Bella serata organizzata dal Coordinamento Comunista della Franciacorta al Centro Sociale 28 maggio di Rovato, sul tema “Comunisti, anticapitalisti, movimenti a confronto per un nuovo modello di società”.
Ha aperto il dibattito Mometti Felice, di Sinistra Critica, spiegando che la sua associazione vuole ricostruire la sinistra d'alternativa; per farlo serve ridurre la distanza tra mondo lavorativo e politica e capire gli errori del passato. La sinistra ormai non riesce più ad intercettare quelli che sono i sub-movimenti popolari. Bisogna riuscire ad inserirsi in tutte le forme di conflitto, solo così avremo una base, solo così avremo un futuro. Pur di costruire questa vera sinistra d'alternativa Sinistra Critica è pronta a sciogliersi, nel caso ci sia un progetto concreto di sinistra anticapitalista.
Il dibattito è continuato con Franco Grisolia, esponente del Partito Comunista dei Lavoratori. Il suo è stato un intervento molto schietto. Ha spiegato qual'è il progetto del suo partito, quello di creare il nucleo da cui si costruirà il partito rivoluzionario, e come si contrappone altri partiti che si definiscono, erroneamente a suo parere, comunisti. Continuando questa critica ha sottolineato come da 15-20 anni ci sia un attacco contro il movimento operaio e contro i movimenti giovanili, a cui Rifondazione ha partecipato a pieno titolo, con la sua presenza nei due governi Prodi, e Sinistra Critica non è mai riuscita a smarcarsi del tutto dando il suo appoggio in alcune situazioni. La loro idea non è dunque quella di un partito in cui riunire i comunisti, ma sono comunque favorevoli a lotte concrete unitarie su singoli argomenti. Grisolia lascia la porta aperta ad una ricomposizione nel futuro, solo nel caso in cui ci saranno segnali di vera discontinuità col passato.
Ugo Boghetta, segretario regionale di Rifondazione Comunista, ha criticato la nostra sinistra, biasimando il fatto che non ci si può dividere su ogni differenza. La discussione, secondo il segretario regionale PRC, parte dal nostro fallimento durante il governo Prodi. Ma la sconfitta, oltre che avere una parte politica, ha anche una parte culturale. Il paese sta cambiando la sua cultura e si sta identificando nella persona di Berlusconi. Per ripartire ci vogliono esperimenti e campagne sul lavoro per ritrovare il rapporto con la gente. Ma soprattutto ci vuole orecchio, cioè bisogna saper ascoltare i problemi della gente. La crisi ci dà la possibilità di uscire dai nostri problemi. Per far questo però dobbiamo riunirci sui punti in comune; proprio da questo parte
Ha concluso Vittorio Agnoletto, esponente del movimento mondiale contro la globalizzazione chiedendosi come siamo arrivati a questa crisi della sinistra, dopo il grande movimento che si era creato a Genova nel 2001. Lui una risposta se l'è data. I primi a pagare la crisi sono i ceti popolari. Noi abbiamo sbagliato a non riuscire a legare i grandi temi che trattavamo, alla quotidianità della gente che poco dopo la crisi avrebbe colpito. E quando questa è arrivata noi eravamo ormai lontani con le nostre parole. Anche secondo Agnoletto vi è stato un errore politico, cioè la partecipazione al governo Prodi, e uno culturale, che però dura dagli anni
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