venerdì 4 febbraio 2011

SIDERURGIA

Un piano d'acciaio per salvare i gruppi del Nord

Mediobanca e Rotschild starebbero mettendo a punto un piano per il consolidamento di alcuni medi gruppi familiari tra Lombardia e Veneto.Le banche sono al lavoro per mettere assieme un polo della siderurgia padana, coinvolgendo le bresciane Feralpi, Alfa Acciai, Ferriere Valsabbia e la Udinese Ferriere Nord. Un polo che, con i dati antecedenti alla Grande crisi, varrebbe un fatturato di circa 5 miliardi di euro.

Non è un astratto disegno finanziario, piuttosto l' effetto del cataclisma abbattutosi dal 2008 sull'economia mondiale e che ha falciato i bilanci di tutte le aziende siderurgiche, dimezzandone i ricavi e segnandone di rosso l'ultima riga. Giuseppe Pasini, presidente di Federacciai e leader dell'azienda di famiglia Feralpi fin da quando aveva 23 anni, dice che a lui dello studio commissionato a Medio-banca e Rothschild "non risulta nulla", ma non manca di evidenziare come "se vogliamo mantenere competitive le nostre imprese il tema delle aggregazioni è assolutamente vitale e strategico”. L'analisi che Andrea Pittini, fondatore e presidente di Ferriere Nord sottoscrive parola per parola, enfatizzando in particolare come "sradicare personalismi e campanilismi appare quanto mai arduo". Amato Stabiumi, presidente di Siderurgica Investimenti, holding che comprende tra le altre Alfa Acciai, Ferro Berica, Acciaierie Megara sostiene che la prospettiva di un'alleanza "sarebbe bella e intelligente", però avverte che "il processo è ancora molto lungo". Nel frattempo, vari incontri sono già avvenuti e il team dei bankers procede. A sciogliere le resistenze, potrebbero essere i numeri del mercato e le prospettive del settore in Italia e in Europa. La parola chiave appare "overcapacity". La sovra-capacità produttiva nel campo dei prodotti cosiddetti "lunghi", ossia tondini per edilizia, trafilati, travi, laminati commerciali è stimata attorno al 30% dai più cauti tra gli addetti ai lavori. Nei primi 8mesi del 2010, comparando i dati con il corrispondente periodo dell'orribile 2009, è emerso un recupero pari al 36,7% quanto ai volumi. Ma se i numeri vanno sempre interpretati in chiave comparativa e sezionati al loro interno, le industrie specializzate nei prodotti "piani" (cantieristica navale, automotive, elettrodomestici) sono cresciute del 57%, mentre i "lunghi" sono saliti appena del 6,6% rispetto all'anno catastrofico che fu il 2009. Se poi consideriamo che, a fronte del 36,7% italiano, il nostro benchmark naturale in Europa, ossia la Germania, ha segnato un progresso del 52%, vuol dire che andiamo lenti. "Come dice giustamente la nostra presidente Marcegaglia — sottolinea Pasini — cresciamo troppo piano. Non è una polemica sterile contro il governo, facciano a meno di arrabbiarsi perché i numeri stimati per il Pil 2011 di Italia, Germania e Francia parlano da soli. E poi se il comparto: dei 'lunghi' soffre dipende dal fatto ché tutte le grandi opere pubbliche annunciate dal governo sono ferme al palo, ostaggio di una burocrazia asfissiante". La questione della sovra-capacità produttiva è rimarcata da svariati numeri-spia. Su 100mila dipendenti diretti e indiretti dell'industria siderurgica, sono ancor oggi in cassa integrazione o con contratto di solidarietà circa 24mila lavoratori. Assumendo a titolo di esempio per tutti il gruppo Siderurgica Investimenti, questi dichiara che oggi lavora al di sotto del 50% delle potenzialità degli impianti, concentrando l'attività la notte, nel weekend e fermando completamente la produzione una settimana al mese. Un industriale di lunga esperienza come Pittini, ottuagenario mai domo, capace di inventarsi da zero un'impresa da un miliardo di fatturato iniziando a raccogliere, nell'immediato dopoguerra, rottami ferro dei residuati bellici, non ha remore a sostenere che "non torneremo più alle condizioni ante-crisi". E allo stesso modo la pensa Pasini, secondo il quale alla scadenza della cassaintegrazione "emergerà un problema sociale molto pesante", poiché parte rilevante dei cassintegrati non tornerà in azienda. Non 'è ipotizzabile infatti, secondo Pasini, che la situazione del 2011 sia differente dall'attuale e anzi "dovremo lottare con un problema in più.

Da tale quadro deriva una ristrutturazione sistemica del settore, ristrutturazione in atto e dai contenuti strategici non del tutto chiari. Ristrutturazione che è implicita nei dati di bilancio 2009 dei giocatori in campo. I conti dello scorso anno di Ferriere Nord hanno segnato una perdita di 7,1 milioni ( 22 milioni nel 2008), con un valore della produzione precipitato da 1,2 miliardi a 623 milioni e un risultato ante imposte crollato da 40,9 milioni a -7,09 milioni. Quanto alla proiezione sull'esercizio 2010, partendo dai 219 milioni di ricavi registrati nel primo quadrimestre di quest'anno, la stima indica un fatturato complessivo attorno agli 800 milioni di euro. Vale a dire un terzo di meno della stagione pre-crisi. Un dato che appare strutturale e largamente condiviso dalle aziende del settore specializzate in "lunghi".

Siderurgica Investimenti dichiara a bilancio per il 2009 un fatturato di 815 milioni (1,733 miliardi nel 2008), con un margine operativo lordo positivo per 11 milioni, un risultato ante imposte e interessi (Ebit) negativo per 13,4 milioni e una perdita netta finale di 2,3 milioni. Quanto al gruppo Feralpi, il valore della produzione è passato da 1,6 miliardi a 663 milioni, il cash flow è crollato dai 105 milioni del 2008 al saldo negativo di 1,8 milioni de12009,il margine operativo lordo da 152 milioni a -10 milioni, l'Ebit da 114 milioni a -44,2 milioni. E se i produttori di "piani" intravvedono segnali di ripresa consistenti, chi si occupa di "lunghi" fa i conti con un assestamento della capacità produttiva strutturalmente tagliato del 30-40% sui volumi precedenti al cataclisma. Che i"piani" siano in risalita viene fuori per esempio dal gruppo Val-bruna, da principio secondo indiscrezioni interessato dal progetto di fusione della siderurgia padana coltivato da Mediobanca e Rothschild. Ma la famiglia Amenduni, che possiede appunto Valbruna, dice di non essere stata mai della partita, anche perché specializzata "per fortuna" in differenti segmenti di mercato. Tocca ai "lunghi" in primis cercare la via per la salvezza.



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