Qualche anno fa, per la precisione nel 2007, partì una fenomenale campagna mediatica e politica per indurre, convincere…e quasi costringere i lavoratori a versare parte del proprio accantonamento tfr (trattamento fine rapporto di lavoro) in quei fondi pensione integrativi nei quali sindacati confederali, Confindustria e banche la facevano da padroni.
Le pensioni pubbliche, visto lo stato dell’economia e i conti dell’inps…si diceva…non possono garantire un adeguato futuro a chi smetterà di lavorare, meglio investire in quelle società che, grazie alla loro esperienza, sapranno dare risultati certamente migliori di quanto attualmente può dare la rivalutazione del tfr (legata al 75% dell’indice d’inflazione sommato ad un tasso fisso dell’1,5%) e consentiranno un aggiunta a quella pensione pubblica che ogni riforma riduce sempre di più.
Cesare Damiano, ministro del lavoro del famigerato governo Prodi e “punta di diamante” dell’attuale PD nel 2007 dichiarava: “obiettivo del governo è triplicare le adesioni ai fondi pensione integrativi…non vogliamo fare cassa sulle pensioni (come no….), vogliamo mantenere il sistema in equilibrio (infatti ci sono state altre due riforme …sigh !)”.
Stessa battaglia fu condotta fabbrica per fabbrica, azienda per azienda, dai sindacati confederali, nessuno escluso (Cgil Cisl e Uil) che, guarda caso, insieme alle varie controparti cominciarono a gestire fondi di previdenza integrativa (un esempio su tutti Cometa gestito da federmeccanica e da Fiom, Fim e Uilm).
Nel 2010 il Sole 24 ore valutava il giro d’affari intorno a circa 10.000 miliardi di euro l’anno a fronte di un progressivo smantellamento della previdenza pubblica. Di queste migliaia di miliardi circa il 2% veniva trattenuto come “commissione” e solo il resto reinvestito…così in qualsiasi caso, sia di perdite che di aumenti di capitale, le assicurazioni si “assicuravano” il loro guadagno.
Siamo nel 2012, in piena crisi economica. In questi ultimi due anni gli aderenti ai fondi pensione integrativi sono aumentati del 5%…sino ad arrivare a 5,5 milioni di iscritti.
Nella relazione annuale tenuta dalla Covip (commissione di vigilanza sui fondi pensione) intervengono il presidente, Antonio Finocchiaro, e la ministro del lavoro Fornero.
Il primo precisa che è necessario ricordare ai lavoratori che la pensione pubblica assicurerà importi, nei confronti degli stipendi, pari a circa il 40-50%…che spetta all’Inps ricordarlo e mettere così tutti difronte alle loro responsabilità (minaccia o ricatto?).
La non lacrimante Fornero afferma che è necessaria una riforma dei fondi pensione, ma non una grande riforma…una media…o piccola…(questo è ancora da capire)…perché, secondo l’onorevole, le regole ci sono e sono buone…la vigilanza vigila…ed anche bene!
Peccato che i dati parlino da soli e rivelino, finalmente, che la bugia ha le gambe più corte del previsto, che i fondi pensione sono a picco (- 2,4% per i fondi aperti e -5,7% per i piani individuali pensionistici) e che se i lavoratori avessero tenuto i loro soldi del tfr in azienda ora la loro rivalutazione sarebbe stata del 3,5%. Si scopre anche che c’è stata una notevole sospensione dei versamenti (intorno al 20%) a causa delle difficoltà economiche che anche chi lavora è costretto ad affrontare.
Lo Slai cobas da subito aveva denunciato questa ennesima truffa ai danni dei lavoratori (http://www.slaicobas.it/login/tmp/attachments/163.pdf) …purtroppo molti, troppi, hanno creduto alle promesse dei sindacati confederali, alle bugie dei politici e si sono fatti spaventare dalle invenzioni pessimistiche costruite ad arte dai media.
E così, dopo averci rubato le pensioni ora ci rubano anche il tfr…i pochi risparmi che dopo anni di lavoro spetterebbero ad ognuno di noi.
La realtà parla per noi…è arrivato il momento di comprenderlo e di trarne le dovute conseguenze.
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