giovedì 17 giugno 2010

G8 GENOVA

Diaz, De Gennaro istigò alla falsa testimonianza. Condannato

Un anno e quattro mesi per il Capo, Gianni De Gennaro. La Corte d'Appello di Genova ha ritenuto che le prove erano bastanti, che quand'era capo della polizia istigò alla falsa testimonianza l'ex questore dei tempi del G8. Due mesi di meno all'altro imputato, l'ex capo della Digos cittadina e ora vicequestore vicario di Torino, Spartaco Mortola. Il pg Pio Macchiavello aveva chiesto due anni di reclusione per De Gennaro e un anno e quattro mesi per Mortola dopo l'esito, scandaloso per chi subì i massacri della Diaz e gli arresti illegittimi di quella notte. Nell'ambito delle indagini sulle false molotov, Mortola fu intercettato mentre chiacchierava con Colucci il quale gli riferiva i complimenti del capo dopo la sostanziale ritrattazione di fronte ai pm che indagavano sulla Diaz. In pratica a Colucci fu consigliato di non fare menzione delle telefonate di quella sera col Viminale per non rivelare la catena di comando e il ruolo del futuro Negroponte nella repressione con cui si chiusero le tre giornate del luglio. Ora il Capo si dovrebbe dimettere, lo chiedono due tra gli ex portavoce del social forum, Agnoletto e Muhlbauer e un europarlamentare, De Magistris, a cui qualcuno dovrebbe spiegare che il suo leader di partito, Di Pietro, sarebbe stato colui che pose la pietra tombale sull'ipotesi di una reale inchiesta parlamentare. In Liguria, l'Idv è capitanata da uno dei robocop che si scagliarono contro un corteo pacifico che contestava Otto dannosissimi Grandi. Uno che giura di non aver compreso la sentenza è tale Ascierto Filippo, ex carabiniere, allora deputato e responsabile per An dei rapporti con le forze dell'ordine. Gran fustigatore di centri sociali e amico di siti negazionsti (link spariti subito dopo la denuncia sulla stampa) Ascierto ci tiene a far sapere che De Gennaro è una brava persona. Dal canto suo, il giorno prima della Diaz, lui era con Fini nella sala operativa dei carabinieri mentre un drappello dell'Arma attaccava, anche con armi improprie, un corteo regolarmente autorizzato. Nel corso di quegli scontri, un ex collega di Ascierto sparò in mezzo agli occhi di Carlo Giuliani.

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