E’ morto a 88 anni all’Avana. All’inizio degli anni Cinquanta era stato protagonista con Guevara del viaggio raccontato in “I diari della motocicletta”. “Prima volevamo conoscere il mondo, dopo volevamo cambiarlo”
L’AVANA – “Quella motocicletta ci ha permesso di andarcene in fretta. Dalla famiglia, dagli amici, dalle fidanzate. Volevamo conoscere il mondo, avere un contatto con i popoli. Ma poi ci siamo resi conto che il mondo è grande, e quel che volevamo fare era un po’ troppo. E siamo rimasti in America Latina”. E’ cominciato così un viaggio che sarebbe diventato leggendario, ma chi poteva ricordarlo da protagonista non c’è più: è morto a Cuba Alberto Granado, il compagno di Ernesto Guevara nel celebre viaggio in moto attraverso il quale i due amici, all’inizio degli anni Cinquanta, entrambi studenti universitari cominciarono, senza saperlo, la costruzione di un mito.
VIDEO “I diari della motocicletta”
Granado aveva 88 anni. Nato nel 1922 a Cordoba in Argentina, laureato in Farmacologia e Scienze naturali, viveva dal 1961 a Cuba dove aveva fondato la Scuola medica di Santiago. Abitava in una casa del quartiere Miramar, all’Avana, con la moglie Delia.
Gioviale, simpatico, alter ego dissacrante del Che, di Granado resta il ritratto cinematografico tracciato nel film I diari della motocicletta di Walter Salles (Oscar nel 2005), oltre che nel documentario In viaggio con il Che di Gianni Minà. Fu proprio Granado ad annotare nei diari i dettagli di una straordinaria avventura che diventò anche una solida amicizia. In sella a quella Norton del 1939 ribattezzata “La poderosa”. “Non mi ha mai dimenticato e io non ha dimenticato lui”, disse in un’intervista del 2005 alla Bbc.
Granado era stato spesso in Italia e aveva rilasciato numerose interviste. In cui ricordava volentieri l’avventura che cambiò le loro vite. “Prima volevamo conoscere tutto il mondo, dopo volevamo cambiarlo. Il Che – disse – è stato l’uomo di cui avremmo bisogno anche ora per creare un mondo migliore. Era molto esigente con se stesso. Il maggior difetto che aveva era quello di avere troppe virtù”.
Nessun commento:
Posta un commento