MATTEO PUCCIARELLI – Dal Pasok al Pd: la sinistra che si toglie il cappello
Le elezioni greche, a prescindere dal risultato, si sono rivelate l’ennesima dimostrazione di come la cosiddetta “sinistra” nostrana (erroneamente individuata nel Pd) sia tutt’altro che alternativa al sistema dominante – quello per cui conta l’economia, poi l’economia e in terza posizione l’economia.
Nei giorni scorsi l’imbarazzato silenzio dei vertici del Pd davanti all’innegabile e travolgente avanzata di Syriza; poi il successivo sospiro di sollievo per la vittoria dei conservatori di Nuova Democrazia, con il quale i socialisti del Pasok (che tra poco vedremo esposti nei musei fossili) avevano l’accordicchio già bello e pronto. C’è davvero qualcosa che non va se un partito che si vorrebbe definire di “centrosinistra” individua in tutto ciò che sta più a sinistra di lui (che poi di questi tempi è gioco facile) il vero nemico. Un partito che, contemporaneamente, trova convergenze a livello governativo e al momento pure ideale con le destre, le stesse che con la loro filosofia tutta liberismo e finanza hanno causato l’attuale disastro e che adesso ne professano indefesse la conservazione a costo di morire.
Tra “progresso” e “moderazione”, ammesso che le due parole abbiano ancora un senso ben preciso quando le pronuncia Bersani, il Pd sceglie sempre e comunque il campo moderato. Verrebbe da dispiacersi. Oppure anche no, perché è un percorso obbligato: in tutto il mondo le sinistre che hanno smesso di esserlo stanno scomparendo, abbandonate al proprio destino dagli elettori. Succederà anche al Pd, andando avanti di questo passo.
Brutta cosa, infine, la faziosità che si legge in alcune dichiarazioni. Syriza non aveva mai detto di voler uscire dall’euro; “rinegoziare” non significa andarsene, ma far valere la propria sovranità, la propria dignità. Ieri in Grecia non ha vinto la linea «pro-euro», ma quella del vassallaggio 2.0. Giuseppe Di Vittorio aveva insegnato ai braccianti pugliesi a non togliersi il cappello quando passava il padrone. Fosse ancora vivo insegnerebbe al Pd e ai suoi colleghi del Pasok a non togliersi il cappello davanti allo strapotere della moneta.
Da:http://temi.repubblica.it/micromega-online/
Nei giorni scorsi l’imbarazzato silenzio dei vertici del Pd davanti all’innegabile e travolgente avanzata di Syriza; poi il successivo sospiro di sollievo per la vittoria dei conservatori di Nuova Democrazia, con il quale i socialisti del Pasok (che tra poco vedremo esposti nei musei fossili) avevano l’accordicchio già bello e pronto. C’è davvero qualcosa che non va se un partito che si vorrebbe definire di “centrosinistra” individua in tutto ciò che sta più a sinistra di lui (che poi di questi tempi è gioco facile) il vero nemico. Un partito che, contemporaneamente, trova convergenze a livello governativo e al momento pure ideale con le destre, le stesse che con la loro filosofia tutta liberismo e finanza hanno causato l’attuale disastro e che adesso ne professano indefesse la conservazione a costo di morire.
Tra “progresso” e “moderazione”, ammesso che le due parole abbiano ancora un senso ben preciso quando le pronuncia Bersani, il Pd sceglie sempre e comunque il campo moderato. Verrebbe da dispiacersi. Oppure anche no, perché è un percorso obbligato: in tutto il mondo le sinistre che hanno smesso di esserlo stanno scomparendo, abbandonate al proprio destino dagli elettori. Succederà anche al Pd, andando avanti di questo passo.
Brutta cosa, infine, la faziosità che si legge in alcune dichiarazioni. Syriza non aveva mai detto di voler uscire dall’euro; “rinegoziare” non significa andarsene, ma far valere la propria sovranità, la propria dignità. Ieri in Grecia non ha vinto la linea «pro-euro», ma quella del vassallaggio 2.0. Giuseppe Di Vittorio aveva insegnato ai braccianti pugliesi a non togliersi il cappello quando passava il padrone. Fosse ancora vivo insegnerebbe al Pd e ai suoi colleghi del Pasok a non togliersi il cappello davanti allo strapotere della moneta.
Da:http://temi.repubblica.it/micromega-online/
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