Avevano la ragione con loro, quei 49 operai, e durante 14 mesi di lotta ostinata quanto razionale si sono costruiti anche la forza, che risiede nella solidarietà generale. Hanno bucato il video senza però farsi fagocitare dalla prepotenza mediatica. Non hanno accettato l'accordo all'ora giusta per apparire sul Tg3, hanno preteso di discutere punto per punto la bozza portata dai sindacalisti, hanno fatto notte, hanno «imposto» ai loro rappresentanti di tornare alla trattativa con un mandato: migliorare due o tre punti contestati dell'accordo. Con le armi dell'unità, della lotta e della democrazia, hanno vinto.
L'accordo siglato dopo la mezzanotte alla Prefettura di Milano salva - insieme alla professionalità operaia e a una grande storia industriale iniziata con i tubi Innocenti, la Lambretta e le automobili – un pezzo di territorio milanese aggredito da una speculazione edilizia che tutto rade al suolo al suo passaggio, storie, vite, culture, disegnando un futuro senz'anima e senza solidarietà.
Soprattutto, però, la vittoria degli operai dell'Innse insegna. Riconsegna il futuro nelle mani di chi è disposto a lottare per costruirselo, con gesti tradizionali e con gesti radicali, sempre con scelte generose, collettive, coinvolgenti. E' giusto interrogarsi sulle forme di lotta, sulla spontaneità, sulla radicalità del conflitto, in una stagione in cui la violenza della crisi talvolta spunta la lancia dello sciopero, con i lavoratori in cassa integrazione, o peggio. Più urgente sarebbe però interrogarsi sul lavoro e la sua rappresentanza e sulla scomparsa dell'uno e dell'altra dall'agenda dell'«opposizione» parlamentare. Un'opposizione che oggi è capace solo di chiedere alla Cgil di rientrare nei ranghi, firmare accordi indecenti con padroni e governo, diventare finalmente un sindacato complice come la Cisl e la Uil. La vittoria degli operai dell'Innse dovrà essere un esempio per tutti quegli operai che il prossimo autunno vedranno intensificare gli attacchi ai diritti,al salario,all'occupazione sperando che almeno la Fiom prosegua ad ascoltare la sua gente, a condividerne anche fisicamente lotte e sacrifici, a rappresentarla e a sottoporre qualsiasi ipotesi d'accordo al suo giudizio.
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