta nulla", ma non manca di evidenziare come "se vogliamo mantenere competitive le nostre imprese il tema delle aggregazioni è assolutamente vitale e strategico”. L'analisi che Andrea Pittini, fondatore e presidente di Ferriere Nord sottoscrive parola per parola, enfatizzando in particolare come "sradicare personalismi e campanilismi appare quanto mai arduo". Amato Stabiumi, presidente di Siderurgica Investimenti, holding che comprende tra le altre Alfa Acciai, Ferro Berica, Acciaierie Megara sostiene che la prospettiva di un'alleanza "sarebbe bella e intelligente", però avverte che "il processo è ancora molto lungo". Nel frattempo, vari incontri sono già avvenuti e il team dei bankers procede. A sciogliere le resistenze, potrebbero essere i numeri del mercato e le prospettive del settore in Italia e in Europa. La parola chiave appare "overcapacity". La sovra-capacità produttiva nel campo dei prodotti cosiddetti "lunghi", ossia tondini per edilizia, trafilati, travi, laminati commerciali è stimata attorno al 30% dai più cauti tra gli addetti ai lavori. Nei primi 8mesi del 2010, comparando i dati con il corrispondente periodo dell'orribile 2009, è emerso un recupero pari al 36,7% quanto ai volumi. Ma se i numeri vanno sempre interpretati in chiave comparativa e sezionati al loro interno, le industrie specializzate nei prodotti "piani" (cantieristica navale, automotive, elettrodomestici) sono cresciute del 57%, mentre i "lunghi" sono saliti appena del 6,6% rispetto all'anno catastrofico che fu il 2009. Se poi consideriamo che, a fronte del 36,7% italiano, il nostro benchmark naturale in Europa, ossia la Germania, ha segnato un progresso del 52%, vuol dire che andiamo lenti. "Come dice giustamente la nostra presidente Marcegaglia — sottolinea Pasini — cresciamo troppo piano. Non è una polemica sterile contro il governo, facciano a meno di arrabbiarsi perché i numeri stimati per il Pil 2011 di Italia, Germania e Francia parlano da soli. E poi se il comparto: dei 'lunghi' soffre dipende dal fatto ché tutte le grandi opere pubbliche annunciate dal governo sono ferme al palo, ostaggio di una burocrazia asfissiante". La questione della sovra-capacità produttiva è rimarcata da svariati numeri-spia. Su 100mila dipendenti diretti e indiretti dell'industria siderurgica, sono ancor oggi in cassa integrazione o con contratto di solidarietà circa 24mila lavoratori. Assumendo a titolo di esempio per tutti il gruppo Siderurgica Investimenti, questi dichiara che oggi lavora al di sotto del 50% delle potenzialità degli impianti, concentrando l'attività la notte, nel weekend e fermando completamente la produzione una settimana al mese. Un industriale di lunga esperienza come Pittini, ottuagenario mai domo, capace di inventarsi da zero un'impresa da un miliardo di fatturato iniziando a raccogliere, nell'immediato dopoguerra, rottami ferro dei residuati bellici, non ha remore a sostenere che "non torneremo più alle condizioni ante-crisi". E allo stesso modo la pensa Pasini, secondo il quale alla scadenza della cassaintegrazione "emergerà un problema sociale molto pesante", poiché parte rilevante dei cassintegrati non tornerà in azienda. Non 'è ipotizzabile infatti, secondo Pasini, che la situazione del 2011 sia differente dall'attuale e anzi "dovremo lottare con un problema in più.

Da tale quadro deriva una ristrutturazione sistemica del settore, ristrutturazione in atto e dai contenuti strategici non del tutto chiari. Ristrutturazione che è implicita nei dati di bilancio 2009 dei giocatori in campo. I conti dello scorso anno di Ferriere Nord hanno segnato una perdita di 7,1 milioni ( 22 milioni nel 2008), con un valore della produzione precipitato da 1,2 miliardi a 623 milioni e un risultato ante imposte crollato da 40,9 milioni a -7,09 milioni. Quanto alla proiezione sull'esercizio 2010, partendo dai 219 milioni di ricavi registrati nel primo quadrimestre di quest'anno, la stima indica un fatturato complessivo attorno agli 800 milioni di euro. Vale a dire un terzo di meno della stagione pre-crisi. Un dato che appare strutturale e largamente condiviso dalle aziende del settore specializzate in "lunghi".

Siderurgica Investimenti dichiara a bilancio per il 2009 un fatturato di 815 milioni (1,733 miliardi nel 2008), con un margine operativo lordo positivo per 11 milioni, un risultato ante imposte e interessi (Ebit) negativo per 13,4 milioni e una perdita netta finale di 2,3 milioni. Quanto al gruppo Feralpi, il valore della produzione è passato da 1,6 miliardi a 663 milioni, il cash flow è crollato dai 105 milioni del 2008 al saldo negativo di 1,8 milioni de12009,il margine operativo lordo da 152 milioni a -10 milioni, l'Ebit da 114 milioni a -44,2 milioni. E se i produttori di "piani" intravvedono segnali di ripresa consistenti, chi si occupa di "lunghi" fa i conti con un assestamento della capacità produttiva strutturalmente tagliato del 30-40% sui volumi precedenti al cataclisma. Che i"piani" siano in risalita viene fuori per esempio dal gruppo Val-bruna, da principio secondo indiscrezioni interessato dal progetto di fusione della siderurgia padana coltivato da Mediobanca e Rothschild. Ma la famiglia Amenduni, che possiede appunto Valbruna, dice di non essere stata mai della partita, anche perché specializzata "per fortuna" in differenti segmenti di mercato. Tocca ai "lunghi" in primis cercare la via per la salvezza.



mercoledì 2 febbraio 2011

La differenza.........