Berlusconi urla ogni poco che viviamo in uno stato di polizia.
Forse ha ragione, ma lui e la Lega ne sono i responsabili!
Negli anni ’70 per fermare le lotte dei lavoratori e degli studenti per una società migliore si è usato ogni mezzo repressivo: denunce, arresti, omicidi e stragi fasciste e di stato.
Piazza Loggia 1974 ne è un esempio: strage contro lavoratori, studenti e pensionati che lottavano contro le aggressioni fasciste coperte dalla polizia, davanti a scuole e fabbriche. La polizia quel giorno compare in piazza dopo l’esplosione, per far lavare la piazza, far sparire ogni prova e aggredire gli operai presenti, di fronte ai corpi straziati delle vittime.
Negli ultimi mesi a Brescia, soprattutto dopo la lotta della gru, la questura ha emesso centinaia di denunce contro chi non è stato ubbidiente alle politiche neoliberiste e leghiste. Una parte dei cittadini bresciani che si oppongono alle ingiustizie e alla miseria delle scelte di questo governo e delle amministrazioni locali vengono minacciati e repressi.
Chi si oppone ai licenziamenti, al lavoro precario, ai gruppi neofascisti e neonazisti, agli sfratti e alla speculazione edilizia, alla clandestinità, allo smantellamento della scuola e della sanità pubblica, allo scempio del territorio e alle privatizzazioni, viene intimidito con denunce e fermi.
A Brescia, ma non solo, sono usati anche strumenti particolarmente odiosi. A decine, gli oppositori protagonisti delle lotte sociali e politiche di questi mesi, sono colpiti dal cosiddetto “avviso orale”, cioè un invito scritto del questore che intima di cambiare condotta di vita (smettere di svolgere attività politica e sociale di opposizione), pena la richiesta di misure restrittive quali soggiorno obbligato, obbligo di firma, ritiro del passaporto ecc. (cosa che sta avvenendo già per una delle persone avvisate”). Sono misure che sono state introdotte contro la criminalità organizzata, contro chi “vive abitualmente con i proventi delle attività delittuose”: oggi, a Brescia, vengono applicate contro il dissenso politico e le lotte di difesa sociale e dei diritti.
Dal numero delle denunce e delle misure repressive sembra che sia in atto una guerra civile, invece siamo di fronte al normale esercizio dei diritti costituzionali di lotta politica e sociale. Normalmente queste denunce non reggono il vaglio dei processi ma, intanto, minacciano e intimidiscono centinaia di persone.
La questura di Brescia deve ritirare queste misure antidemocratiche!!
Per opporsi a questa deriva autoritaria si è costituito il Comitato per la libertà e contro la repressione
La libertà non può essere solo per ricchi e potenti.
Noi non dimentichiamo.
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