Ha vinto il popolo dei beni comuni, quel popolo che dice no alla privatizzazione dell’acqua così come alla distruzione della natura, della salute delle persone e dei loro diritti, nel nome del profitto.
Questo è il primo chiaro segnale che viene dall’eccezionale risultato di partecipazione del referendum. Ha vinto il popolo che vuole la democrazia, i diritti, il lavoro e non vuole più le privatizzazioni e gli affari sui beni comuni, su quei beni comuni di cui l’acqua è il primo e il più importante.
Ha vinto il popolo dei beni comuni e ha dato una svolta, che dovrà continuare e consolidarsi, alla democrazia e alle scelte di politica economica dell’Italia. E ha dato anche un segnale a tutta l’Europa perché non bisogna dimenticare che le banche tedesca e inglese hanno chiesto al governo greco, per garantirsi i propri conti, la privatizzazione dell’acqua e di tutti i beni comuni.
La catastrofe di Fukushima ha determinato un rifiuto di massa del nucleare, che è stato determinante nel voto. La catastrofe economico sociale che sta percorrendo il mondo con la crisi sta finalmente producendo un analogo rifiuto del modello liberista.
E’ un segnale di cambiamento che segna l’avvio di un’altra fase nella storia sociale e politica del paese e che premia tutti coloro che hanno lottato, spesso in grande isolamento, per affermare i principi della democrazia e della partecipazione. Così in questo momento ci sentiamo particolarmente vicini al popolo dei No Tav, che lotta in Valle Susa per il bene comune della propria valle e che sicuramente troverà maggiore forza nella sua battaglia con questo voto.
Ha vinto il popolo dei beni comuni e hanno perso tutti coloro che si sono opposti alla partecipazione democratica e che vogliono continuare con la politica liberista di questi anni. Per questo, in particolare, questo referendum vede sconfitti i 4B: Berlusconi, Bombassei, Bonanni, Bossi, che hanno sperato fino all’ultimo nel non raggiungimento del quorum. Ci sono vinti e vincitori in questo referendum, come in tutte le battaglie politiche, adesso sulla strada indicata dalla vittoria dei Sì bisogna andare avanti.
Giorgio Cremaschi
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