giovedì 9 maggio 2013


9 Maggio '78: L' alba dei funerali di uno Stato.

“È nato nella terra dei vespri e degli aranci” il 5 gennaio 1948 Giuseppe Impastato, un ragazzo che “aveva un cognome ingombrante e rispettato” e che troppo presto divenne uomo, quando, presa coscienza del mondo che lo attorniava, lasciò suo padre e la sua “famiglia”. Si lanciò subito in attività di rivolta: dalla fondazione del giornalino “L’ idea socialista” alla partecipazione alle attività dei gruppi di Nuova Sinistra. Nel 1977 occupò una stazione radio che chiamò Radio Aut, libera e autofinanziata, con cui denunciava i delitti, i traffici e gli 9 Maggio '78: L' alba dei funerali di uno Stato.
lascia un commento »

“È nato nella terra dei vespri e degli aranci” il 5 gennaio 1948 Giuseppe Impastato, un ragazzo che “aveva un cognome ingombrante e rispettato” e che troppo presto divenne uomo, quando, presa coscienza del mondo che lo attorniava, lasciò suo padre e la sua “famiglia”. Si lanciò subito in attività di rivolta: dalla fondazione del giornalino “L’ idea socialista” alla partecipazione alle attività dei gruppi di Nuova Sinistra. Nel 1977 occupò una stazione radio che chiamò Radio Aut, libera e autofinanziata, con cui denunciava i delitti, i traffici e gli affari dei mafiosi di Cinisi e Terrasini. Il programma più seguito era Onda pazza, trasmissione satirica con cui sbeffeggiava mafiosi e politici. Decise di dedicare la sua vita alla lotta, lotta contro l’ omertà di un popolo che ogni giorno deve convivere con la violenza. Con la mafia. Non possiamo realmente capire ciò che Impastato fece e ciò che molte altre persone più o meno note fanno ogni giorno senza eccezioni, senza ferie. Non possiamo capirlo se non lo proviamo sulla nostra stessa pelle. Certo, possiamo rimanere basiti di fronte alla notizia che una persona è costretta a rinunciare a tutto, a vivere sotto sorveglianza giorno e notte e a cambiare casa ogni due settimana solo per aver denunciato i mafiosi e la società che permette a queste persone di insediarsi nel nostro Stato. È una messa in gioco della propria intera vita, uno sconvolgimento totale della routinè quotidiana, un vivere perenne nella paura per sè e per i propri cari, una lotta sì contro la mafia ma anche contro quelle istituzioni che si dicono solidali con queste persone coraggiose solo in apparenza, ma in realtà dimostrano la loro solidarietà in altre frangenti. E chi ha orecchie per intendere intenda.

Nel 1978 Giuseppe detto Peppino si candidò nella lista di Democrazia Proletaria alle elezioni comunali. Venne brutalmente assassinato proprio durante la campagna elettorale. Come successe? Si parlò di suicidio. Anche i più stolti noterebbero l’ ironia che si cela tra queste parole: un uomo che proveniva da una famiglia di mafiosi, che decise di denunciarli, di esporsi contro questi criminali in prima persona, di controllarli, che non si piegò mai neanche davanti a minacce di morte, si è suicidato. Certo. Nessuno però pensò che credere a questa menzogna significasse non solo non dare il giusto peso alla morte di un uomo che si sacrificò per tutti noi per la nostra amata giustizia, ma anche portare all’ esasperazione la madre, il fratello e tutti gli amici che lo sostennero e che sapevano fin troppo bene come interpretare quell’ assassinio.

Pochi giorni dopo, gli elettori di Cinisi votarono comunque il suo nome, riuscendo ad eleggerlo simbolicamente al Consiglio comunale. A Peppino Impastato sono state dedicate canzoni e film. Ma la cosa più importante: la sua radio è stata riaperta. Radio Aut si è trasformata in Radio Cento Passi. Tutto in onore di quel ragazzino che a cento passi dalla criminalità, ne fece altrettanti verso la giustizia. www.radiocentopassi.it.

Michela Biscaro.........MAFFY<3affari dei mafiosi di Cinisi e Terrasini. Il programma più seguito era Onda pazza, trasmissione satirica con cui sbeffeggiava mafiosi e politici. Decise di dedicare la sua vita alla lotta, lotta contro l’ omertà di un popolo che ogni giorno deve convivere con la violenza. Con la mafia. Non possiamo realmente capire ciò che Impastato fece e ciò che molte altre persone più o meno note fanno ogni giorno senza eccezioni, senza ferie. Non possiamo capirlo se non lo proviamo sulla nostra stessa pelle. Certo, possiamo rimanere basiti di fronte alla notizia che una persona è costretta a rinunciare a tutto, a vivere sotto sorveglianza giorno e notte e a cambiare casa ogni due settimana solo per aver denunciato i mafiosi e la società che permette a queste persone di insediarsi nel nostro Stato. È una messa in gioco della propria intera vita, uno sconvolgimento totale della routinè quotidiana, un vivere perenne nella paura per sè e per i propri cari, una lotta sì contro la mafia ma anche contro quelle istituzioni che si dicono solidali con queste persone coraggiose solo in apparenza, ma in realtà dimostrano la loro solidarietà in altre frangenti. E chi ha orecchie per intendere intenda.

Nel 1978 Giuseppe detto Peppino si candidò nella lista di Democrazia Proletaria alle elezioni comunali. Venne brutalmente assassinato proprio durante la campagna elettorale. Come successe? Si parlò di suicidio. Anche i più stolti noterebbero l’ ironia che si cela tra queste parole: un uomo che proveniva da una famiglia di mafiosi, che decise di denunciarli, di esporsi contro questi criminali in prima persona, di controllarli, che non si piegò mai neanche davanti a minacce di morte, si è suicidato. Certo. Nessuno però pensò che credere a questa menzogna significasse non solo non dare il giusto peso alla morte di un uomo che si sacrificò per tutti noi per la nostra amata giustizia, ma anche portare all’ esasperazione la madre, il fratello e tutti gli amici che lo sostennero e che sapevano fin troppo bene come interpretare quell’ assassinio.

Pochi giorni dopo, gli elettori di Cinisi votarono comunque il suo nome, riuscendo ad eleggerlo simbolicamente al Consiglio comunale. A Peppino Impastato sono state dedicate canzoni e film. Ma la cosa più importante: la sua radio è stata riaperta. Radio Aut si è trasformata in Radio Cento Passi. Tutto in onore di quel ragazzino che a cento passi dalla criminalità, ne fece altrettanti verso la giustizia.  
 

Nessun commento:

Posta un commento